S
ono molti i punti inter-
rogativi tuttora irrisolti che
s’affollano sul penultimo
melodramma di Claudio
Monteverdi. Venezia, car-
nevale 1640. Da tre anni
la Serenissima ha aperto
le porte a un nuovo tipo
di spettacolo fino ad allora
ospite senza fissa dimora
in Firenze, Roma e varie
città padane: il melodram-
ma, che aveva esordito nel
1637 al Teatro San Cas-
siano con l’
Andromeda
di
Ferrari-Manelli. Il nuovo
genere piacque subito ai
veneziani. Monteverdi non
rimase indifferente alla nuova moda. Anche perché i suoi
migliori allievi, come Francesco Cavalli, e i cantori della
sua cappella ducale cominciavano a essere risucchiati nel
vorticoso
business
del teatro d’opera impresariale.
La prima mossa dell’oramai settantenne maestro di cappel-
la di San Marco fu riesumare un antico e celebre lavoro,
L’Arianna
del 1608, ripresa per l’inaugurazione del teatro
San Mosè nel 1640. Contemporaneamente, per la mede-
sima stagione, cedette alle lusinghe del nobile Giacomo
Badoaro, che gli sottopose un nuovo libretto tratto dai libri
XIII-XXIII dell’
Odissea
. Messo in scena nel Teatro dei Santis-
simi Giovanni e Paolo sempre nel 1640,
Il ritorno di Ulisse
in patria
ebbe grande successo. Fu rappresentato a Bologna
al Teatro Guastavillani e poi ancora a Venezia, per poi spa-
rire fino alla fine dell’Ottocento, allorché venne rinvenuto
alla Nationalbibliothek di Vienna uno spartito con le sole
parti cantate e il basso continuo, senza alcuna indicazione
per la strumentazione. Alcuni musicologi e interpreti (tra
cui Alan Curtis e Nikolaus Harnoncourt) hanno provato a
reintegrare l’originale partitura di un melodramma davvero
straordinario per il virtuosismo vocale, per l’intensità emo-
tiva e il
pathos
drammatico dei recitativi, per la varietà di
forme musicali, per la modernità “proto-wagneriana” della
struttura del discorso musicale.
L
o spazio della musica è finito, ma illimitato. A dimostrarlo ecco l’alter-
narsi di alcuni tra i principali lavori di due compositori, Luis de Pablo e Kaija
Saariaho, che, pur protagonisti entrambi della scena musicale dei nostri giorni,
sembrano proprio porsi agli estremi opposti dell’universo sonoro. D’altron-
de, appartengono a generazioni diverse (classe 1930 de Pablo, nata nel 1952
Kaija Saariaho), vengono da terre non solo lontane ma storicamente distanti,
come i Paesi Baschi e la Finlandia, e il loro approccio alla musica non trova
elementi stilistici, tecnici o espressivi che possano in qualche modo costitui-
re un punto di contatto. Ecco, potremmo
affermare serenamente che la differenza –
nella complessa articolazione che la defi-
nisce quando viene declinata nel contesto
delle arti – è l’elemento di maggior fasci-
no di questi concerti a loro dedicati. Kaija
Saariaho – di solida formazione finlandese
prima ancora che di frequentazioni parigi-
ne, con tanto di fascinazione spettralista –,
si staglia in un panorama, quello appunto
della musica nordeuropea, particolarmente
ricco e molto vivace. Un contesto, quello,
privo delle connotazioni ideologiche che
invece condizionarono la formazione dei
compositori anche della generazione dei
de Pablo. Tant’è che dell’esperienza spettra-
lista troviamo solo qualche traccia nei la-
vori recenti della compositrice finlandese,
mentre degli anni a Darmstadt – de Pablo
vi arrivò nel 1959 – c’è ben più che una
eco nelle sue opere. Galassie, dunque, vi-
sta la vastità e la varietà delle loro rispettive
produzioni, che partecipano del medesimo
universo – la nostra contemporaneità – ma
che si collocano in punti distanti del nostro
cosmo sonoro.
Agli estremi opposti
della
contemporaneità
giovedì 6 settembre
Auditorium Rai - ore 21
Filarmonica ’900
del Teatro Regio
José Ramón Encinar
direttore
János Bándi
tenore
Frédérique Cambreling
arpa
venerdì 7 settembre
Piccolo Regio - ore 17
London Sinfonietta
David Atherton
direttore
Katalin Károlyi
mezzosoprano
Tim Gill
violoncello
sabato 8 settembre
Auditorium Rai - ore 21
Orchestra Sinfonica
Nazionale della Rai
Daniel Kawka
direttore
Francesco D’Orazio
violino
Il ritorno di Ulisse
in patria
Un mito ricreato
dalla musica
di Monteverdi
di Angelo Chiarle
martedì 18 settembre
Teatro Regio
ore 18.30
Incontro con
Rinaldo Alessandrini
ore 21
Concerto italiano
Rinaldo Alessandrini
direttore e clavicembalo
Furio Zanasi
baritono (Ulisse)
Sara Mingardo
contralto (Penelope)
Monteverdi
Il ritorno di Ulisse in patria
di Fabrizio Festa
sistemamusica
mitosettembremusica
9