L
a De Sono riparte da Vivaldi. Questa l’etichetta
della nuova stagione, con gli Archi De Sono con-
certati da Alessandro Moccia. Per la formazione
da camera, con il suo solito e consolidato mix di
giovani borsisti e prime parti affermate, non è cer-
to una novità; ma il grosso del repertorio, finora, è
passato attraverso il Novecento. L’occasione è dun-
que ghiotta per maturare una bella esperienza in un
terreno poco esplorato dal gruppo.
Con Vivaldi si viaggia nella Venezia barocca, quella
città che stava insegnando al mondo tante cose, pri-
ma su tutte la verticalità visiva del linguaggio musi-
cale. Basta visitare qualche monumento di Venezia
per rendersene immediatamente conto. Ogni volta
che si alza la testa, è molto probabile che compaia
un affresco di Tiepolo. Succede a San Domenico, a
San Rocco, nella Scuola Grande dei Carmini, nella
Chiesa dei Gesuati. Tutti edifici in cui la pittura ser-
ve per dare l’impressione all’osservatore che dietro
quel soffitto vi sia qualcosa di molto più elevato,
qualcosa che sconfina nell’imponderabile dimen-
sione del trascendente. Per la Venezia tra Sei e Set-
tecento, tutta impegnata a trovare un modo per fare
della spiritualità il pane quotidiano di ogni cittadi-
no, quella spinta verso l’alto era vitale; le architettu-
re barocche, tra una calle e l’altra, sorgevano come
momenti di osservazione forzata, tappe necessarie
per rivolgere verso l’alto gli occhi ancora intorpiditi
dall’ombra dei viottoli appena percorsi.
Anche la musica doveva dare il suo contributo.
Ogni preferenza andava verso l’alto, verso il timbro
acuto delle voci femminili (o dei castrati), verso la
brillantezza smagliante dei nuovi violini, gli stru-
menti che finalmente trovavano uno spazio prota-
gonistico, scrollandosi di dosso il peso dei fiati. Gli
accordi, sempre più vincolati alle leggi del sistema
tonale, erano le fondamenta di una costruzione
che slanciava verso l’alto le note della melodia. E
San Marco si riempiva di musicisti che facevano la
fortuna della chiesa e insieme del nuovo repertorio
strumentale: le sonate, vale a dire composizioni “da
sonare” in contrapposizione alle opere “da cantare”
(le Cantate, appunto).
Vivaldi si distinse per il contributo fondamentale
apportato al genere del concerto: altra specialità di
Venezia, poi esportata in tutta Europa. La culla, an-
che in questo caso, fu la chiesa di San Marco, con i
suoi ampi spazi, ideali per una scrittura musicale alla
ricerca del “
cum certare
”, ovvero “lottare insieme”
esprimendo un confronto serrato tra parti divergenti.
All’inizio del Seicento l’idea era strettamente legata
alla dislocazione nello spazio di gruppi strumentali
separati; poi progressivamente prese forma un gene-
re autonomo, in cui il botta e risposta nello spazio si
trasformava in un dialogo serrato tra una sezione so-
listica (tre, o quattro strumenti) e l’insieme orchestra-
le. I Concerti grossi di Corelli, Geminiani, Mascitti e
Vivaldi
rispettano tutti questo caratteristico schema
formale, una pellicola in bianco e nero nella quale
non sono previste sfumature cromatiche.
Il programma propone una bella passeggiata pro-
prio attraverso queste pagine, privilegiando le com-
posizioni in cui il dialogo è la benzina della scrittu-
ra. Si parte dall’euforia contagiosa del
Concerto per
2 mandolini
e si arriva alla malinconia fascinosa del
Concerto per fagotto in mi minore
, con il giovanissi-
mo borsista della De Sono Raffaele Giannotti (clas-
se 1995). In mezzo però tanti altri colori vivaldiani:
il
Concerto per violino e archi RV 277
affidato ad
Alessandro Moccia (nella doppia veste di solista e
concertatore), il
Concerto per 2 violini in la minore
nell’interpretazione delle due prime parti Moccia e
Righetti, e infine una selezione di Sinfonie per en-
semble d’archi.
martedì 14 ottobre
Conservatorio
ore 20.30
Archi De Sono
Alessandro Moccia
violino solista
e concertatore
Roberto Righetti
violino
Raffaele Giannotti
fagotto
Amelia Saracco
mandolino
Margherita Caputo
mandolino
VIVALDIANA
Vivaldi
Sinfonia da
La Sena festeggiante,
Serenata RV 694
Concerto per violino e
archi RV 277 (
Il Favorito
)
Concerto per fagotto e
archi RV 484
Sinfonia RV 169
(
Al Santo Sepolcro
)
Concerto per 2 mandolini
e archi RV 532
Concerto per 2 violini
e archi RV 522
Sinfonia RV 112
(
Il delirio fantastico
)
guida
all
’
ascolto
Il concerto è preceduto
da una presentazione a
cura di
Andrea Malvano
di Andrea Malvano
La De Sono riparte da Vivaldi
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