Mats Ek
e la
Giselle
svedese
del Novecento
di Elisa Guzzo Vaccarino
I
l Ballet de l’Opéra National de Lyon, notissimo
per i felici remake di
Cenerentola
,
Coppelia
,
Romeo
e Giulietta
, offre al pubblico del Teatro Regio un’altra
splendida rilettura, o meglio, la capostipite di tante
rivisitazioni dei grandi titoli del repertorio classico:
la
Giselle
creata dallo svedese Mats Ek nel 1982 per
il Cullberg Ballet, la compagnia di balletto moderno
fondata nel 1967 dalla madre Birgit a Stoccolma.
Ek, non senza suscitare molto clamore, osò trent’an-
ni fa un affondo intelligente e commovente, come
è stato subito chiaro agli osservatori più acuti, nel
libretto ottocentesco di Théophile Gautier – cui si
deve la traccia narrativa
originaria, ispiratagli da
Heine (
De l’Allemagne
,
1835) e dall’amore per Carlotta
Grisi, bionda étoile italiana – e di
Vernoy Saint-Georges. Ed ecco che
l’eterea creatura romantica ha ripre-
so nel secolo scorso una nuova vita,
illuminando di riflesso anche la sua “so-
rella” classica.
Il debutto della versione di tradizione, sa-
lutato da immediato successo internazionale
destinato a durare nella storia, fu a Parigi nel
1841 (all’epoca segnata dal trionfo delle bal-
lerine e dei tutù) per mano di due coreogra-
fi: Jean Coralli, a cui si devono le danze dei
gruppi, e Jules Perrot, che ideò i passi e i gesti
della protagonista di cui era maestro, oltre
che partner. Da quella prima antica
Gisel-
le
, Mats Ek ha distillato i succhi segreti,
una sorta di “non detto” già presente nel
sottotesto del capolavoro italo-francese, ricevendo-
ne e regalandole una linfa rinvigorita, e trovando in
chiave odierna gli strumenti di una comprensione
sentimentale profonda e sincera.
Nato a Malmö, in Svezia nel 1945, Mats Ek era de-
stinato al palcoscenico, con un tocco di genio tutto
personale derivato da una famiglia certo fuori dal
comune: la madre caposcuola del balletto moder-
no scandinavo; il padre, Anders, famoso attore del
Teatro Reale Svedese; il fratello Niklas danzatore
di lunga e luminosa carriera, da Béjart a Kylián; la
sorella Malin attrice di caratura eccezionale, come
dimostra nel ruolo maschile di Shylok del
Mercante
di Venezia
di Shakespeare per la regia di Mats.
Dopo aver iniziato, molto giovane, come assistente
di Ingmar Bergman per
Woyzeck
e aver proseguito
con il teatro di marionette e con il musical, Mats
Ek ha finito poi per scegliere la danza, entrando
quasi inevitabilmente a far parte del Cullberg Ballet
nel 1973, dove si rivela coreografo originalissimo,
impegnato su temi dell’individuo e della società, e
tornando in seguito al teatro di prosa e d’o-
pera come regista, sempre con talento spic-
catissimo.
La sua
Giselle
di nuovo conio, senza più
separazione tra pantomima narrante e dan-
za pura come d’uso nel balletto di due se-
coli fa, è tutta espressività in ogni gesto e in ogni
passo. Mantenendosi fedele nello spirito alla
Giselle
del passato, sia pure con un linguaggio del tutto di-
verso, che prende energia dalla terra e svela il lato
animale degli esseri umani, Ek ha disegnato la sua
coreografia sulla stessa musica di allora. Scritta ad
hoc da Adolphe‑Charles Adam, prolifico autore di
partiture per balletto, che compose quella di
Gi-
selle
in pochi giorni, la musica è ricca di
Leitmotiv
che connotano personaggi e situazioni: una novità
graditissima, di svolta rispetto alle partiture-tappeto
sonoro, con variazioni interpolate sulla misura divi-
stica delle interpreti.
La reinterpretazione da parte di Mats Ek del “testo”
di
Giselle
è entrata nel repertorio dell’Opéra di Pa-
rigi, proprio là dove era nato il balletto originale,
cosicché oggi al Palais Garnier si danza tanto la
coreografia di Coralli-Perrot, quanto quella attuale
svedese. E lo stesso è accaduto al Teatro alla Scala,
entusiasmando e sorprendendo conoscitori e neofiti
per la bellezza di “un capolavoro nel capolavoro”.
© Jean Pierre Maurin
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