Sistema Musica - Maggio 2010 - page 17

sistemamusica
teatroregiotorino
17
Un triplo cast
di specialisti
T
re titoli italiani in un mese: e ora, magari, qualcuno vi accuserà di strizzare un po’
troppo l’occhio al repertorio… «Se anche fosse, non ci offenderemmo», risponde il diret-
tore musicale del Regio, Gianandrea Noseda. E aggiunge: «Opere di questo tipo suscitano
sempre reazioni ambigue: se le programmi, ti guardano con sospetto e un certo snobismo;
ma se le lasci nel cassetto, qualcuno va subito in crisi di astinenza».
Il meccanismo dei tre allestimenti ravvicinati, in alternanza, è molto europeo…
«All’estero una programmazione di questo tipo sarebbe normale. È chiaro che non siamo
ancora nella logica stakanovista della Wiener Staatsoper o del Met, ma occorre riflettere
sulla spinta decisiva che i teatri d’opera possono fornire al turismo culturale nel nostro
paese, per adeguarsi. L’idea di una sequenza così fitta di allestimenti, e così popolare,
nasce dalla volontà di tenere aperto il Teatro il più a lungo possibile. A beneficio dei
turisti ma anche dei torinesi stessi, che possano sentire sempre il Regio come un luogo
cordiale e a portata di mano. Cancelliamo l’idea dell’evento mondano: ascoltare musica
dovrebbe essere naturale quanto mangiare, e la stagione di un teatro è un buffet cui
attingere in libertà».
Magari tornando all’antico: sessant’anni fa i cartelloni dei grandi teatri erano più gene-
rosi di oggi…
«All’epoca si puntava tutto sulla musica; le regie e le scene non erano ritenute fondamen-
tali e, dunque, spesso risultavano meno complesse, più interscambiabili; il che consenti-
va di alternare agilmente allestimenti diversi».
Fuori dall’Italia, lo dicevamo prima, questo capita ancora…
«Dipende dalle sovvenzioni: dove ci sono più fondi per pagare la mano d’opera tecni-
ca, strategie del genere diventano attuabili. Una vecchia questione, insomma».
Quantità e qualità non vanno sempre d’accordo… Qual è l’obiettivo
del Regio, oggi?
«La qualità delle produzioni non deve essere in discussione, ovviamente.
In un’ottica del genere, si può pensare di puntare su giovani cantanti o
di proporre artisti importanti che, su un periodo più concentrato di la-
voro, darebbero volentieri la propria disponibilità. Alzare il sipario
per almeno centocinquanta sere all’anno. È possibile, perché
abbiamo un teatro moderno e maestranze capaci. Sto
parlando di cose normali: non è normale, invece, che
un turista si fermi per quattro o cinque giorni in una
grande città italiana e rischi di non poter andare
all’opera».
Non siamo alla svolta populista, insomma…
«Evidentemente no. Nel progetto di un grande
teatro, il repertorio deve convivere costruttiva-
mente con la proposta più ricercata: dopo
Tancredi
,
Idomeneo
e
Peter Grimes
, ora
spaziamo in un altro ambito; non meno
nobile».
(s.v.)
Gianandrea Noseda
«Il repertorio deve
convivere con la proposta
più ricercata»
intervista
T
riple bill
, ovvero tre opere in un solo mese, tre
titoli di grande repertorio con tre cast di specialisti:
un maggio da
grande bouffe.
E la grande abbuffata
operistica del Regio comincia domenica 2 mag-
gio con
Il barbiere di Siviglia
: il simpatico Figaro
è interpretato dal baritono Roberto de Candia,
camaleontico interprete del repertorio buffo ma
attento anche a Puccini o Massenet (indimentica-
bile il suo Sancho nel
Don Chisciotte
). De Candia
ha vinto il «Belli» di Spoleto nel 1990 e da allora
ha cantato nei principali teatri, dalla Scala al Me-
tropolitan, dal
Rossini Opera Festival
di Pesaro al
Glyndebourne
. Il ruolo di Rosina è affidato a Ma-
rina Comparato, che in febbraio proprio a Torino
è stata applaudita come protagonista di
L’enfant
et les sortilèges
di Ravel con l’Orchestra Sinfonica
Nazionale della Rai. Da Mozart a Vivaldi a Pai-
siello, il mezzosoprano di Perugia ha lavorato con
James Conlon, Roberto Abbado e Zubin Mehta.
Antonino Siragusa (Almaviva) torna al Regio dopo
l’applaudito debutto come Argirio in
Tancredi
nel
novembre scorso. Rossiniano “doc”, canta sia il re-
pertorio buffo sia quello serio; per lui gli acuti non
sono un problema, come testimonia il suo Tonio
nella
Fille du Régiment
di Donizetti. Sul podio,
per
Barbiere,
c’è Alessandro Galoppini che al Re-
gio “gioca in casa” dal momento che è il direttore
dell’area artistica.
Elisir d’amore
(da domenica 9 maggio) è diretto
dal valenciano Roberto Forés Veses: ad aprile ha
debuttato con la Filarmonica di San Pietroburgo e
nel 2011 lo aspetta il Bol’šoj di Mosca per
Lakmè
.
Daniela Bruera è Adina: il soprano cagliaritano
ha cantato spesso a Berlino sotto la direzione
di Barenboim (Mozart). Accanto a lei il Nemori-
no del tenore Tomislav Mužek, specializzatosi in
ruoli mozartiani e pucciniani, che ha cantato alla
Staatsoper di Monaco, a Bayreuth, al Festival di
Stresa. Conosciutissimi e amatissimi dal pubblico
torinese, e non solo, sono i principali interpreti di
Bohème
(dal 21 maggio): Barbara Frittoli (Mimì)
ha cantato con Muti e Abbado, è stata applaudita
interprete mozartiana, verdiana e pucciniana e ha
debuttato con
Thaïs
nella scorsa stagione; il “ca-
liente” tenore argentino Marcelo Álvarez (Rodolfo),
applaudito dall’Opéra di Parigi al Metropolitan, tor-
na al Regio dopo la trionfale
Adriana Lecouvreur
;
Natale De Carolis (Schaunard) è apprezzato inter-
prete mozartiano, mentre Nicola Ulivieri (Colline)
è l’applaudito cantante-attore che è stato premiato
nel 2006 con il Premio «Abbiati» assegnato dall’As-
sociazione Nazionale dei Critici Musicali.
(s.f.)
1...,7,8,9,10,11,12,13,14,15,16 18,19,20,21,22,23,24,25,26,27,...28
Powered by FlippingBook