Una bella città, la Torino delle guide sin qui menzionate, sobria e ospitale, che non rivela i sussulti della povertà e il tormento del bisogno se non attraverso le elencazioni delle iniziative filantropiche e assistenziali, da cui si misurano nel tempo la generosità, l’attenzione e finanche la fortuna dei ceti favoriti dalla sorte: una città non priva delle suggestioni della storia e dell’arte, composta e operosa, che mostra l’ansia del benessere e la gratificazione del successo attraverso le registrazioni della crescita, anno dopo anno, della popolazione attiva. Ma la dimensione della ricchezza subalpina è forse ancora più facilmente rilevabile dalla lettura di alcuni specifici taccuini, che, con riferimenti sicuri, tra Sette e Ottocento, censiscono la proprietà di nobili e borghesi, delineando la mappa del patrimonio immobiliare.
Ricordo di Torino. 32 vedute, album fotografico, 1910 circa. |
Lasciati infine i luoghi e le cose, i monumenti e le architetture, la tradizione e le invenzioni, il visitatore, soccorso dal racconto più o meno accurato e colto dello strumento di viaggio, ripercorrerà con la memoria gli itinerari urbani ed extraurbani e ripeterà senza stancarsi il cammino attraverso i sentieri dell’arte, della storia, della scienza, tracciato nella guida che avrà custodito con affezione. Gli oggetti del ricordo – gli album-souvenir disegnati dai novelli vedutisti, così come le sequenze delle immagini catturate dall’obiettivo fotografico, o le serie ripetitive delle cartoline illustrate196 –, prodotti dalla fine dell’Ottocento, non senza gusto e ricercatezza ma con tecniche innovative, per il viaggiatore en touriste, gli rievocheranno invece il paesaggio della nuova Torino e «brani di città», confondendo come in un film «luoghi comuni»197 e dissimulate suggestioni.
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