L
’ormai quindicennale esperienza dell’ensemble di percussioni Tetraktis, coniugata con il talento di Alessandro
Carbonare, per un progetto fuori dal comune. Clarinetto e percussioni hanno, insieme, una loro storia, ma che non
ha avuto luogo sotto i riflettori dei teatri, né nelle sale da concerto. Di questa storia “altra” se ne conservano ampie
tracce nel programma che presentano al pubblico dell’Unione Musicale. Cominciamo dalla fine con un brano
di Kovacs, omaggio all’argentino Giora Feidman, il re del
klezmer
, musica nella quale il clarinetto è protagonista
ma in un contesto fortemente percussivo. Risalendo ancora un tributo: si cambia scena ed ecco apparire quel
Frank Zappa che, dal
progressive
degli anni Settanta (del secolo scorso), un po’ alla volta e soprattutto postumo ha
cominciato a trovare posto sui leggii di chi suona “classica”. Ancora più su troviamo Thelonius Monk, che del
be-
bop
è stato il più originale interprete e la cui arte resta uno dei capisaldi della storia della musica del Novecento.
Insomma, alla storia “altra” molto attingono Tetraktis e Carbonare, facendoci intuire peraltro che l’intreccio con il
mondo della musica classica è dietro l’angolo: Reich, Cage e Sollima ne sono, ciascuno a proprio modo, l’esempio
e lo stesso Stravinskij, rammentiamolo, mai disdegnò di guardarsi intorno.
Proseguendo nello scoprire trame e risvolti, ecco che Domenico Nordio e Andrea Bacchetti (musicisti sempre
molto attenti nel combinare suggestioni artistiche inusuali) nella seconda parte del loro concerto alla Fondazione
Ferrero di Alba ci offrono ulteriori spunti e nuove suggestioni. Dal
klezmer
alla musica tzigana il passo non è così
lungo: Ravel sceglie la forma della rapsodia, dell’antichissima idea del cucire le storie che poi i
cantastorie portano di piazza in piazza; Szimanowsky gioca con la danza, e costruisce una
sua scena “drammatica” attraverso l’evocazione notturna di una tarantella; mentre il
Nottur-
no
di Copland è metropolitano per definizione: siamo nella sua Manhattan, descritta tra
echi jazzistici e una singolare nostalgia. Dunque, anche in questi tre pezzi troviamo un
evidente riferimento a un “altrove” musicale e non solo. Emerge chiaro come il No-
vecento sonoro senta la necessità della narrazione come più stringente dell’obbligo
a rispettare la forma. Eppure, già Schumann è consapevole del fatto che la realtà va
“romantizzata”, secondo la nota formula di Novalis, e che la forma (pur per lungo
tempo ancora evocata dai nomi, come l’aulico sonata) non reggerà per molto a
quell’impatto.
Ne è dimostrazione l’opera di pianista e di compositore di Franz Liszt. Chi meglio
di lui rappresenta la transizione dal mondo classico e ben proporzionato, che
si era andato formando sotto un cielo armonico di sfere risonanti, a una realtà
contraddittoria, dominata da diadi antitetiche e irrisolvibili, dove l’individuo è
sì al centro, ma di una tempesta, di un tornado. È nell’occhio del ciclone. La
calma è non solo transitoria, ma sostanzialmente apparente. L’artista frequenta
il diabolico, nel senso letterale del termine però: frequenta la divisione, la
scissione, la frammentazione. Non vuole (o non riesce più a trovare) il
punto di mediazione, a tendere un’unica corda tra gli estremi. Così da
viaggiatore si trasforma in pellegrino, da esploratore si muta in vian-
dante solitario: Ulisse scompare e per le strade del mondo corre l’e-
breo errante, quell’Assuero che ispirò il più listziano dei romantici,
Richard Wagner. Colpa, peccato, peccatore, redenzione, in una
parola: solitudine. L’uomo solo davanti all’immensità, l’uomo
solo perso tra stupore e paura dinanzi alla natura. L’uomo che
Mahler non si limita a cantare: lo interpreta, lo pone al centro
di una riflessione filosofica che sta tutta, non a caso, nell’in-
trecciarsi delle note sul pentagramma e nei testi affidati alla
voce. Per questo occorrono interpreti speciali per sensi-
bilità e preparazione, interpreti che, come il soprano
Melanie Diener e il pianista Louis Lortie, a questo
repertorio si dedicano con inesausta passione.
mercoledì 6 aprile
Conservatorio
ore 21
serie dispari
Tetraktis Percussioni
Alessandro Carbonare
clarinetti
Musiche di Reich,
Stravinskij, Monk, Cage,
Pasculli, Sollima,
Zappa-Noci, Kovacs
guida
all
’
ascolto
martedì 5 aprile
Teatro Vittoria
ore 18.30
Presentazione a cura
degli interpreti
domenica 10 aprile
Alba - Auditorium
Fondazione Ferrero
ore 16.30
serie didomenica
Domenico Nordio
violino
Andrea Bacchetti
pianoforte
Musiche di Mendelssohn,
Schumann, Beethoven,
Copland, Szimanowsky,
Ravel
mercoledì 13 aprile
Conservatorio
ore 21
serie pari
Melanie Diener
soprano
Louis Lortie
pianoforte
Musiche di Liszt, Mahler
Tetraktis e Carbonare
Nordio e Bacchetti
Diener e Lortie
di Fabrizio Festa
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