Sistema Musica - Dicembre 2012 - page 18

Una viola non è fatta per stare in una teca, dietro un vetro in un museo: una viola
deve suonare, soprattutto se ha qualche secolo di vita alle spalle! La Fondazione
Pro Canale, tra le sue molte attività, ha come finalità anche la gestione e la
conservazione di una collezione di strumenti ad arco (violini, viole e violoncelli)
di Stradivari, Guarneri, Amati, Guadagnini, Maggini… strumenti che vivono e
suonano perché la Fondazione li dà in comodato gratuito a vincitori di concorsi,
prestigiosi solisti o prime parti di importanti orchestre italiane. Nell’Orchestra
del Teatro Regio i violinisti Sergey Galaktionov, Stefano Vagnarelli e Cecilia
Bacci suonano rispettivamente il «Francesco Ruggeri», Cremona 1686, il «Santo
Serafino», Venezia 1725 e il «Giorgio Serafino», Venezia 1748. Enrico Carraro,
vincitore del concorso per prima viola, avrà in uso dalla Fondazione Pro Canale
una viola costruita da Giovanni Paolo Maggini a Brescia, nel 1600 circa. Maggini,
che nacque nel 1580 a Botticino Serra e morì nel 1631 nel corso della peste
raccontata da Manzoni, è considerato il migliore allievo del liutaio Gasparo
Bertolotti da Salò.
(s.f.)
P
er Anna Zegna, presidente della
Fondazione Zegna, «la musica fa par-
te del nostro essere italiani: ci sono le
bellezze di Brunelleschi, di Palladio e
ci sono le arie del nostro patrimonio
musicale!» Così, all’interno delle atti-
vità della Fondazione (che si occupa
di cultura, ambiente, alimentazione,
educazione, supporto alla ricerca
scientifica e medica…) c’è un
Progetto Musica
che, quest’anno, riguarda anche il Regio, con un’origi-
nalissima forma di collaborazione: un contributo spe-
ciale per l’assunzione del vincitore del Concorso per
prima viola dell’Orchestra del Teatro.
Ma andiamo con ordine, signora Zegna: quando ini-
zia il vostro interesse per la musica?
«Nel 1997 mi presentarono Valerij Gergiev, una vera
forza della natura! Tra lui e mio fratello Gildo scattò
subito una spontanea simpatia che divenne poi una
intervista
Fondazione Zegna
Una borsa di studio
alla nuova prima viola del Regio
di Susanna Franchi
Una viola «Maggini»
dalla Fondazione
Pro Canale
grande amicizia: sono entrambi artisti imprenditori
e, così come noi, con i nostri prodotti, portiamo la
cultura italiana nel mondo, così Gergiev attraverso la
musica trasmette la cultura della sua Russia. La prima
sfida fu disegnare per lui un abito per dirigere: non
voleva più il frac ma qualcosa di classico che lo met-
tesse a suo agio e gli concedesse la massima libertà,
“come se giocassi a tennis” fu la sua richiesta. È nata
così la prima “concert suit” con tessuti particolari e
leggeri, una giacca alla coreana che lo liberasse da
camicia e papillon… Abbiamo iniziato a seguire i
suoi concerti, i suoi tour, e abbiamo pensato di isti-
tuire delle borse di studio per i giovani talenti del Tea-
tro Mariinskij di San Pietroburgo: cantanti, musicisti,
ma anche tecnici, registi, scenografi. Da lì in poi ci
siamo dedicati sempre più ai giovani musicisti, penso
a Cecilia Bartoli quando non era ancora così famosa
e a tanti altri, e abbiamo dato il nostro contributo alla
World Orchestra for Peace, fondata da sir Georg Solti
e ora guidata da Gergiev, nei suoi tour in Cina e in
America».
Da quest’anno avete istituito due nuove borse di
studio.
«Sì, abbiamo pensato a borse di studio più mirate e
di più lunga durata. La prima va a quello straordi-
nario pianista che è Daniíl Trifonov, che ha vinto il
Concorso “µajkovskij” di Mosca; la seconda non è
proprio una borsa di studio, ma piuttosto un contri-
buto all’assunzione di Enrico Carraro, vincitore del
posto di prima viola dell’Orchestra Teatro Regio».
In che cosa consiste effettivamente questo contributo?
«Noi contribuiamo allo stipendio della prima viola, è
una cosa che all’estero si fa spesso. Per tre anni, quin-
di, copriremo parzialmente l’emolumento del musi-
cista. Ci sembrava il modo giusto di premiare qualità
e merito e di aiutare il Regio che, in questi anni, an-
che grazie allo straordinario contributo di Gianan-
drea Noseda, è diventato un grandissimo teatro».
Non ha paura, da adesso in poi, di venir subissata da
richieste di musicisti da tutti i teatri italiani?
«Forse sì, ma spero soprattutto che il gesto della
Fondazione Zegna serva da esempio e da stimolo e
venga imitato da altri imprenditori e privati affinché
diventino “padrini” di tanti strumentisti!»
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