LA TASSA SUI CANI L'imposizione della tassa sui cani e più in generale la normativa varata dall'amministrazione civica per il controllo della popolazione canina, diede luogo a forti reazioni di segno opposto, e ad un fitto carteggio di cui si espongono alcuni esempi a titolo esemplificativo. Da notare che, al di là dei sentimenti, l'imposizione della tassa fu decisamente gravosa se rapportata con gli stipendi dei torinesi. Il salario annuo dei lavoratori dell'industria si aggirava infatti in quel periodo intorno alle 405 lire per gli uomini, che scendevano a 150 lire per le donne e a 120 lire per i fanciulli mentre per i maestri della scuola primaria nel triennio 1850-1852 il guadagno medio annuo ammontava a 520 lire. Decisamente migliore era la situazione del pubblico impiego: gli stipendi degli impiegati del Municipio di Torino nel 1855 coprivano un arco compreso tra le 600 - 900 lire annue di uno scrivano, 1200 lire di un applicato fino alle 1660 lire di un caposezione, mentre toccavano 3000 - 3500 lire per un capo divisione. Si trattava tuttavia di una situazione privilegiata che interessava una fascia molto limitata della popolazione. |
Ordinanza del sindaco Bellono,
11 Giugno 1851 Lettera di Garis
Anna al sindaco di Torino, 21 giugno 1852 Lettera di
Carlotta Levesio al sindaco di Torino, 23 luglio 1852 |
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