Sistema Musica - Ottobre 2014 - page 12

sabato 18 ottobre
Auditorium Rai
Arturo Toscanini
ore 21
serie dispari, pari,
didomenica
Kremerata Baltica
Gidon Kremer
violino
Martha Argerich
pianoforte
Bartók
Divertimento per archi
Beethoven
Concerto n. 2 op. 19
Rondò a capriccio
op. 129
(trascrizione
di Victor Kissine)
Mozart
Concerto per flauto, arpa
e orchestra K. 299
(trascrizione
di Victor Kissine)
In collaborazione con
Fondazione
Renzo Giubergia
«N
on amano tutti la “leonessa della tastiera”
soprattutto per la sua intuizione sbrigliata, la stra-
ordinaria energia e l’inimitabile maestria? Chiunque
l’abbia sentita suonare Bach, Schumann, Chopin,
Ravel o Prokof’ev non lo dimenticherà mai». Que-
ste sono le parole che Gidon Kremer dedica nel suo
ultimo libro,
Letters to a young pianist
(per il mo-
mento ancora inedito in Italia), a Martha Argerich,
la pianista argentina con cui collabora da più di
venti anni. Una collaborazione fatta prima di tutto
di stima reciproca e poi di amicizia, che si rinnova
spessissimo – l’ennesima prova è sabato 18 ottobre,
all’Auditorium Rai –, e che non è affatto scontata. Se
è vero infatti che ultimamente Martha Argerich suo-
na con tantissimi musicisti diversi (certo non scelti a
caso, ma comunque con l’obiettivo di «avere com-
pagnia per combattere la solitudine del pianista»),
Kremer ha molta più prudenza nel decidere con chi
esibirsi o registrare dischi. Entrambi i musicisti, star
indiscusse, sono anche noti per essere molto schi-
vi ed estremamente selettivi. Kremer dipinge un ri-
tratto della pianista non condiviso da tutti: «Amo e
rispetto Martha Argerich, penso che lei si distingua
per la gentilezza e il calore che mostra alle perso-
ne attorno a sé; a quelle verso cui è favorevolmen-
te disposta». Appunto, Martha Argerich, a seconda
delle sue simpatie può essere la più dolce o la più
scorbutica donna del pianeta. Ma ciò che conta è la
musica: «Stare sul palco con lei – scrive Kremer nel
suo libro – è come essere catturati in un contagioso
campo di energia; è sempre un privilegio suonare
con lei. Sono fortunato a farlo spesso». L’accoppiata
Argerich-Kremer si è espressa non soltanto attraver-
so i concerti, ma anche in incisioni di importanza
storica, come le
Sonate
per violino e pianoforte
di
Beethoven registrate per Deutsche Grammophon tra
il 1994 e il 1995. Per Kremer la dote ineguagliabile
di Martha Argerich, che caratterizza la sua musica
quanto la sua vita, è la velocità: «So che ci sono
poche persone con quel temperamento e quella
brillantezza. Basta ascoltare i suoi tempi, la velocità
è parte della sua cifra stilistica». Il violinista lettone
aveva già avuto modo in passato di sottolineare l’in-
tesa che ha con la “leonessa”: «Non siamo una cop-
pia nel senso tradizionale del termine; e il paradosso
è che una coppia musicale può diventare molto più
intima di una coppia di innamorati».
Esibendosi prevalentemente con il suo ensemble
Kremerata Baltica, Kremer si impegna spesso nella
scelta dei solisti. In particolare, nel caso dei pianisti,
quando non lavora con Martha Argerich, si rivolge
ai più giovani (già numerose le collaborazioni con
Khatia Buniatishvili, per esempio) che ha a cuore
e ai quali del resto il libro è dedicato. Proprio la
pianista argentina è per i giovani pianisti il termine
di paragone che va preso a modello ma non imitato,
ammonisce Kremer: «Sostengo che vivere nell’om-
bra di una pianista unica e popolare come Martha
Argerich difficilmente porti una soddisfazione du-
ratura. Ti consideri attraente a essere venduto come
un suo gemello? Sei davvero tu?»
Anche dal punto di vista interpretativo, Kremer e la
Argerich sono una coppia perfetta: non solo precisi
e attenti al fraseggio, ma entrambi ironici allo stesso
modo (con quel ghigno – che, ovviamente metafori-
co, non traspare dal volto – di chi ha capito la musi-
ca che sta suonando e la padroneggia), si intendono
per vie magnetiche, non visive (si scambiano po-
chissimi sguardi durante l’esecuzione). Kremer, del
resto, quando parla di lei, fa spesso cenno all’ener-
gia che emana. In effetti la sensazione, guardandoli,
è che creino una sorta di cerchio magico in cui co-
municano beatamente e perfettamente e all’interno
del quale è ammessa forse soltanto la voltapagine.
Per fortuna quanto avviene nel cerchio è udibile e
godibile da tutti noi che ne restiamo fuori.
Martha Argerich
e Gidon Kremer
Nel cerchio magico della musica
di Federico Capitoni
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