Cittą di Torino

Museo della Frutta

“…frutti modellati così vivamente dal vero da scambiarli coi naturali…” – Francesco Garnier Valletti

Glossario

Raccolta
Raccolta di ogni sorta di segreti e Ricette le più importanti e necessarie che desiderar si possano dalli più antichi sino ai moderni Autori raccolti da Francesco Garnier di Torino nelle principali città e capitali del Europa tra Milano Vienna Berlino Parigi e S.t Pietroburgo e trascritti a S.t Pietroburgo da altri suoi manoscritti - 1846, Opera manoscritta, alla quale Francesco Garnier Valletti cominciò a lavorare durante gli anni trascorsi presso le corti europee. Trattasi di una miscellanea eterogenea di annotazioni, appunti e – in qualche caso – stralci di giornali, che abbracciano gli ambiti più disparati del sapere: dall’agricoltura ai rimedi naturali in campo medico, dai metodi di conservazione dei cibi (frutta, uova, farine, ecc.) alle nuove tecniche di coltivazione, dalle varie tecniche di doratura e pittura ai procedimenti per creare nuovi colori e via dicendo. Particolarmente interessanti risultano essere le ultime pagine della Raccolta con un dizionario fonetico italiano (piemontese perlopiù) – russo compilato durante il soggiorno a San Pietroburgo. Il manoscritto era sicuramente ritenuto molto prezioso dal suo autore, come egli stesso ha dichiarato in più passaggi.
[fonte: P. Costanzo, I segreti della tecnica di Francesco Garnier Valletti, in: Daniele Jalla (a cura di), Il Museo della Frutta “Francesco Garnier Valletti”]
Ravagli Marco [notizie: 1933 – 1935]
Titolare, di un laboratorio “docimastico” orafo sito a Torino in via Goito 8. La docimastica [dal greco dokimastikós – atto a saggiare, a provare] è un metodo per determinare la quantità di metalli componenti una lega o contenuti in un minerale. Nel 1933 la Stazione acquista presso questo laboratorio, in due forniture, l’una dell’agosto, l’altra di ottobre, quattro qualità di uve, una testa d’ape e un fiore di melo, 36 esemplari di susine, 50 coppie di esemplari di ciliegie e 24 funghi su sei piedistalli. L’anno successivo, dallo stesso laboratorio, che nel frattempo si è trasferito in via San Quintino 21, viene acquistata una “collezione dei più importanti frutti mangerecci e velenosi: 30 varietà al prezzo convenuto di 500 lire e una serie di 7 esemplari di cipolle e un sedano di Namburgo per 115 lire”. Nel 1935 è la stessa ditta a fornire 23 modelli di putrefazione delle mele per 414 lire: di ottima fattura, il loro prezzo è proporzionalmente doppio rispetto a quello pagato per i frutti di Garnier Valletti nel 1927.
[fonte: D. Jalla, La collezione della Regia Stazione Chimico-Agraria di Torino, in: Daniele Jalla (a cura di), Il Museo della Frutta “Francesco Garnier Valletti”, Milano, Officina Libraria, 2007]
Regio Museo Industriale di Torino
Il Museo Industriale Italiano di Torino è istituito nel 1862 da Vittorio Emanuele II con Regio Decreto, alle dipendenze del Ministero dell'Agricoltura, Industria e Commercio, per l'iniziativa di Giuseppe Devincenzi (1814-1903) che ne è il primo direttore. Senatore, competente in questioni di commercio, industria e lavori pubblici, Devincenzi vuole riprodurre in Italia un'istituzione sul modello del South Kensington Museum di Londra e del Conservatoire des Arts et Métiers di Parigi. Scopo del museo è promuovere l’istruzione industriale e il progresso delle industrie e del commercio. Il primo nucleo delle collezioni, raccolte dallo stesso Devincenzi a Sheffield, viene inizialmente collocato presso il Museo Civico torinese di via Gaudenzio Ferraris. Soltanto nel 1868 il museo trova la dimora definitiva nel seicentesco palazzo del Monastero delle Convertite, poi sede dell’ex Ministero della Guerra, in via dell’Ospedale 32 (attuale piazzale Valdo Fusi). Negli anni 1905-6 il Museo Industriale e la Scuola di Applicazione per gli Ingegneri si fondono per formare il Politecnico di Torino.
Roda Marcellino (1814 – 1892) Roda Giuseppe (1854 – 1892)
I fratelli Roda costituiscono un riferimento importante nel panorama del giardino piemontese ottocentesco.
Ricchi di esperienze di viaggio, studio e confronto, dividono la loro attività fra il settore dei parchi pubblici e quello dei giardini privati e di corte. Figli di un giardiniere di corte, dopo aver studiato presso l’Orto Botanico di Torino, Marcellino è nominato giardiniere capo al castello di Racconigi, coadiuvato dal fratello Giuseppe. Destinati da Carlo Alberto a succedere a Xavier Kurten (?-1840) nella direzione del parco di Racconigi, dopo aver compiuto studi di paesaggio e topografia a Torino e Milano tra il 1840 e il 1843, i fratelli Roda, a spese della Real Casa sabauda effettuano un viaggio nel Lombardo Veneto, in Austria, Ungheria, Germania, Belgio, Olanda e Inghilterra per studiare l’arte dei giardini e l’amministrazione delle grandi tenute agricole. Nel 1854, partecipano al concorso d’idee per la progettazione del Parco del Valentino a Torino. Marcellino Roda, posto alla direzione del parco di Racconigi sino al 1859, è destinato in seguito alla direzione dei giardini e beni della Corona a Monza, sino al 1869, quando si ritira a vita privata a Torino, poco prima della sua nomina a direttore dei giardini del Comune di Torino. A Marcellino e Giuseppe Roda si devono anche numerose opere di manualistica.
[fonte: R. Allio, Gli Orti sperimentali dell’Accademia di Agricoltura di Torino, in: Daniele Jalla (a cura di), Il Museo della Frutta “Francesco Garnier Valletti”, Milano, Officina Libraria, 2007]
Rozier Jean Baptiste François (Lione, 1734 – 1793)

Forse il più celebre degli agronomi francesi della sua epoca, nasce a Lione nel 1734. Dopo gli studi in seminario si dedica alla ricerca scientifica. È insegnante presso la prima Scuola di veterinaria francese, aperta a Lione nel 1761, all’interno della quale costituisce il primo giardino botanico della regione. Costretto ad abbandonare l’insegnamento, si ritira nella tenuta di famiglia, stringe amicizia con Jean-Jacques Rousseau e pubblica numerosi studi di botanica. Nel 1771 si trasferisce a Parigi, dove acquisisce la proprietà del “Journal de Physique”, di cui è direttore per un decennio, durante il quale la redazione della rivista diviene un luogo d’incontro,di scambio e di conoscenze per gli studiosi di tutta l’Europa. Protetto dal ministro Turgot, svolge missioni di studio per conto del governo in Francia e in Olanda. Negli anni Ottanta dà inizio alla pubblicazione dei primi volumi del Cours complet d’agriculture, che sarà completato dopo la sua morte. Tornato a Lione nel 1787, vi apre l’École pratique d’agriculture. Parteggia per la Rivoluzione; viene ucciso durante il bombardamento di Lione nella notte tra il 28 e il 29 agosto 1793.
[fonte: S. Montaldo, I Burdin. Una dinastia di vivaisti tra Savoia e l’Italia, in: Daniele Jalla (a cura di), Il Museo della Frutta “Francesco Garnier Valletti”, Milano, Officina Libraria, 2007]

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