IL CANILE La fondazione del primo canile
torinese fu la diretta conseguenza dell'introduzione della tassa
sui cani: occorreva infatti una struttura che fornisse ospitalità
ai cani catturati per consentirne la restituzione ai legittimi proprietari
previo rimborso spese e verifica dell'avvenuto pagamento della tassa
annuale. Oltre a questa funzione di custodia, l'istituto doveva
svolgere altre tre attività fondamentali: vendere i cani
ai privati cittadini che ne facevano richiesta, cedere gli animali
ai laboratori per consentire esperimenti scientifici e infine coadiuvare
la lotta all'idrofobia. Nel periodo iniziale la struttura del canile
era costituita da una semplice tettoia; la nascita vera e propria
del primo canile municipale avvenne in Borgo Dora il 16 luglio 1852.
Il modesto regolamento del canile lasciava trasparire l'immagine
di una società antropocentrica, in cui il rapporto fra uomo
e animale era regolato esclusivamente dall'utilità materiale
che il primo poteva trarre dal secondo. Nel mese di dicembre del 1871 la Giunta municipale deliberò
la demolizione di Casa Rizzetti col conseguente trasloco del
canile presso il foro Boario. Le condizioni dei cani ricoverati
sostanzialmente non mutarono, alcuni cambiamenti viceversa riguardarono
i sistemi di soppressione passati dalle La campagna contro il randagismo assunse l'aspetto di una vera e propria crociata: nel periodo 1858-1920 complessivamente nel canile municipale e negli istituti scientifici furono ammazzati 20.782 cani, mediamente 424 all'anno; a questi si aggiungano i 9.931 soppressi nel contado, cifra riferibile ai soli 14 anni in cui compaiono le statistiche, con una media annuale pari a 709. Si può dunque ragionevolmente supporre che nel periodo considerato i cani uccisi a seguito dei provvedimenti adottati delle autorità comunali assommassero ad oltre 1.100 all'anno. Anteriormente al 1858 non esistono dati ufficiali sui cani eliminati, possiamo comunque immaginare una situazione ancor più drammatica rispetto al periodo successivo. Lo dimostra una nota del giugno 1851, pervenuta al Consiglio delegato, che attesta la soppressione di 1.049 cani in soli 50 giorni. La situazione mutò nel 1929, anno in cui la Società Protettrice degli Animali edificò il proprio "canile sociale" intitolato al fondatore dell'Ente, Timoteo Riboli. Così a Torino erano presenti due canili: uno gestito dal comune, presso il mercato del bestiame, nel quale i cani non affidati, vecchi o cagionevoli venivano soppressi in una camera di asfissia costata 6800 lire e appositamente progettata per lenire le loro sofferenze finali; l'altro di proprietà della Società Protettrice degli Animali che ospitava, secondo le disponibilità del momento, soprattutto i cani non ricollocati dal canile municipale con lo scopo di sottrarne il maggior numero possibile a morte certa. ![]() |
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