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associazionelingottomusica
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Fischer,
Kuerti e la
Budapest
Orchestra
Insieme, per
Beethoven
di Federico Capitoni
L
’unica colpa del
Quarto con-
certo
per pianoforte e orchestra
di Beethoven è di venire prima
del
Quinto
, il cosiddetto
Impera-
tore
, che con la sua fama ha of-
fuscato spesso la popolarità di un
concerto portatore di novità piut-
tosto importanti. Le più evidenti
sono due: l’attacco affidato allo
strumento solista che anticipa
l’orchestra (è la prima volta nel
concerto classico), e il momento
finale dell’
Andante
, un istante ri-
flessivo ancora del solo pianofor-
te, che sembra appartenere com-
pletamente a una dimensione
altra, non più solo proiettata, ma
proprio ben piantata nel Roman-
ticismo che verrà. E non a caso
il secondo movimento ha sedotto
e suggestionato diversi musicisti
che ne hanno dato interpretazio-
ni persino mitiche e straordinarie;
martedì 16 marzo
Auditorium del Lingotto
ore 20.30
I Concerti del Lingotto
Budapest Festival
Orchestra
Iván Fischer
direttore
Anton Kuerti
pianoforte
Beethoven
Ouverture da
Le creature di Prometeo
op. 43
Concerto n. 4 op. 58
Sinfonia n. 4 op. 60
Con il contributo della
Compagnia di San Paolo
è il caso di Liszt che immaginò
quei cinque minuti come la de-
scrizione di Orfeo (il pianoforte)
che fronteggia le furie infernali
(gli archi), a sottolineare la cen-
tralità dello strumento a tastiera
che in questo, più ancora che in
altri concerti, è protagonista.
Il pianista austriaco Anton Kuerti,
classe 1938, ha già più volte in-
terpretato dal vivo, nonché inci-
so, tutti i concerti di Beethoven.
È uno di quei pianisti ai quali
piace lo studio di registrazione;
al contrario di alcuni musicisti
definibili “discofobi”, ha infatti
un numero impressionante di
incisioni, soprattutto del reper-
torio classico-romantico tedesco
(Beethoven, Brahms, Schumann
in particolare). È un pianista
tanto misurato e attento quanto
parlatore a volte spericolato. Ha
attratto sovente l’attenzione su
di sé per via di alcune provoca-
zioni, come nel caso di una sua
frase riguardo una certa idiosin-
crasia per la filologia: «Preferi-
rei essere operato con strumenti
chirurgici del XVIII secolo piut-
tosto che suonare uno strumen-
to musicale del XVIII secolo».
Pacifista convinto, Kuerti (che è
di origini ebraiche e ha oramai la
cittadinanza canadese) dichiarò
a gennaio del 2008, in riferimen-
to all’invasione della striscia di
Gaza da parte degli israeliani: «Il
comportamento degli israeliani
mi fa vergognare di essere ebreo,
il supporto servile del Canada
agli Stati Uniti mi fa vergognare
di essere canadese». Ma, al di là
delle sue idee politiche, essendo
anche didatta stimato, Kuerti si
distingue per le interpretazioni
impeccabili e difficilmente di-
scusse. Di certo è uno tra i più
celebrati interpreti di Beethoven,
e non solo dalla critica; è sempre
presente ai primi posti, nell’ese-
cuzione di quel repertorio, an-
che nelle classifiche stilate sui
siti web dagli amanti del piano-
forte. In Italia però capita poco di
frequente, ragione per cui questa
esibizione è un’occasione ancor
più ghiotta per fare la sua cono-
scenza dal vivo.
Il
Concerto n. 4
è inserito in un
programma tutto beethoveniano
− che prevede anche l’
Ouverture
da
Le Creature di Prometeo
e la
Sinfonia n. 4
− costituito da com-
posizioni di diverso orientamen-
to ma piuttosto vicine nel tempo
(scritte tra il 1801 e il 1806) con
la direzione da Iván Fischer alla
testa della sua Budapest Festival
Orchestra (da lui fondata ventot-
to anni fa). Lingotto Musica si
avvale per la quarta volta della
grande bacchetta ungherese che
anche nelle occasioni prece-
denti aveva scelto solisti ecce-
zionali: Zoltán Kocsis nel 1995,
Alexander Toradze nel 2003 e
Leonidas Kavakos nel 2007. E
anche questa volta, con Anton
Kuerti alle prese con il prediletto
Beethoven, nessuna aspettativa
sarà disattesa.
Anton Kuerti