Sistema Musica - Marzo 2010 - page 20

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U
n vero e proprio laboratorio, ecco come ap-
pare la partitura di
Tannhäuser
: nessun altro lavo-
ro di Richard Wagner è passato attraverso tante
modifiche e revisioni come quella che lui stesso
ha definito la sua
Große Romantische Oper
. Dal
debutto a Dresda nel 1845, passando per l’allesti-
mento parigino del 1861 – un terribile fiasco ma
in realtà un
“succès de scandale”
che garantirà
fama alla partitura –, fino alla messa in scena di
Vienna del 1875 sotto la supervisione dello stesso
autore, lungo l’arco di trent’anni Wagner darà alla
luce un’infinità di varianti che per comodità sono
schematizzate sotto le definizioni di versioni di
Dresda e di Parigi. Quest’ultima, che corrispon-
de alla messa in scena di Vienna, sarà eseguita al
Teatro Regio.
Questo indefesso lavorio ha le sue buone ragio-
ni: dopo il più tradizionale
L’olandese volante,
è
con
Tannhäuser
che Wagner mette a fuoco i tratti
salienti del suo teatro musicale. Si prenda a esem-
pio il soggetto dell’opera, che per l’esattezza si
chiama
Tannhäuser e la tenzone dei cantori sulla
Wartburg
, e fin dal titolo completo dichiara alla
base dell’azione l’intreccio di due diverse vicen-
de, palesando per la prima volta quella stregone-
sca abilità di Wagner nel fondere leggende ger-
maniche che ritroveremo, assieme ai miti, in tutti
i suoi lavori successivi.
Asse portante del libretto è dunque la storia del
cavalier Tannhäuser che finito nel “Venusberg”,
gode di sensuali delizie tra le braccia di Venere,
ma si pente e cerca dal Papa la remissione dei
peccati. A questa vicenda è incrociata la tenzone
poetico-musicale dei cantori della Wartburg. La
fortezza che si staglia di fronte ad Eisenach in Tu-
ringia è la rappresentazione di una corte borghese
e dell’arte accademica dei cantori, capeggiati
da Wolfram von Eschenbach, che si contrap-
pone all’arte vera e innovativa di Tannhäuser
e al suo comportamento fuori dai canoni. Ma
Wagner nella Wartburg esalta soprattutto il
personaggio di Elisabeth: lei e Venus forma-
no le due polarità drammatiche della vicen-
da. Le pagine del primo atto dedicate alla dea
pagana restano esemplari per come la divina
alterità di Venus, a causa dell’abbandono di
Tannhäuser, trascolori nella disperazione di
donna.
La relazione tra Elisabeth e Tannhäuser è in-
trigante per altri versi: i due cantano insieme
in un duetto all’inizio del secondo atto, ma
in realtà nelle didascalie del libretto il loro
rapporto si dispiega tra sguardi e silenzi,
trasalimenti, pensieri, sussulti. È quella che
potremo definire un’azione interiore, dove
la fanciulla subisce la malia del cavaliere,
preferendo lui all’accademismo dei cantori e
alla routine di corte anche a costo della sua
stessa vita. Ma nel terzo atto il racconto di
Tannhäuser del suo pellegrinaggio a Roma ci
consegna un personaggio inusitato: l’ascolta-
tore infatti si troverà sommerso da quell’uni-
verso di esaltata sofferenza che sarà dominio
assoluto del Wagner successivo, a partire da
Lohengrin
fino a
Parsifal
.
Tannhäuser,
la partitura-laboratorio
di Richard Wagner
di Luca Del Fra
Un cast di specialisti
INCONTRI
CON L’OPERA
Piccolo Regio Puccini
ore 17.30
mercoledì
10
marzo
Tannhäuser
a cura di
Enrico Girardi
mercoledì
31
marzo
Luisa Miller
a cura di
Paolo Gallarati
ingresso libero
M
olto evidente in una partitura come
Tannhäuser
è l’ambivalenza della
vocalità tra lo stile allora in voga nel teatro musicale e quello più maturo e fer-
rigno di Wagner. Esemplare in questo senso è il ruolo del titolo, dove vedremo
il sudafricano Johan Botha, tenore dal bel timbro luminoso più volte impegnato
nei teatri di tutto il mondo come Tristan, Lohengrin, Erik dello
Holländer
, Wal-
ther nei
Meistersinger
, affrontando tuttavia anche Verdi –
Otello
,
Un ballo in
maschera
,
Aida
e
Don Carlos
–, oltre a Puccini, e impegnandosi nel recupero
di particolari titoli francesi di Koechlin e d’Albert.
A loro modo speculari, le parti di Venus ed Elisabeth saranno di Michaela
Schuster e Ricarda Merbeth, voci cresciute nel circuito dei teatri austro-tede-
schi che hanno votato una parte della loro carriera ai ruoli di Wagner, di tipo
più scuro e sensuale la prima – Brangäne, Ortrud, Frika e Kundry –, di tipo
più chiaro e luminoso nel caso della Merbeth, che oltre ad aver interpretato
Freia e Gutrune, ha debuttato come Elisabeth sotto la bacchetta di Christian
Thielemann a Vienna.
Lirica la voce di Boaz Daniel a cui, come Wolfram, spetta nel terzo atto
«O
du, mein hölder Abendstern»
dai rarefatti accenti belliniani, mentre il coreano
Kwangchul Youn, nel ruolo di Hermann, sfoggia un timbro da vero basso pro-
fondo. Jörg Schneider e Jochen Schmeckenbecher completano il cast nei ruoli
di Walther e Biterolf che, pur sacrificati nella versione parigina dell’opera, sono
funzionali allo sviluppo dell’azione nel cruciale secondo atto.
(l.d.f.)
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