La fine dell'elefante Fritz segnò la fine del primo
vero giardino zoologico italiano, sacrificato all'intento di Vittorio
Emanuele II di realizzarne uno a Torino presso il giardino reale,
aperto al pubblico, sul modello di quelli esistenti presso altre
capitali europee. |
Veduta del giardino zoologico reale in una fotografia di Giacomo
Brogi, circa 1870 Guida
alle Gallerie del Museo Zoologico di Torino, Torino, Stamperia
dell'Unione Tipografico-Editrice, 1890 L'uso di allevare e mantenere animali esotici per mostrarli
in pubblico e utilizzarli in spettacoli circensi ha radici molto
antiche: già presso i romani era frequente l'utilizzo di
grossi felini nei combattimenti nell'arena. In epoca più
recente i centri urbani furono meta di compagnie ambulanti che
mostravano animali esotici in spettacoli di piazza in occasione
di fiere e feste patronali, riscuotendo enorme successo e meraviglia
e lasciando spesso testimonianze iconografiche attestanti il loro
passaggio. E' questo il caso dell'elefante che si esibì
nel "baraccone dietro piazza Castello" dal 15 luglio
al 16 agosto 1774. Lo spettacolo riscosse notevole successo e
fruttò 744 lire, 2 soldi e 10 denari, pari a un quinto
del ricavato, alla Società dei cavalieri, incaricata della
gestione dei teatri e dei pubblici spettacoli per conto della
Città. Stato delli
prodotti ricavati dalli Legagneur, e Trevisani, per aver fatto
vedere un elefante nel Baracone dietro Piazza Castello e Stato
delli prodotti ricavati dalle spettacolo de' Cani, e Scimie nel
Teatro delle Marionette dato da Antonio Chiesa, 1774-1775 Palazzo creduto augustale in Torino, incisione in rame
di P. Giarré, 1845 Locandina illustrata del Circo Hagenbeck esibitosi a Torino nel
maggio 1911 |
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