Sistema Musica - Dicembre 2012 - page 20

I
l ventisettenne franco-serbo Nemanja Radulovic ha iniziato a far parlare di sé quando nel 2006 sostituì
all’ultimo minuto MaximVengerov nel
Concerto per violino
di Beethoven con l’Orchestre Nationale de France
e Myung-Whun Chung alla Salle Pleyel di Parigi. Oggi è considerato uno dei violinisti più carismatici della
sua generazione, con già tre incisioni all’attivo per l’etichetta Decca. In occasione del suo impegno con l’Or-
chestra Nazionale della Rai, “Sistema Musica” lo ha intervistato.
Maestro Radulovic, ci può raccontare brevemente le tappe salienti della sua carriera?
«Ho iniziato a suonare il violino a sette anni e già nel corso del primo anno diedi il mio primo concerto.
Se ho proseguito con gli studi è stato grazie al sostegno della mia famiglia e all’emozione provata pro-
prio in quell’occasione a contatto con il pubblico. In Serbia, il mio primo maestro Dejan Mihailovic,
allievo di David Oistrakh, era molto esigente e ricordo di aver eseguito, già a nove anni, il
Concerto
di Mendelssohn e il
Secondo concerto
di Paganini con l’orchestra. Poi, a quattordici, mi sono tra-
sferito a Parigi, dove ho avuto l’incontro artistico più importante della mia vita: quello con Patrice
Fontanarosa. Le sue lezioni di violino potevano durare anche molte ore e grazie a lui ho scoperto
la bellezza dell’arte, della musica e della vita. La migliore parola per descrivere il nostro lavoro
insieme è: libertà».
A Torino suonerà opere di Mendelssohn, un autore che si è rivelato già giovanissimo. C’è
qualcosa nelle sue musiche che può adattarsi meglio a un interprete giovane come lei?
«Ci sono dei compositori, come anche certe persone che si incontrano nella nostra vita,
che non hanno età: nella musica di Mendelssohn è difficile capire che età avesse il compo-
sitore quando la compose, per questo può toccare tutte le generazioni. Basta pensare al
Con-
certo in re minore
che suonerò a Torino insieme al più famoso
Concerto op. 64
: Mendelssohn
lo scrisse a dodici anni, ma è già un’opera perfettamente matura, che si colloca tra il Classicismo e
l’inizio del Romanticismo, con una scrittura violinistica e orchestrale magnifica. È un peccato che
non si suoni così spesso, per me questo
Concerto
è grande tanto quanto il
Secondo
».
Lei ha molto successo anche tra i giovani, una cosa non così facile per un musicista classico, oppure
non è così?
«La verità è che non è poi tanto difficile avere un contatto con il pubblico giovane. Sono dell’idea
che non bisogna mai ingannare il pubblico, giovane o non giovane che sia, per questo l’immagine
e il marketing non sono onnipotenti, perché solo le cose autentiche alla fine vengono recepite: che
si porti un jeans, un paio di stivali o un frac poco cambia, il pubblico non va a sentire un concerto
per queste ragioni. Un artista deve sentirsi libero di esprimere la sua arte: è giusto che anche la sua
immagine esprima liberamente il suo pensiero e il suo modo di essere».
Lei è nato in Serbia ed è cresciuto lì per metà della sua vita. Poi ha studiato al Conser-
vatorio di Parigi e adesso continua a vivere in Francia. Si sente francese?
«Mi sento un cittadino del mondo, perché non faccio distinzioni fra esseri uma-
ni di diversi paesi. La cultura e l’arte sono fatte per essere condivise e diffuse in
tutti gli angoli del pianeta».
Ci può dire qualcosa dei suoi progetti futuri?
«Posso dire che il futuro è il mio presente. Ho dei bei progetti
che mi aspettano, il che mi riempie di gioia, ma non è nella mia
natura immaginarmi nel futuro: vivo nel presente ed è così che
ho intenzione di continuare».
intervista
Nemanja Radulovic
«La musica di Mendelssohn
non ha età»
di Alberto Bosco
giovedì 6 dicembre
turno rosso
venerdì 7 dicembre
turno blu
Auditorium Rai
Arturo Toscanini
ore 20.30
Orchestra Sinfonica
Nazionale della Rai
Christian Arming
direttore
Nemanja Radulovic
violino
Schubert
Ouverture in stile italiano
D. 591 (op. 170 post.)
Mendelssohn
Concerto per violino e
orchestra d’archi
Concerto per violino e
orchestra op. 64
Schumann
Sinfonia n. 2 op. 61
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