Sistema Musica - Maggio 2010 - page 20

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A
rcadi Volodos sembra avere tutte le caratteristiche per far alzare il sopracciglio al critico snob. È il
tipo di musicista che suona innanzitutto per piacere al pubblico, adattandosi a situazioni a volte molto
originali. Riuscite a immaginare, per esempio, un Arturo Benedetti Michelangeli che interpreti Debussy su
un barcone ormeggiato in un canale di Amsterdam, con gli spettatori assiepati lungo i parapetti o stipati in
decine di natanti di svariate fogge galleggianti tutto attorno? Oppure uno Sviatoslav Richter che suoni in
mezzo a un parco di Madrid, con la gente che acclama a ogni bis come alla corrida, sventolando bastoncini
scintillanti e soffiando nelle trombette come a una festa di compleanno? Tutte cose che Volodos ha fatto,
infischiandosene allegramente del bon ton e dei riti della sala da concerto. Per non parlare poi del gusto
kitsch
di certe trascrizioni virtuosistiche dello stesso Volodos, come la
Marcia turca
di Mozart, l’
Aragonese
di Bizet o la
Danza della fata confetto
di ¥ajkovskij. Siccome è un giocoliere, Volodos è capace di prende-
re per esempio un pezzo di Rachmaninov (sì, Rachmaninov!) per pianoforte a quattro mani e suonarlo da
solo, senza tagliare una nota.
Ma l’arguzia di questo Bertoldo, che mette a tacere tutti i critici appena siede al pianoforte, consiste in due
mani prodigiose, capaci di fare davvero qualunque cosa sulla tastiera. E pensare che è diventato un pianista
quasi per caso. Da giovane infatti Volodos aveva intenzione d’intraprendere la carriera di cantante, seguen-
do le orme dei genitori. Ma il talento sbalorditivo di questo ragazzone robusto era troppo ingombrante
per non essere notato, spingendo Volodos a dedicarsi anima e corpo allo strumento. Cosa non facile, del
resto, perché la maggior parte degli insegnanti riteneva che a sedici anni fosse troppo tardi per studiare sul
serio il pianoforte. Volodos però ha avuto la fortuna d’incontrare una donna intelligente e sensibile, Galina
Egiazarowa, docente al Conservatorio di Mosca, che ha creduto nelle sue eccezionali qualità e lo ha preso
nella sua classe.
Nel giro di pochi anni, grazie anche al sostegno di un produttore discografico come Thomas Frost (Sony
Classical), Volodos è entrato nel Pantheon dei pianisti d’oggi, senza aver partecipato nemmeno a un con-
corso. L’influenza di Frost, che aveva prodotto parecchi dischi di Horowitz, si è rivelata forse un’arma a
doppio taglio, perché per la stragrande maggioranza del pubblico Volodos rappresenta tuttora la reincar-
nazione del grande pianista russo. I due artisti si somigliano in effetti per il repertorio, per la tecnica tra-
scendentale, per la comunicativa immediata con il pubblico. Sono caratteristiche che la casa discografica
ha cercato di mettere forse un po’ troppo in evidenza nella prima parte della sua carriera, sperando di
prolungare il successo commerciale del suo vecchio eroe. Imitare Horowitz, tuttavia, rischiava di diventare
sterile e bisognava cercare di cambiar registro.
Negli ultimi anni, Volodos ha cominciato a interpretare anche un repertorio più riflessivo, come per esem-
pio le ultime Sonate di Schubert o i Concerti di Brahms, per presentare un’immagine artistica meno unila-
terale. Speriamo tuttavia che non voglia compiere una metamorfosi radicale, perché sarebbe un peccato
perdere per sempre il Volodos funambolico e divertente che trasforma la
Marcia nuziale
di Mendelssohn in
un luna-park luccicante o che improvvisa come un jazzista sulla
Kreisleriana
di Schumann.
di Oreste Bossini
Arcadi Volodos
Un abile giocoliere del pianoforte
mercoledì 19 maggio
ore 21 - turno blu
giovedì 20 maggio
ore 20.30 - turno rosso
Auditorium Rai
Arturo Toscanini
Orchestra Sinfonica
Nazionale della Rai
Juraj Valµuha
direttore
Arcadi Volodos
pianoforte
¥ajkovskij
Sinfonia n. 1 op. 13
(Sogni d’inverno)
Brahms
Concerto n. 2
per pianoforte
e orchestra op. 83
1...,10,11,12,13,14,15,16,17,18,19 21,22,23,24,25,26,27,28
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