Sistema Musica - Dicembre 2014 - page 17

Don Chisciotte
,
un balletto globalizzato
P
er i teatri che come il Regio torinese ospitano il Ballet de Cuba, il
Don Chisciotte
firmato Alicia
Alonso, che brilla di appassionati colori ibero-latini, è quasi d’obbligo.
Ma va ricordato che
Don Chisciotte
, o meglio la storia di Basilio e Kitri – gli innamorati “poveri ma
belli” malgrado il papà di lei che vorrebbe maritarla a un riccone sciocco – sebbene si presenti come
un balletto spagnolo (richiamandosi alla trama del romanzo di Miguel de Cervantes) in realtà è russo-
francese, per via del segno lasciato dalla versione originaria del marsigliese Marius Petipa. Petipa, il
maggior artefice del balletto zarista di due secoli fa, nominato
maître de ballet
dei teatri pietroburghesi
nel 1862, prima di stabilirsi al servizio del sovrano delle Sante Russie aveva trascorso tre anni in
Spagna, dal 1845 al 1848, rimanendo affascinato dalle feste popolari, dalle serenate notturne con le
chitarre e imparando le danze classiche del folklore iberico.
C’è da dire però che la musica del
Don Chisciotte
è polacco-viennese, di Ludwig – o Léon – Minkus,
il quale peraltro aveva nazionalità anche russa, dopo essere approdato in quello sterminato paese
nel 1853, sotto invito del principe Jusupov, per diventare poi ispettore musicale dei Teatri Imperiali
russi dal 1861. Minkus collaborò quindi con Petipa, viste le sue doti di ottimo fornitore di partiture
perfettamente adatte ai virtuosismi ballettistici, oltre che per
Don Chisciotte
anche per
La Bayadère
e
Paquita
.
Don Chisciotte
è dunque un balletto globalizzato
ante litteram
ed è migrato il secolo scorso a
Cuba, perfettamente a suo agio.
Ed ecco che la spigliata e pirotecnica versione cubana di
Don Chisciotte
vibra
di un brio e di ritmi autenticamente latino-caraibici, nella stesura infallibile
datata 1988 di Alicia Alonso che peraltro, come allieva di Mikhail Mordkin
(formatosi al Bol’šoj, danzatore di spicco nei Ballets Russes di Sergej
Diaghilev e già interprete del
Don Chisciotte
di Gorskij a Mosca) si
inserisce comunque anche nella tradizione russa del balletto. Fuoco e
dinamismo, allegria e leggerezza: Kitri e Basilio, toreri e
bailaoras
, sono
cubanamente irresistibili.
(e.g.v.)
anima di un festival biennale che convoglia nella capitale
dell’isola, La Habana, e nel suo Teatro García Lorca, i divi
del balletto latino, ibero-americano e mondiale. Dal 1948
– quando nacque con il nome di Ballet Alicia Alonso – a
oggi – come Ballet Nacional de Cuba – sempre sotto la gui-
da dell’ultranovantenne stella ormai da decenni priva della
vista, la “creatura” di questa divina delle punte porta in giro
per il mondo il miglior prodotto degli investimenti sulla cul-
tura del governo cubano.
Amata da coreografi come il grandissimo George Balanchine,
che creò per lei
Theme and Variations
, Alicia Alonso si è
formata soprattutto a New York, con un maestro italiano
come Enrico Zanfretta e con didatti russi emigrati negli USA.
Non sono stati dunque gli alleati russi di Castro a fondare
il metodo che sforna continuamente super-ballerini; un
marchio che si riscontra ovunque il Balletto di Cuba metta
in scena i frutti della “formula Alonso”: equilibri sicurissimi,
grazia e determinazione nelle donne e salti e giri prodigiosi
negli uomini. Questo mix di elementi italo-russo-americani,
incarnato e trasmesso dalla leggendariaAlicia e dal suo staff di
docenti, ha prodotto una maniera tecnico-espressiva unica e
speciale di indossare la danza accademica, immediatamente
riconoscibile: pura gioia di ballare per regalare al pubblico
altrettanta felicità.
(e.g.v.)
© Nancy Reyes
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