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S
emyon Bychkov non ama parlare dei propri
progetti prima che vadano in scena. Così aggira, in
modo cortese, ogni domanda relativa al
Tannhäuser
in programma al Regio. Su Wagner, però, si soffer-
ma volentieri, rivelando, oltre a una predilezione
già testimoniata da varie performance, un angolo
visuale originale e filosofico…
«Wagner – dice – è l’autore più vicino al Buddismo
che io conosca. Nelle sue opere non è dato coglie-
re un punto di partenza netto, né una fine inequi-
vocabile. Le sue storie, cioè, sembra si rinnovino
all’infinito: in questo senso il ricorso al
Leitmotiv
è
assai sintomatico. Non è un caso che tra i progetti
wagneriani incompiuti ci fosse un’opera sul Budda.
E chi è Parsifal, in fondo, se non una sorta di Budda
cristiano? Amo di Wagner l’antimaterialismo risolto,
sul versante musicale, in forme affascinanti».
Il suo primo, e finora unico, disco wagneriano
(
Lohengrin
) è recentissimo. Perché tanta attesa?
«Non credo che esista un’età giusta per leggere
questo o quell’autore. Ciò che conta è il desiderio
di esprimere qualcosa. Le idee, in noi interpreti,
maturano gradatamente; ma, una volta compiute,
nulla più può trattenerle. Ho diretto per la prima
volta l’
Eroica
a diciotto anni, e il
Deutsche Requiem
di Brahms, invece, due mesi fa. Eppure ho sempre
adorato la musica di Brahms, solo che i tempi, evi-
dentemente, non erano maturi».
Ora che cosa vorrebbe dirigere?
«Beh, la lista non è breve… Diciamo che in que-
sta fase della mia carriera mi piacerebbe affrontare
un certo repertorio sacro. Mi attira la spiritualità di
Bach, della
Matthäuspassion
e della
Johannespas-
sion
. E mi affascina, sotto il profilo tecnico e intel-
lettuale, il Beethoven della
Missa Solemnis
. Ma ci
sono anche pagine apparentemente più semplici
che ancora mi sfuggono: pensi che di Schumann ho
diretto fino a oggi solo due sinfonie…»
Parliamo di musica italiana…
«Mi piace molto, naturalmente. Mi piace soprattutto
il rapporto che i vostri autori hanno saputo svilup-
pare con l’elemento vocale. A cominciare da Pale-
strina, che considero un genio. Lavorare in Italia mi
è servito ad approfondire il
feeling c
on l’opera, e
quindi a far correre la fantasia oltre la nota scritta».
Più in generale, l’Italia le sta a cuore…
«Trovo interessante lo stile di vita italiano, che si
riflette ad esempio nel modo di suonare delle vostre
orchestre: il rapporto con la musica, spesso, è visce-
rale. Ho incontrato in Italia musicisti tecnicamente
preparatissimi e spesso molto colti; tuttavia quello
che colpisce al primo impatto è soprattutto la forza
emotiva delle interpretazioni».
Che cosa pensa dei compositori di oggi? Li trova
più o meno innovativi di quelli che crearono l’avan-
guardia?
«Secondo me la capacità di essere innovativi fa par-
te della natura umana. Non si può pensare di vivere
la realtà quotidiana e guardare al passato. Non cre-
do nei nostalgici, negli autori retrò. E ritengo che chi
faccia il mio mestiere abbia il dovere di far ascoltare
le opere di oggi, badando esclusivamente alla quali-
tà del prodotto. La musica contemporanea offre a un
direttore d’orchestra la
chance
di potersi confrontare
con l’autore, cogliendone l’intento e collaborando,
in qualche modo, alla realizzazione del pezzo. Per
l’interprete è un’esperienza entusiasmante».
Le piace la parola contaminazione?
«Ogni compositore, così come l’attore o lo scritto-
re, sceglie e sviluppa uno stile personale che sarà il
più adatto a esprimere il proprio messaggio, a dare
forma alla sostanza. La sostanza, appunto, è quella
che conta. La composizione, cioè, vale per quanto
riesce a trasmettere, indipendentemente dalla forma
presa in considerazione. La musica è democrazia,
c’è spazio anche per chi voglia contaminare. Pur-
ché sia bravo».
Non è un gran momento per la cultura, in tutto il
mondo…
«L’impressione è che si pecchi di miopia, consi-
derando ad esempio la musica un lusso e non un
fattore obbligato di crescita culturale. Il disagio, a
mio avviso, non dipende semplicemente dalla cri-
si economica che attraversiamo, ma dal fatto che
il materialismo prevalga in modo sempre più pre-
potente sulla spiritualità. Ci vorrebbe più Wagner,
forse…»
sistema
musica
teatroregiotorino
di Stefano Valanzuolo
Semyon Bychkov
«In Wagner le storie
sono infinite»
intervista
100° Anniversario
della Festa della Donna
lunedì
8
marzo
Piccolo Regio Puccini
ore 20.30
Giuliana Lojodice
in
clara schumann
di
Valeria Moretti
Angela Annese
pianoforte
Una produzione Rai Trade
Nel Foyer del Piccolo Regio sarà
allestita un’esposizione
di sedie appartenute al cineteatro
dell’ex carcere Le Nuove e restaurate
da detenute nell’ambito delle attività
di recupero sociale.
Lo spettacolo è realizzato grazie
al contributo dell’ETF - European
Training Foundation
Biglietti, euro 10
Informazioni:
tel. 011 88 15 557
REGIONEINTOUR
venerdì
19
marzo
Teatro Comunale di Alessandria
ore 20
venerdì
26
marzo
Teatro Civico di Vercelli
ore 20.30
L’elisir d’amore
Melodramma giocoso
Libretto di Felice Romani
da
Le Philtre
di Eugène Scribe
Musica di
Gaetano Donizetti
Roberto Forés Veses
direttore
Marina Bianchi
regia
Leila Fteita
scene e costumi
Andrea Anfossi
luci
Orchestra e Coro del Teatro Regio
Claudio Fenoglio
maestro del coro
con
Erika Grimaldi
,
Alessandro
Liberatore
,
Simone Del Savio
Allestimento Teatro Regio
Informazioni:
Teatro Comunale di Alessandria
tel. 0131 23 42 40
Teatro Civico di Vercelli
tel. 0161 25 55 44