Ognuno di questi menù regionali è stato proposto sulle tavole delle scuole cittadine in due date diverse dell'anno.
Bologna e Modena si contendono i natali di questa tipica ricetta, che si tramanda nelle famiglie emiliane da una generazione all’altra e rallegra la tavola delle feste. Anche oggi, in un mondo frenetico immerso nella realtà virtuale, i materialissimi tortellini sono il fiore all’occhiello di chi prepara la pasta in casa e apprezza la tradizione della buona tavola.
I tortellini sono formati da un “fagottino” di pasta a forma di triangolo ripiegato ad anello, il ripieno contiene carne bovina e di maiale, prosciutto e, ovviamente, la mortadella! Pensate che esistono delle antiche leggende che raccontano la nascita dei tortellini e il perché della loro forma. La ricetta in brodo ne esalta il sapore aromatico e corposo. La tradizione vuole che il brodo sia preparato con il “cappone”. Questo grasso pollo, oltre a non trovarsi spesso sul mercato, ha un gusto intenso particolare, non del tutto adatto al palato dei bambini. A scuola il 6 maggio troverete a tavola una porzione media di g. 50 di tortellini immersi in un delicato brodo vegetale fumante e una bella spolverata di parmigiano reggiano: attenti a non bruciarvi la lingua, il brodo è molto caldo!
questo arrosto preparato con carne magra di maiale è tipico della tradizione italiana. La carne cotta nel latte diventa particolarmente morbida e saporita. Il contorno di patate al forno completa l'apporto nutrizionale della pietanza ricca di proteine. A scuola il 6 maggio troverete l’arrosto di lonza al latte lavorato con questi ingredienti per porzione:
lonza gr. 110, latte gr. 20, olio extra vergine d'oliva g. 3, carote g. 6, cipolle g. 6, farina, sale e rosmarino qb. Qualche consiglio per cucinarlo a casa: rosolate la lonza con l'olio a fuoco vivace (attenti a non bruciarla!), togliete la carne dalla pentola, che dev’essere adatta alla cottura in forno, aggiungete gli ortaggi e il rosmarino tritati, lasciate rosolare delicatamente il tutto. Mettete nuovamente la carne in pentola, salate, aggiungete il latte (già caldo) e qualche cucchiaio d'acqua (si può usare il vino bianco, se il piatto è destinato agli adulti). Completate la cottura in forno preriscaldato a 200°C per circa un'ora (il tempo è riferito ad 1kg di carne). Potete anche cuocere l’arrosto sul fuoco, ma dopo la rosolatura dovete abbassare il gas, coprire la pentola e fare attenzione perché il latte potrebbe fuoriuscire dal coperchio. In entrambi i casi, terminata la cottura, trasferite il sugo, che si è formato, in un pentolino in cui, aggiungendo un po’ di farina, sciolta con poca acqua fredda, possiate frullare il tutto in modo da realizzare una salsa vellutata. Tagliate la carne a fettine non troppo spesse, disponete sopra le fettine questa deliziosa salsina, servite il tutto ben caldo con le patate al forno e buon appetito!
Il primo piatto di oggi unisce l’atmosfera semplice e montana di questa regione con i sapori densi e preziosi della cucina francese. Preparate le crespelle con i semplici ingredienti che i nostri nonni sapevano usare sapientemente:
per 6 porzioni 300g di farina, 0,5 l. di latte, 2 uova più 1 tuorlo, 50 g. di burro. Sciogliete il burro, ma senza bruciarlo, nel frattempo stemperate in una ciotola prima la farina con il latte, poi le uova e mescolate con una frusta senza fare “grumi”, per ultimo il burro sciolto. Lasciate riposare per una mezz’ora circa. Scaldate una padellina anti aderente, leggermente unta con il burro, e con un mestolino versate la pastella cuocendola rapidamente su entrambi i lati. Preparerete così 12 crespelle. Da parte avrete tagliato a dadini il prosciutto (200g. circa) e la fontina (200g.) che costituiranno il ripieno delle crespelle. Le arrotolate e le disponete con cura in una teglia da forno. Preparate una besciamella che verserete sulle crespelle e mettete la teglia in forno caldo a 200°C per poco più di 10 minuti: devono essere ben dorate, ma non bruciate! E buon appetito!
Che cosa vuol dire “fricandò”? In un paese transfrontaliero la lingua riflette le inevitabili influenze dei “vicini di casa”: ecco quindi che, in origine, il piatto “fricassée de viande de veau” in francese, cioè carne di vitello in pentola, con l’andar del tempo dai locali stessi è stato abbreviato in “fricandeau” e poi storpiato nella scrittura in “fricandò” dai valligiani. Questa nutriente pietanza, preparata con carne di vitello a cubetti, dev’essere cucinata a lungo affinché la carne diventi molto tenera.
Per porzione servono 120g circa di vitello erbe aromatiche, brodo di carne e vino. Nella ricetta originale aggiungevano anche il lardo, ma noi non siamo in montagna! In una pentola adatta alla cottura prolungata (ghisa smaltata) rosolate a fuoco vivace, in un semplice soffritto, i cubetti di carne precedentemente infarinati, facendo attenzione a non bruciare né il soffritto né la carne, sfumate con il vino, aggiungete il sale (poco…), abbassate la fiamma, versate del brodo caldo poi, coperta la pentola, lasciate cuocere anche per due ore a fuoco basso, controllando di tanto in tanto che non “si attacchi al fondo” e aggiungendo un po’ di brodo se il sugo si asciuga troppo. Accompagnato con le patate il fricandò è pronto da gustare.
Il classico formato dei malloreddus è tra i più noti nel nostro paese: i gnocchetti sardi. La forma ovale a conchiglia rigata favorisce l’adesione del sugo ricco e saporito che gusterete a pranzo. Un sugo che amalgama i sapori del pomodoro con l’intensità della salsiccia, l’aroma delicato dello zafferano e il salato giusto del pecorino.
Ingredienti per porzione: 10g cipolla, 30g. pancetta (possibilmente del Campidano), 80 g. di pomodoro, 15g di pecorino, olio extra vergine 7g., aglio q.b., qualche grammo di zafferano, basilico e poco sale. Preparate il sugo semplicemente soffriggendo a fuoco basso aglio, cipolla e salsiccia fino alla doratura (OCCHIO a non bruciare niente!), aggiungete il pomodoro e lasciate cuocere aggiungendo zafferano e basilico. Nel frattempo cuocete i malloreddus in abbondante acqua salata, scolateli al dente nella pentola del sugo per farli insaporire, aggiungete il pecorino grattugiato, mescolando accuratamente per amalgamare bene tutti i sapori e buon appetito!
Semplici ingredienti associati per formare un secondo piatto saporito e colorato, comodo da preparare anche quando si ha fretta o nei pic nic estivi.
Ingredienti per porzione: 100g. di pisellini (surgelati vanno benissimo!), 15g. di pancetta, 5g. di cipolla, un uovo fresco, prezzemolo e menta q.b., olio extra vergine 7g., sale q.b. Iniziate a soffriggere la cipolla con la pancetta e appena ammorbidita cuocete e insaporite i pisellini, aggiungendo prezzemolo e menta. Appena i pisellini saranno “appassiti” mescolateli alle uova sbattute e versate il tutto in una teglia da forno per la cottura a 180°C per 30 minuti. Se avete poco tempo a disposizione, potete anche provare a fare il tortino come una frittata, ma dovete prestare molta attenzione quando lo girate per cuocere entrambe le parti. E’ ottimo anche freddo tra due fogli di pane carasau!
Se le più recenti linee guida per una corretta alimentazione consigliano il consumo di legumi in associazione ai cereali, i nostri bis e trisnonni già sapevano quanto un bel piatto di pasta e fagioli fosse un pasto sano e completo, che riscalda nei giorni freddi dell’inverno. L’origine della ricetta, che appartiene alla tradizione povera della cucina italiana, è attribuita a molte regioni, ognuna con una variante che la caratterizza
Oggi, 10 gennaio, ma anche il 7 marzo, potete gustare a tavola la ricetta della Toscana con questi ingredienti per porzione: fagioli borlotti o cannellini 50 g., patate 40 g., cipolla 6 g., erbe aromatiche: prezzemolo, rosmarino, alloro, salvia secondo il proprio gusto, pomodori pelati o passata 15 g., olio extra vergine d’oliva 5 g., brodo vegetale q.b., sale q.b. Mettete i fagioli secchi a mollo in acqua fredda la sera prima, poi lessateli in acqua calda con due foglie di salvia e un goccio d’olio. Preparate un battuto con la cipolla e gli aromi, fate rosolare brevemente i fagioli e poi aggiungete il brodo vegetale caldo salato e le patate tagliate a pezzettini molto piccoli e il pomodoro. Fate cuocere per circa 30 minuti. A questo punto prelevate circa metà dei fagioli e frullateli, poi riuniteli al resto in cui potete cuocere la pasta (meglio corta tipo ditalini, mezze penne o maltagliati), mescolando di frequente altrimenti si “attacca”. Se non avete tanto tempo cuocete la pasta separatamente e aggiungetela alla minestra a fine cottura per insaporirla bene. Prima di servire la minestra ben calda, aggiungete un filo d’olio extravergine d’oliva e magari una grattatina di pepe.
Che cosa si abbina bene con una minestra calda? Di sicuro un buon formaggio! La caciotta toscana che trovate oggi a pranzo come pietanza è forse uno dei più conosciuti. Preparata con latte di vacca e/o di pecora, viene messa a maturare per un tempo relativamente breve che va dai 15 ai 40 giorni, in forme tondeggianti, ha un sapore dolce, una consistenza uniforme e un colore bianco latte.
Proviene dalle diverse zone di montagna, di collina e di pianura della regione: dalle Alpi Apuane alla Garfagnana, dal Casentino alla Val d’Orcia, dal Chianti alla Maremma e ognuna ha una sua caratteristica di gradevole sapore legata al tipo di latte con cui è stato preparato il formaggio e alla stagionatura. Per gustarlo meglio, appoggiate piccoli pezzetti di formaggio agli spinaci caldi del contorno di oggi, la caciotta si ammorbidirà e sarà ancora più saporita. Non esagerate con le quantità: la porzione consigliata per adulto è di 80 g, un po’ meno per i bambini!! Il formaggio, di qualsiasi tipo esso sia, è sempre molto nutriente.
Un sugo semplice, tipico del Lazio, declinato in modi diversi nei vari paesi della regione, ma conosciuto e apprezzato sia in Italia sia all’estero. Recentemente ha acquisito la denominazione di prodotto agro-alimentare tradizionale ed è salito agli onori della cronaca a seguito del terribile terremoto che ha sconvolto una delle zone più autentiche del centro Italia: pochi cibi semplici ma molto saporiti.
La ricetta, originale del paese di Amatrice, utilizza il guanciale di maiale, lo strutto, il pomodoro e il pecorino; prevede questi ingredienti per ogni porzione: pasta (spaghetti o rigatoni) g. 80, pancetta fresca g. 15, pomodori pelati g. 65, cipolla g. 5, olio evo g. 3, sale qb, parmigiano g. 5. In un’ampia padella fate rosolare la pancetta fresca e la cipolla con poco olio: il tutto deve risultare ben dorato, ma non secco e bruciato, aggiungete il pomodoro e aggiustate di sale. Nel frattempo fate cuocere la pasta in abbondante acqua, scolatela al dente e versatela nella padella con il sugo in cui la farete insaporire a fuoco vivace. Servitela fumante con una abbondante grattugiata di parmigiano: i palati più “allenati” potranno aggiungere al sugo una spruzzata di peperoncino.
Questa pietanza è tipica del fast food nostrano: chi non ha mai assaggiato un bel panino con la porchetta, magari durante una sagra, una festa di paese o una sosta all’autogrill? La porchetta di Ariccia, amena località tra i colli romani, ha acquisito la certificazione IGP (identificazione geografica protetta) grazie alle caratteristiche e alla preparazione tradizionale risalente a più di mille anni fa.
E’ un saporito arrosto di maiale cucinato al forno con abbondante rosmarino, aglio e olio extra vergine d’oliva. Nel piatto a scuola avrete g. 60 di porchetta affettata, così anche voi bambini e bambine potrete preparare un bel panino appetitoso. Non dimenticate però il fresco contorno di finocchi, ortaggio stagionale ricco di sali minerali e fibra che completa il vostro pranzo.
un tuffo nel Rinascimento con un primo piatto che a Mantova, nella cucina illuminata dei Gonzaga, antichi precursori di Slow Food, si preparava nobilitando umili prodotti del territorio, come la zucca. Martedì 26 febbraio e poi il 29 aprile assaggerete i tortelli di zucca dal caratteristico sapore leggermente dolce, che nella tradizione mantovana e cremonese si consumano alla Vigilia di Natale.
Questa pietanza è uno dei componenti di una ricetta tipica della cucina povera lombarda: la “casoeula” un piatto in cui si mescolano sapientemente alimenti poveri (i ritagli del maiale) e il cavolo (ortaggio diffuso in tutto il territorio della Regione) in un insieme molto saporito e ricco, anche dal punto di vista calorico.