Sistema Musica - Dicembre 2013 - page 21

martedì 3 dicembre
Auditorium del Lingotto
ore 20.30
I Concerti del Lingotto
Prague Chamber
Orchestra
Vadim Repin
direttore e violino
Mozart
Adagio e Fuga in do
minore per archi K. 546
Mendelssohn
Concerto in re minore
per violino e archi
Dvoªák
Serenata in mi maggiore
per archi op. 22
Waxman
Carmen Fantasie
per violino e archi
Vadim Repin
solista e direttore con la
Prague Chamber Orchestra
di Federico Capitoni
«
S
ono convinto che il violino sia lo strumento più difficile di tutti». Lo asserisce Vadim Repin, classe
1971, violinista e direttore d’orchestra siberiano, che gira il mondo senza sosta, con un fitto calendario di
concerti, collaborando con tutti i più grandi musicisti, tanto che si fa prima a enumerare quelli con cui non
ha suonato.
Conosciuto come il “Paganini russo”, Repin ha in effetti una storia da tipico bambino prodigio: inizia a
interessarsi alla musica a tre anni, incontra il violino per caso e in età scolare già vince i primi premi. Ovvia
dunque una fulgida carriera, almeno come violinista. In un’intervista di pochi anni fa, Repin confessava
di avere il sogno di diventare direttore d’orchestra ma di non sentirsi ancora pronto. Quell’incertezza, che
forse riguardava soltanto la grande orchestra sinfonica, deve essergli passata, dal momento che il concerto
del 3 dicembre all’Auditorium del Lingotto lo vedrà anche nella veste di direttore, a gestire un programma
di musica scritta interamente per archi. L’ensemble è la Prague Chamber Orchestra che – guardate un
po’ – generalmente si esibisce proprio senza un direttore: campo libero, dunque, per Repin. L’Orchestra è
piuttosto ampia (ventuno elementi in tutto, per eseguire anche la musica del tardo Ottocento) e non manca
di servirsi di un sestetto di fiati per allargare il proprio repertorio. Repertorio che si estende dal periodo
barocco a quello classico, fa spesso capolino nel Novecento e ovviamente comprende tutta una serie di
compositori boemi – per lo più sconosciuti nel resto del mondo – i quali, con Dvoªák, Martin˚u, Janá¶ek e
Smetana, completano il solido quadro della scuola nazionale.
Il programma del concerto di dicembre offre appunto all’Orchestra l’occasione di farsi conoscere nella sua
completezza e a Repin di esibire le sue doti tecniche ed espressive.
L’
Adagio e Fuga per archi in do minore K. 546
di Mozart è uno di quegli esempi che dimostrano come il
genio possa coniugare l’esercizio di stile e la meraviglia. Il tempo lento dal carattere cupo che apre il pezzo
diventa, quasi senza che l’ascoltatore se ne accorga, una fuga dal contrappunto ricco e luminoso, alla ma-
niera di Händel, compositore stimatissimo (e sovente “saccheggiato”) da Mozart.
Il
Concerto per violino e archi in re minore
di Mendelssohn risulta sempre, nelle interviste fatte ai violinisti,
uno dei concerti preferiti assieme a quello di µajkovskij. Perché unisce difficoltà tecniche domabili, che
danno soddisfazione alle dita, a una cantabilità che continua per tutto il brano, anche dopo un attacco
memorabile che sembra non lasciar posto ad altre melodie possibili.
Dvoªák è un autore di forza dell’Orchestra ceca. La
Serenata per archi in mi maggiore op. 22
, famosissima,
è tra gli esiti più felici in assoluto della musica scritta per archi; è una piccola sinfonia in cinque movimenti,
tutti caratterizzati da temi destinati a restare nella memoria dell’ascoltatore (infallibile è il
Valzer
del secon-
do movimento, come seducente il motivo, degno del miglior Brahms, che apre la
Serenata
).
A conclusione del concerto ci si affaccia al secolo appena trascorso con un compositore di musica per film,
Franz Waxman, vincitore di due Oscar: per
Viale del tramonto
(nel 1951) e
Un posto al sole
(nel 1952).
Sebbene il brano presentato appartenga a una colonna sonora, tratta dal film
Humoresque
(1946), il vero
autore è un campione del teatro d’opera ottocentesco: Georges Bizet.
Carmen Fantasie
per violino e archi,
è un pezzo di grande virtuosismo dove compaiono, legati tra loro, alcuni dei grandi temi dell’opera di Bizet,
dall’
Ouverture
all’
Habanera
, alla
Danza gitana
, che Waxman – sull’esempio dato da Pablo De Sarasate
anni prima – ha riorganizzato e arrangiato realizzando l’ennesima frizzante “Carmen Suite”.
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