Sistema Musica - Giugno-Luglio 2012 - page 11

D
efinire Odessa la “Napoli ebraica
del meridione russo” può forse aiutar-
ci a immaginare il volto di questa città
complessa e oscuramente suggestiva,
che balzerà agli occhi e alle orecchie
degli ascoltatori attraverso lo spettaco-
lo che Moni Ovadia presenta a
MITO
SettembreMusica
:
AdessO Odessa. La
città schifosa.
Il titolo prende le mosse
da un testo contenuto nella raccolta
Racconti di Odessa,
dello scrittore
ebreo odessita Isaac Babel, e ci
mette subito nel
mood
giusto per
assaporare il mondo picaresco e
malavitoso di una città dei primi
del Novecento popolata da ban-
diti, tagliagole, gigolò e donne
perdute, che si dedicano notte e
giorno all’alcol e al gioco ma che
riesce a trovare anche nel fango
un’irresistibile vena di
humour yid-
dish
. Ovadia condividerà la scena
con il violinista Pavel Vernikov, de-
finito dalla critica «un archetto spre-
giudicato, un equilibrista dei suoni,
un teatrante delle corde».
Un vero salto nel misticismo è, al
contrario, il concerto di Jordi Savall,
dedicato a
Le ultime sette parole
di Cristo sulla croce
di Haydn, che
il musicista austriaco considerava
una delle sue migliori composizio-
ni. Commissionata da un canonico
di Cadice nel 1786, questa musica
doveva accompagnare la particolare
funzione del venerdì santo. Così la
descrive Haydn stesso: «Nella catte-
drale di Cadice […] i muri, le fine-
stre, i pilastri erano ricoperti di drap-
pi neri e solo una grande lampada
che pendeva dal centro del soffitto
rompeva quella solenne oscurità.
A mezzogiorno le porte venivano
chiuse e aveva inizio la cerimonia.
Dopo una breve funzione il vescovo saliva sul pulpito e pronunciava la
prima delle sette parole (o frasi) tenendo un discorso su di essa. Dopo
di che scendeva dal pulpito e si prosternava davanti all’altare. Questo
intervallo di tempo era riempito dalla musica. Allo stesso modo il ve-
scovo pronunciava poi la seconda parola, poi la terza e così via, e la
musica seguiva al termine di ogni discorso».
(d.g.)
I
n questi anni difficili e ricchi di sfide, non possiamo perdere
il contatto con la realtà né smarrire la consapevolezza di quanto
l’arte possa offrire risposte alla paura del futuro. Per esempio, riven-
dicando la ricerca della bellezza come elemento di speranza (come
Torinodanza
fece nel 2010), o decidendo di fare spazio ai maestri,
intesi come “bussole” da offrire al pubblico (nel 2011).
In questo 2012 proviamo ad alzare lo sguardo, ricordandoci che
le nostre scelte di oggi incidono sull’avvenire di artisti e spettatori.
Perciò, ecco un festival complementare rispetto a quelli recenti, de-
dicato allo spettatore curioso, quello che non attende solo il ritorno
di Decouflé o dei Ballets C de la B, ma che vuole anche scoprire
novità, ed essere aggiornato sulla continua ibridazione dei linguaggi
che caratterizza la scena continentale. Un’edizione dedicata anche
a quegli artisti più giovani e vivaci, o provenienti da mondi lontani,
che rischiano – come tutti i giovani – di essere schiacciati dalla crisi
nonostante le loro qualità. Questa progettazione prende corpo nel
focus principale, titolato
Sguardi distanti
, ed è il
fil rouge
dell’intera
rassegna.
Complementare a quest’apertura artistica, vi è un’apertura altrettan-
to netta verso nuove fasce di pubblico, da invitare e coinvolgere
pensando proprio al futuro. Anzi, al
Domani
, come s’intitola il Fo-
cus dedicato alla danza per giovani spettatori, con giovani danzatori
protagonisti.
Con l’inaugurazione,
Torinodanza
ci ricorda poi la sua fedeltà ai
partner più importanti:
Panorama
(dal 12 al 14 settembre) è un “best
of” di Philippe Decouflé, con estratti dai capolavori della sua car-
riera. Da non perdere. Poi il viaggio comincia, e in
Miti
, il tradi-
zionale Focus inaugurale, troviamo una compagnia di New York,
Cedar Lake, con due differenti programmi (18 e 20 settembre), che
mettono in fila quattro diversi coreografi: un marocchino trapiantato
in Belgio, Sidi Larbi Cherkaoui, la canadese Crystal Pite, lo svedese
Alexander Ekman e l’israeliano Hofesh Shechter, attivo a Londra. Il
mondo di oggi, e l’arte che lo rappresenta.
Gigi Cristoforetti
direttore artistico
Odessa con
Ovadia, Haydn
con Savall
lunedì 10 settembre
Conservatorio
ore 18.30
Incontro con
Moni Ovadia
e
Pavel Vernikov
ore 21
Moni Ovadia
attore
Pavel Vernikov
,
Svetlana Makarova
violini
Pavel Kachnov
pianoforte
mercoledì 19 settembre
Conservatorio - ore 21
Le Concert Des Nations
Jordi Savall
direttore
Massimo Popolizio
voce recitante
Torinodanza 2012
Un festival per lo
spettatore curioso
Jordi Savall
Moni Ovadia
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