Sistema Musica - Maggio 2010 - page 25

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U
mberto Benedetti Michelangeli sale sul po-
dio dell’Orchestra Filarmonica di Torino forte del-
la sua lunga esperienza di riscoperta della musica
di Beethoven, che ha saputo riportare alla verve e
all’incisività originali.
Maestro, qual è la sua esperienza di interprete di
Beethoven con orchestre moderne, magari di orga-
nico cameristico?
«Io credo che il vero atteggiamento filologico sia
quello di adattarsi allo spirito di un tempo nel quale
si scriveva ed eseguiva musica nuova in continua-
zione, e le esecuzioni si adattavano alle più diverse
contingenze. Basti pensare che l’organico massimo
utilizzato da Mozart non superò i quaranta violini e
che la prima di
Don Giovanni
a Praga fu fatta con tre
primi e tre secondi. Lo spirito d’adattamento e la dut-
tilità sono la prima cosa. Bisogna realizzare le idee
musicali con i mezzi che si hanno a disposizione,
esattamente come si faceva allora. Lo stesso concetto
di potenza, di forza, non è necessariamente legato
alla quantità, ma
piuttosto al modo
di eseguire la mu-
sica».
La
Seconda sinfo-
nia
di Beethoven
è un’opera di svol-
ta, che esce dai
parametri hayd-
niani e punta già
verso la moderni-
tà dell’
Eroica
?
«L’
Eroica
è come
l’esplosione di una
supernova e in
questo senso non
è veramente anti-
cipata da nulla. Io
penso che con la
Seconda
venga su-
perato un valico.
Questa partitura
è già Beethoven
a tutto tondo, ma
vedo una rela-
zione più diretta
con la
Settima sinfonia
: per la valenza di
danza palese in tutti i movimenti, per la
portata espressiva, per il lessico musicale
che certamente nella
Settima
è ancora
più ricco, ma che la
Seconda
anticipa in
modo inequivocabile».
Dora Schwarzberg racconta invece che
posto occupi il
Concerto
di Beethoven
nel repertorio violinistico.
«La cosa più incredibile di Beethoven
è che la sua musica va sempre oltre
il suono degli strumenti per i quali è
scritta. Non sono pianista, ma credo di
poter dire che questo accade anche con il pianofor-
te: le idee e lo spirito espressi sono incredibilmente
grandi, anche astratti, pur essendo allo stesso tempo
molto personali. La sua musica non è sempre “bella”
in senso stretto. Basti pensare agli ultimi Quartetti,
che prescindono dalla bellezza delle melodie per
concentrarsi completamente sul messaggio da co-
municare. Il
Concerto per violino
poi è più difficile
di quanto si pensi, proprio perché è estremamente
semplice. Con un linguaggio quasi modesto Beetho-
ven ci parla delle cose più importanti. L’esecuzione
non è assolutamente facile: la pagina è costruita su
armonie e tonalità purissime e bisogna suonarla con
un’intonazione altrettanto pura».
Cosa rappresenta questo Concerto nel suo reperto-
rio, che è molto ampio e spazia dalla sonata baroc-
ca al tango argentino?
«È come l’acqua. Non posso vivere senza acqua.
Posso bere succo d’arancia o anche vodka, ma sen-
za acqua non posso stare. L’ho suonato per la prima
volta a trentun’anni, perché non lo si può affrontare
troppo presto. Lo possono affrontare anche violini-
sti molto giovani. Ma saper leggere non vuol dire
poter leggere Proust».
Lei dedica molto tempo all’insegnamento. Che
cosa significa per lei insegnare?
«Spero di essere compresa: io non amo insegnare.
Amo imparare. E quando insegno in realtà imparo,
apprendo. Tant’è che non ricordo gli esami o i con-
corsi dei miei allievi, ma le lezioni. La musica per
me è la più alta strada che si possa percorrere nella
vita ed è questo che voglio comunicare».
intervista
Benedetti Michelangeli
e Dora Schwarzberg
Alla ricerca del puro Beethoven
di Paolo Cairoli
domenica 9 maggio
Conservatorio
ore 17
prova
generale
martedì 11 maggio
Conservatorio
ore 21
Orchestra Filarmonica
di Torino
Umberto Benedetti
Michelangeli
direttore
Dora Schwarzberg
violino
PURO BEETHOVEN
Beethoven
Concerto per violino
e orchestra op. 61
Sinfonia n. 2
op. 36
Gli Archi Oft in tour
Gli Archi dell’Oft, le cui
esibizioni sono sostenute
dalla Fondazione Crt e dalla
Fondazione «Giovanni
Goria», stanno registrando
un crescente successo.
Nel 2010 – guidati da
Sergio Lamberto – hanno
suonato e suoneranno, oltre
che a Torino, in numerosi
centri italiani, tra i quali
Napoli, Venezia, Trieste,
Ferrara, Bari, Bergamo,
Campobasso, L’Aquila,
La Spezia, Pescara,
Pinerolo, Salò, Viterbo,
Monforte d’Alba, Venaria
Reale, Sulmona, Savona,
Messina e in Svizzera.
Un totale di quarantaquattro
concerti, insieme a solisti
come Anna Kravtchenko,
Giampaolo Pretto, Chloë
Hanslip, Letizia Moreno,
Liza Ferschtman, Michaela
Martin, David Geringas,
Isabelle van Keulen, Robert
Cohen, Filipp Kopachevsky,
Filippo Gamba, Emanuele
Arciuli, Enrico Bronzi.
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