intervista
Coro MuSa-Diego
Carpitella
Voci studentesche
per l’Ottocento sacro
di Paolo Cairoli
L
’attività corale studentesca ha radici antiche, dal Medioevo
in poi ha avuto sviluppi diversi e, ancora oggi, è una tradizione
ben salda e vitale nel nostro Paese. Ne è un esempio il Coro Mu-
Sa-Diego Carpitella, intitolato al noto etnomusicologo scomparso
nel 1990, anno di fondazione della compagine. Il Coro è diretto
da Giorgio Monari, studioso, musicista e organizzatore musicale.
Maestro, come si svolge la vostra
attività?
«Il Coro si riunisce nei locali
dell’Università La Sapienza a
Roma, soprattutto la sera, ed è
formato da studenti che in gran
parte sono privi di formazione
musicale. Il lavoro che svolgiamo
quindi parte dai rudimenti della
musicalizzazione e della vocali-
tà, per arrivare con il tempo ad
affrontare brani anche piuttosto
complessi. Il tutto in collega-
mento con gli insegnamenti sto-
rico-musicali della Facoltà di Let-
tere, che consente di affrontare repertori particolari con maggiore
consapevolezza e con uno sguardo sulla storia e sull’estetica della
musica, arrivando a proporre soluzioni interpretative originali».
Come nasce il programma del vostro prossimo concerto torinese?
«Da una ricerca effettuata dal professor Rostagno, rivolta ai reper-
tori minori dell’Ottocento italiano e in particolare alla musica co-
rale e sacra. Questo ambito vede una produzione significativa in
compositori come Verdi, di cui proponiamo le
Laudi alla Vergine
Maria
su testi di Dante, o Liszt, che risiedette a Roma e fu in stretto
contatto con le Cappelle ecclesiastiche. E poi ci sono autori come
Furio Franceschini, che svolse la sua carriera in Brasile, o come
Ciro Pinsuti, del quale proponiamo un brano inedito, emerso pro-
prio durante le ricerche di Rostagno negli archivi romani.
Il nostro intento è anche quello di mostrare come la musica corale
sacra sia stata fondamentale per i musicisti dell’Ottocento italiano,
operisti compresi, e sia quindi basilare per capire meglio gli autori
e le opere più note».
sistemamusica
desonoassociazioneperlamusica
martedì 10 dicembre
Sala Cinquecento - Lingotto
ore 20.30
Giovani per tutti
Coro MuSa-Diego
Carpitella
Giorgio Monari
direttore
Musiche di Antico,
Desprès, Animuccia,
Anerio, Liszt, Pinsuti,
Franceschini, Verdi,
Sgambati
lunedì 16 dicembre
Conservatorio
ore 20.30
Aleck Carratta
pianoforte
Edoardo Turbil
pianoforte
Simone Rubino
percussioni
Mozart
Sonata K. 310
Beethoven
Sonata in do maggiore
op. 52 (
Waldstein
)
Ohana
Étude d’interpretation XII
(
Imitation-Dialogue
)
Gershwin
Fantasia su
Porgy and Bess
intervista
Aleck Carratta
«La musica è
il mio mondo a parte»
«
L
a musica per me è un mondo a parte. Suonare è un modo
per sfuggire alle piccole o grandi angosce della vita corrente. In
questo senso il momento dell’esecuzione è davvero rigenerante».
Non sono le parole di un uomo maturo e consumato dalla vita,
ma quelle di un giovane pianista di ventitre anni, Aleck Carrat-
ta, borsista della De Sono e protagonista del prossimo concerto
dell’associazione torinese. La musica per lui è evidentemente
importantissima: sta approfondendo lo studio del pianoforte alla
Hochschule di Amburgo, con Ralf Nattkemper, dopo aver con-
cluso gli studi in Italia, al Conservatorio di Novara, e in Svizzera,
alla Musik Akademie di Basilea.
Se la musica è “un mondo a parte”, che rapporto ha lei con il
pubblico che la ascolta?
«Non sottovaluto l’aspetto della comunicazione verso il pub-
blico, che naturalmente è importantissimo, ma l’esecuzione
è davvero un momento particolare. Le persone in sala vivono
un’esperienza cui non possono rispondere come in una norma-
le dinamica di comunicazione.
L’artista dal canto suo non può
vedere il pubblico come un au-
tentico interlocutore, perché si
concentra sul brano. Non a caso
molti teorici sostengono che la
musica non sia un linguaggio:
non ci sono dati da comunicare,
è un’esperienza emozionale, e
sulle emozioni si può anche teo-
rizzare, ma più se ne parla più si
rovinano. Io credo che le si deb-
ba prima di tutto sentire».
Lei si sta formando in Europa
in istituti di livello molto alto.
Come crede proseguirà la sua
strada?
«Per ora sono concentrato su
questo anno ad Amburgo, e ten-
terò l’audizione per proseguire
con il master di grado più avan-
zato. Poi è difficile prevedere
cosa succederà. Conto di tenta-
re qualcuno dei grandi concorsi
pianistici. Non li amo particolar-
mente, ma sono diventati sem-
pre più indispensabili per la car-
riera, e dovrò abituarmi all’idea
di misurarmi anche con queste
prove».
(p.c.)
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