Sistema Musica - Dicembre 2013 - page 18

giovedì 5 dicembre
turno rosso
venerdì 6 dicembre
turno blu
Auditorium Rai
Arturo Toscanini
ore 20.30
Orchestra Sinfonica
Nazionale della Rai
Xian Zhang
direttore
Daniil Trifonov
pianoforte
Roberto Rossi
tromba
µajkovskij
Suite n. 4 op. 61
(
Mozartiana)
Šostakovi¶
Concerto n. 1 per
pianoforte, tromba e archi
op. 35
Prokof’ev
Romeo e Giulietta:
brani
dalle suite dal balletto
A
vederla, piccola e giovane più di quanto
non riveli l’età anagrafica (è nata nel 1973), non
le si attribuirebbe il coraggio che ha. Quello, ap-
punto, che le ha consentito di debuttare sul podio
a soli vent’anni dirigendo – con preavviso thrilling
di ventiquattr’ore –
Le nozze di Figaro
a Pechino.
O lo stesso che, poco più di un anno fa, a Milano,
l’ha indotta a non perdersi d’animo e a partorire da
sola, in casa, dando alla luce il suo Riccardo, impa-
ziente di presentarsi al mondo. Lei che, incinta di
sette mesi, poco prima aveva diretto disinvoltamente
Shéhérazade.
«Non credo ci voglia un coraggio speciale, per af-
frontare certe cose. Diciamo che sono un tipo che
non si perde d’animo facilmente, e se la vita mi
offre una chance, faccio di tutto per sfruttarla».
Per la prima volta alla testa dell’Orchestra della
Rai, Xian Zhang (che in Europa ha già affiancato
la London Symphony, il Concertgebouw e la Sta-
atskapelle di Dresda) sta imparando ad apprezzare
da vicino la migliore realtà musicale ita-
liana. A Milano, dove vive per buona
parte dell’anno, ha la guida stabile
dell’Orchestra Giuseppe Verdi, con
la quale ha debuttato alla Scala; a
Roma è stata ospite dell’Accade-
mia di Santa Cecilia.
«La crisi italiana? È economica, evi-
dentemente, e non artistica. L’Ita-
lia continua a produrre musicisti
eccellenti e occasioni d’ascolto
importanti. Per un direttore stra-
niero resta, specie se parliamo
di opera, un punto di riferimen-
to ineludibile».
Cinese di nascita, americana di adozio-
ne, Xian Zhang è grata a un grande della
musica per l’incoraggiamento ricevuto a
inizio carriera…
«Lorin Maazel mi ha notato durante un
concorso negli States e mi ha scelto
come direttore associato della New
York Philharmonic. Fu la svolta della
mia vita. Da lui ho imparato a mette-
re il cuore in tutto quello che faccio».
Il cuore sì, ma Xian Zhang passa soprattutto per es-
sere una perfezionista che cura ogni dettaglio col
massimo rigore…
«È un atteggiamento che mi porto dietro fin da bam-
bina. Credo di non avere mai dedicato meno di sei
ore al giorno alla musica, da quando avevo quattro
anni e studiavo pianoforte».
Di lei si dice che parli poco con le orchestre, prefe-
rendo affidare il suo pensiero al gesto dal podio…
«Non è vero. È una favola legata ai miei esordi,
quando la presenza di un giovanissimo direttore
donna, dal fisico minuto, finiva con l’incutere poco
timore reverenziale alle orchestre: in quei casi pre-
ferivo rompere il ghiaccio attraverso la musica. Na-
turalmente il senso del nostro lavoro è tutto lì, nella
partitura, ma crescendo ho capito quanto uno scam-
bio di idee con gli esecutori sia proficuo».
Ha imparato a dirigere confrontandosi con com-
plessi cinesi. Poi il sogno americano e adesso, su
quella scia, sta conquistando notorietà in Europa:
ha dovuto modificare il suo approccio stilistico, nel
corso di queste diverse fasi?
«Ovviamente si cambia. E ovviamente si cerca, a
prescindere dai continenti e dalle nazioni di appar-
tenenza, di ricavare il meglio dalle orchestre con
cui si ha a che fare. Perché ogni complesso pos-
siede un proprio suono consolidato negli anni, una
propria specificità di repertorio. Nella stessa Italia
esistono orchestre decisamente diverse per poten-
zialità e colore: il direttore deve saperle analizzare
per esaltarne la parte più affascinante».
A Torino l’aspetta il
Concerto
di Šostakovi¶ per pia-
noforte e tromba (con Daniil Trifonov e Roberto
Rossi solisti), pagina da sempre sulla linea di confine
tra repertorio e nicchia…
«Per quanto mi riguarda, è uno dei pezzi che
amo di più nella letteratura del Novecento. Sin-
ceramente non capisco perché non abbia ancora
fatto breccia sul grande pubblico occidentale: è
musica intelligente, brillante, virtuosistica, co-
municativa. Magari il problema è un altro: spesso
nelle stagioni si punta sul sicuro, si propongono
sempre le stesse cose, e questo non stimola la cu-
riosità del pubblico».
intervista
Xian Zhang
Un direttore donna
perfezionista e coraggioso
di Stefano Valanzuolo
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