Cibo, commerci e ricette dal Medioevo al Novecento
nei documenti dell'Archivio Storico della Città di Torino
a cura di Luciana Manzo e Fulvio Peirone
La mostra si propone l'obiettivo di fornire
alcune informazioni sull'alimentazione dei torinesi dal Medioevo
al Novecento attraverso l'esame dei documenti dell'Archivio Storico
della Città di Torino. Le fonti principali sono i provvedimenti
adottati dalle autorità locali in materia annonaria per
controllare la fornitura dei generi di prima necessità
(principalmente pane, vino, carne) sia per soddisfare il fabbisogno
in condizioni normali, sia per far fronte a situazioni di emergenza,
dettate da carestie, guerre, epidemie. Grande attenzione era inoltre
dedicata al contenimento dei prezzi con il ricorso al calmiere.
Particolarmente elaborato era fissare la "tassa" del
pane, ossia il prezzo delle "miche" e dei grissini:
all'operazione che si protraeva per giorni e giorni e andava dall'acquisto
del grano, alla macina e infine alla confezione del pane, partecipavano
collegialmente rappresentanti dello stato e della città,
nonché delegati dei panettieri organizzati in università.
Numerose erano poi le disposizioni volte a controllare le condizioni
igienico sanitarie delle derrate alimentari, in particolare delle
carni, e a combattere le sofisticazioni. Ad essere tenuti sotto
vigilanza erano in particolare i beccai ai quali i regolamenti
reiteratamente imponevano di macellare solo animali sani e proibivano
di tentare frodi modificando l'aspetto delle carni: a tutela del
consumatore esistevano inoltre norme che imponevano che tutta
la merce fosse esposta sul banco di vendita che doveva essere
sgombro sui tre lati in modo che gli acquirenti potessero visionare
attentamente il pezzo prescelto.
Si sa che si mangia non solo per soddisfare un bisogno legato
alla sopravvivenza. Sulle abitudini alimentari incidono profondamente
fattori culturali, indicazioni dietetiche , precetti che mutano
nel tempo. Il cibo è dunque un fenomeno culturale e insieme
uno status symbol. In ogni tempo il cibo dei ricchi e il cibo
dei poveri sono diversi. Per avere informazioni sul cibo dei poveri
si è fatto ricorso alle diete per comunità reperite
negli archivi di alcuni istituti quali l'Ospedale di Carità
e l'Istituto agrario Bonafous.
Un'ampia scelta di menù di ristoranti torinesi dell'800
e una selezione di libri di ricette pubblicati tra la seconda
metà dell'800 e i primi anni del '900 documentano una realtà
per cui il cibo è anche un piacere, frutto di creatività
e gusto, inventiva e ricerca.