ASSISTENZA VETERINARIA Le frequenti epidemie del bestiame furono da sempre un flagello per l'economia piemontese. In assenza di cure efficaci, per secoli gli allevatori ricorsero ai rimedi empirici dei maniscalchi fino al consolidarsi della medicina veterinaria, nella seconda metà dell'Ottocento. Dal canto suo l'amministrazione statale, oltre a dettare norme di comportamento per impedire il diffondersi del contagio, impartiva dettagliate istruzioni terapeutiche da praticare autonomamente sul malcapitato bestiame. |
Pastore con gregge, particolare di Santuario di Nostra Signora
di Monchiero, incisione di Giacomo Arghinenti su disegno dal vero
di Marco Nicolosino, prima metà sec. XIX Città
di Torino, Manifesto del sindaco, 13 dicembre 1851 I molteplici rimedi empirici sperimentati
non mutarono la situazione e il Piemonte continuò incessantemente
ad essere flagellato da endemiche epidemie epizootiche. Michele
Buniva, medico, scienziato, responsabile in epoca napoleonica
a Torino delle più alte cariche nel campo della sanità,
convinto dell'inefficacia dei metodi a disposizione giunse alla
conclusione argomentata nel Ragionamento del cittadino professore
Buniva […] che per debellare in modo definitivo il contagio
l'unico strumento efficace fosse la distruzione tempestiva di
ogni bovino infetto o sospetto. La sanità aveva un ruolo importante tra le varie competenze dell'ufficio del Vicariato. Pressato dall'urgenza di far fronte alle frequenti epidemie che falcidiavano il patrimonio zootecnico locale fu avviata una ricerca in Piemonte e oltre confine allo scopo di raccogliere elementi sull'andamento delle malattie e sui rimedi adottati. Relazioni dalle zone infette, statistiche sugli animali morti per provincia, bozze di manifesti del vicario, ricette provenenti soprattutto dalla Lombardia e dal Veneto per la cura dei morbi sono raccolte nel volume 1 del Vicariato. |
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