Sistema Musica - Maggio 2010 - page 19

D
iego Matheuz è nato nel 1984 a Barquisimeto,
una delle più grandi città del Venezuela. Come nel
resto del paese, anche a Barquisimeto opera non solo
un Conservatorio ma anche un’orchestra giovanile
di livello, secondo il sistema di educazione musica-
le ideato da José Antonio Abreu trentacinque anni
fa e oggi preso a modello da tanti paesi emergenti
dell’America Latina. Matheuz, folgorato a nove anni
proprio da un concerto dell’orchestra giovanile del-
la sua città, decise che sarebbe diventato musicista
e, grazie al proprio talento e alle opportunità offerte
dal sistema governativo (conosciuto da tutti come “el
Sistema”) si è affermato dapprima come violinista e,
ultimamente, come direttore d’orchestra. Per questo
passaggio di campo, determinante è stato l’incontro
con Claudio Abbado che lo ha, per così dire, instra-
dato su questo cammino. Dopo averlo apprezzato
nella passata edizione di
MITO SettembreMusica
, in
cui sostituì alla testa dell’Orchestra di Santa Cecilia
un indisposto Antonio Pappano, il pubblico torine-
se potrà ritrovare il giovane venezuelano sul podio
dell’Orchestra Nazionale della Rai.
Maestro Matheuz, ci racconti del suo incontro con
Claudio Abbado.
«Era il 2003. Avevo diciotto anni e suonavo il violi-
no nelle file dell’Orchestra Giovanile del Venezue-
la “Simon Bolivar”. Eravamo in tournée a Siviglia
e durante una prova Claudio mi mise in mano la
sua bacchetta: “Forza”, mi disse. Sul leggio c’era la
Quarta
di ¥ajkovskij. Fu un’emozione indescrivibile
impugnare la bacchetta davanti a quello che è sem-
pre stato un mio modello. Dopo l’episodio di Siviglia
continuai a suonare il violino sino a quando nel 2005
Abreu, senza lasciarmi scelta, mi disse: “Da domani
inizi le lezioni di direzione d’orchestra”. Così oggi giro
il mondo in veste di direttore. Con Abbado si è creato
un rapporto di amicizia e ci sentiamo regolarmente.
Quando viene a Caracas, poi, ci vediamo sempre».
Prima di questa esperienza, però, lei era già circonda-
to da molta musica, in famiglia come nella sua città.
«Certo, mio papà suona il cuarto, la chitarra tradi-
zionale a quattro corde del nostro paese, e le mie
due sorelle sono una flautista e l’altra violinista. A
quindici anni lasciai Barquisimeto per Caracas che è
ora diventata la mia città. Per un giovane che voglia
intraprendere la carriera musicale il Sistema di Abreu
offre certamente ottime possibilità».
Si fa un gran parlare di questa organizzazione vene-
zuelana: qual è lo stato del Sistema a trentacinque
anni dalla sua fondazione?
«Direi che gode di un’ottima salute. Basta pensare
che sono coinvolti circa 400.000 giovani, una ci-
fra altissima. Finché ci sarà Abreu a guidare questo
progetto così ambizioso e coraggioso non ci saran-
no problemi. Per noi lui è un autentico riferimento.
Ovviamente il governo e i privati contribuiscono a
mantenerlo in vita con i loro finanziamenti».
Parliamo del programma del suo concerto torine-
se, un programma che presenta brani pensati per il
grande pubblico.
«Certo, un’idea è stata quella di offrire una prima
parte dedicata all’America Latina e una seconda
alla Russia, per indagare un repertorio più esotico
rispetto alla tradizione europea. Ma abbiamo scelto
brani di sicuro impatto sul pubblico, musiche scritte
da compositori che non avevano vezzi snobistici e
che avevano una visione pubblica e sociale della
musica. Il brano di Copland, per esempio, è vivacis-
simo, pieno di ritmi messicani. Anche il
Concerto
di Villa-Lobos sarà spettacolare grazie all’arpista,
Letizia Belmondo, che è per me una delle migliori
soliste al mondo».
Lei dirige molta musica russa; qual è
la sua relazione con il repertorio sin-
fonico di questo paese?
«Il mio amore per questa musica vie-
ne dal mio maestro Abreu che ne è
un vero e proprio appassionato. A
Torino ho diretto l’anno scorso la
Quinta
di ¥ajkovskij e ora presenterò
un’opera magistrale come la
Decima
di Šostakoviµ. In quest’opera io sen-
to tutta l’ambiguità del compositore,
quella sua condizione di voler dire e
non poter dire. C’è molta intensità nel
primo movimento, poi una calma ras-
segnata che diventa rabbia nel celebre
Scherzo
, ma alla fine nonostante tutto
c’è grande gioia e felicità».
intervista
Diego Matheuz
Dal Venezuela di Abreu
all’incontro con Abbado
di Alberto Bosco
giovedì 13 maggio
ore 20.30 - turno rosso
venerdì 14 maggio
ore 21 - turno blu
Auditorium Rai
Arturo Toscanini
Orchestra Sinfonica
Nazionale della Rai
Diego Matheuz
direttore
Letizia Belmondo
arpa
Copland
El Salón México
Villa-Lobos
Concerto per arpa
e orchestra
Šostakoviµ
Sinfonia n. 10 op. 93
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