Sistema Musica - Maggio 2010 - page 14

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Grigory Sokolov
Un artista mai banale
di Stefano Valanzuolo
ABBONARSI ALLA STAGIONE 2010-2011
Ai nostri abbonati verrà recapitata nei prossi-
mi giorni la newsletter che presenta il detta-
glio della prossima stagione e le informazioni
sul rinnovo.
Suggeriamo a chi vuole abbonarsi per la pri-
ma volta all’Unione Musicale di non perdere
un’occasione particolare e di presentarsi
mer-
coledì 26 maggio 2010
all’
Auditorium
del
Lingotto
dalle
ore 19
: riceverà un biglietto in
omaggio per assistere al concerto di
Grigory
Sokolov
(ore 21), potrà scegliere fra le tante
formule a disposizione e acquisire, per la sele-
zione dei posti, gli stessi diritti degli abbonati.
Chi ha tra i 31 e i 50 anni potrà sottoscrive-
re, con 90 euro, un
primo abbonamento
a 10
concerti.
Il prezzo dell’abbonamento base (serie
dispari
o
pari
, di 13 concerti ciascuna) è invariato ri-
spetto allo scorso anno (260 euro), come pure
quello della serie
didomenica
(9 concerti a
100 euro); la serie
l’altro suono
, con un con-
certo in più (8), mantiene il prezzo invariato
(100 euro).
Terminate le conferme e i rinnovi, partirà sa-
bato 25 settembre la vendita dei nuovi abbo-
namenti.
Per i giovani nati dal 1980 (cui sono riserva-
te condizioni particolarmente favorevoli), la
sottoscrizione inizierà invece mercoledì 29
settembre.
Informazioni:
tel. 011 566 98 11
D
irettori artistici e organizzatori sanno che con Grigory Sokolov qualche apprensione
può nascere prima del concerto, nell’attesa che il pianista di San Pietroburgo sciolga le ri-
serve sul programma da eseguire o sullo strumento da utilizzare. Ma dopo no, perché dopo
è sempre un successo.
Buio in sala, e un’unica lucina sulla tastiera; suona così Sokolov, un po’ come usava Richter.
Che, tuttavia, non fa parte dei suoi miti o, comunque, dei suoi interpreti di riferimento. «Tra
i pianisti che ho avuto la fortuna di ascoltare dal vivo − racconta − scelgo Emil Gilels. Se
devo dar credito ai dischi, invece, mi vengono in mente Rachmaninov, Gould, Sofronitsky,
Solomon e Lipatti».
Gilels, proprio lui, presiedeva la giuria che nel 1966 premiò il sedicenne Sokolov al Con-
corso «¥ajkovskij», aprendogli le porte di una carriera luminosa ma, almeno fino agli anni
Ottanta, sdoganata all’apprezzamento di una ristretta cerchia di cultori della materia.
La cura del dettaglio, in Sokolov, convive con un’energia assai contagiosa: ogni suo concer-
to aggira i rischi della banalità, configurandosi come occasione d’ascolto singolare. A tanto
contribuisce, certo, la scelta dei programmi, dove non di
rado fanno capolino, tra i capolavori dell’era classica e
romantica, pagine settecentesche rilette con straordina-
rio gusto per l’ornamentazione. La sua attenzione nei
confronti dello strumento è proverbiale: seleziona un
paio di grancoda e ne mette alla prova la meccanica
con prove continue, fino a un attimo prima di salire in
pedana. «Non esiste il pianoforte perfetto: ci sono sem-
pre problemi tecnici da risolvere. A volte mi sento chie-
dere: “Preferisce uno strumento morbido o brillante?”
Che è come dire: “Preferisce suonare senza braccia o
senza gambe?”».
Sokolov non fa mistero di provare scarso interesse per la
musica da camera, preferendo esibirsi da solista, in recital
o a fianco dell’orchestra. «Non è facile − spiega − trovare
un partner col quale si abbia davvero qualcosa in comu-
ne… meglio concentrarsi sul repertorio solistico: è tal-
mente sterminato che non si corre il rischio di annoiarsi».
Da solo, appunto, ha suonato nelle grandi sale di tutto il
mondo; e quando ha voluto concedersi il brivido sinfo-
nico, ha incrociato sulla propria strada Gergiev, Chung,
Pinnock, la New York Philharmonic, il Concertgebouw,
la Filarmonica della Scala e così via… Il meglio di sé lo
offre dal vivo, e non è un caso che rifugga dalle incisioni
in studio.
Non si sente un prodotto della scuola russa… «Non credo
neanche che esista una scuola russa», fa rilevare. «Sareb-
be come voler ammettere che Gilels e Sofronitsky abbia-
no qualcosa in comune: il che è falso. E con Gould, poi,
come la mettiamo? Esiste forse una scuola canadese?»
Ha idee chiare, Sokolov, e una straordinaria capacità di
metterle in pratica. In più, ha un carattere forte: si raccon-
ta che, poco più di un anno fa, abbia annullato un con-
certo a Londra per protestare contro chi, all’aeroporto,
gli richiedeva le impronte digitali come extracomunita-
rio. «Queste sono cose da Unione Sovietica», pare abbia
esclamato; e addio concerto.
mercoledì 26 maggio
Auditorium del Lingotto
ore 21
serie dispari, pari
Grigory Sokolov
pianoforte
Bach
Partita n. 2 BWV 826
Brahms
Fantasie
op. 116
Schumann
Sonata op. 14
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