Sistema Musica - Maggio 2012 - page 16

I
l rischio è quello di limitarsi a
«Casta diva»
, di
considerare
Norma
solo come quell’opera dove c’è
quell’aria tanto famosa e difficile che fa paura a tut-
ti i soprani. È vero che se dici
Norma
, parlando con
uno spettatore in qualsiasi foyer di un teatro d’opera
la prima risposta è
«Casta diva»
e la seconda è «Maria
Callas!» Ma sarebbe un grave torto nei confronti di Bel-
lini limitarsi a considerare la sua opera come semplice
contenitore dell’aria per antonomasia del repertorio ro-
mantico, della pagina operistica saccheggiata da film e
spot pubblicitari.
Alle radici di Norma c’è sicuramente Medea, la maga
della Colchide abbandonata dall’amante Giasone per
un’altra donna che uccide i due figli (ma tante sono
le Medee classiche e musicali, da Euripide a Seneca a
Corneille, da Mayr a Cherubini).
Norma non è maga, ma druidessa di Irminsul, nella
Gallia che i Romani stanno conquistando (sì, è la stessa
Gallia che nel 1959 Goscinny e Uderzo racconteran-
no nei fumetti di Asterix con tanto di druido Panoramix
che raccoglie il vischio col falcetto d’oro…).
L’ispirazione diretta per il librettista Felice Romani è
la tragedia di Alexandre Soumet
Norma ou L’Infantici-
de
che aveva debuttato con grande successo a Parigi
nell’aprile 1831. Ma nell’opera di Bellini Norma non
ucciderà i due figli avuti da Pollione. L’altro tema è
quello della vestale che infrange i suoi voti per amore
(ne
Les Martyrs
di Chateaubriand il proconsole roma-
no Eudore si innamora della sacerdotessaVelléda, ed è
così anche nella
Vestale
di Spontini); qui le sacerdotes-
se sono due, Norma e Adalgisa, entrambe innamorate
dello stesso uomo, Pollione, il proconsole romano.
Irmensaule, vuole la leggenda, è la colonna di Irminio,
un tronco di quercia da adorare, ma Irminio si può
chiamare Arminio, o Odino oWotan che dir si voglia e
a Wagner l’opera (e non per merito di Wotan) piacque
tantissimo: «Tra tutte le opere di Bellini,
Norma
è quella
che alla più doviziosa linea melodica unisce, con pro-
fondo senso realistico, la passione più intima».
L’opera debuttò alla Scala il 26 dicembre 1831 con
Giuditta Pasta nel ruolo della protagonista. Bellini su-
bito dopo scrive a un amico: «Fiasco, fiasco, solenne
fiasco!», ma forse ha un po’ esagerato; certo non fu un
trionfo e molte perplessità destarono i due finali d’atto,
un terzetto che chiude il primo (e non il tradizionale
concertato) e una pagina d’assieme che chiude l’opera
e non la consueta scena di pazzia e virtuosismo affidata
alla primadonna. Ma in quella sola stagione alla Scala
ebbe trentaquattro rappresentazioni e da lì iniziò un
cammino di successi.
Il primo atto si chiude con un vero e proprio
coup de
théâtre
, con la capacità di Bellini e Romani di creare un
effetto
suspence
: Adalgisa confessa a Norma di ama-
re un giovane e di essere schiacciata dal rimorso, ma
quell’amore nato nel bosco sacro non può non essere
perdonato da Norma. In quel racconto rivive il suo pas-
sato d’amore (
«O rimembranza! Io fui così sedotta!»
,
«L’incanto suo fu il mio»
) e quindi è pronta a perdona-
re, a sciogliere i voti, a lasciarla sposare quel giovane,
convinta che sia un giovane nato in Gallia. Ed ecco la
sorpresa: Adalgisa dice che è un romano, e appare Pol-
lione.
«Costui, costui dicesti?»
, reagisce Norma! E noi
spettatori lì, trascinati dal ritmo incalzante di quel ter-
zetto, vorremmo proteggere Adalgisa, consolare Nor-
ma, condannare il vile fedifrago. Altro che tradizione
del concertato: Bellini e Romani scardinano qualsiasi
aspettativa e ci fanno palpitare con i loro personaggi!
E il finale poi: Norma sceglie di andare sul rogo rea
di aver infranto i sacri voti e Pollione, che schiere di
spettatrici avrebbero fulminato in un sol colpo, decide
di morire con lei.
«Moriamo insieme, ah! Sì moriamo:
l’estremo accento sarà ch’io ti amo»
canta il traditore
perdonato.
«Raramente il compimento tragico della catastrofe, che
porta con sé la rassegnazione e l’innalzamento spiri-
tuale dei protagonisti, è stato motivato in modo così
puro ed espresso in modo altrettanto chiaro»: parola di
Schopenhauer.
Norma
: il perfetto
compimento della catastrofe
di Susanna Franchi
INCONTRI
CON L’OPERA
Piccolo Regio Puccini
ore 17.30
mercoledì 2 maggio
Norma
a cura di
Elvio Giudici
ingresso libero
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