V
ola vola vola
è un continuo rimbalzare fra canzoni di tradizione e d’autore, tra voci e strumenti, tra organetto
e chitarra battente, zampogna e flauti, mandola e tamburelli, violino a tromba e ciaramella, ma anche batteria,
contrabbasso, viola, piano, chitarre. È una festa. Popolare.
Ambrogio Sparagna è una colonna del folk italiano, figlio e nipote di musicisti tradizionali, etnomusicologo, orga-
nettista, mente di molti progetti. L’Opi, ovvero Orchestra Popolare Italiana dell’Auditorium Parco della Musica di
Roma, nata nel 2007 e diretta da Sparagna, è un ensemble di strumentisti e strumenti della nostra musica tradizio-
nale. Francesco De Gregori è Francesco De Gregori, e qui fa l’ospite di riguardo.
L’idea è forte e semplice: alternare come fossero un’unica cosa brani del repertorio popolare a quelli di De Gre-
gori e di Sparagna, che amalgama, arrangia e dirige. La prima data è stata a Roma il 1° ottobre dell’anno scorso
all’Auditorium, in un clima da grandi e insolite occasioni, con tutti emozionati e a loro agio. C’era pure il Coro
Popolare (cento voci) diretto da Anna Rita Colaianni e, come ospite, Maria Nazionale, vessillo del neomelodismo
napoletano. Da lì un’abbondante manciata di date fra primavera ed estate e un disco tratto da quella prima volta.
È un concerto rigoglioso e rigoroso, con ottimi musicisti: uno per tutti, Raffaello Simeoni, anche splendido can-
tante. C’è musica e musicalità (e colori, ritmi, coinvolgimento anche fisico) ma anche i racconti e la memoria che
stanno dentro ai testi, alcuni da cantastorie.
De Gregori quasi immobile, Sparagna quasi dappertutto. Il primo, impeccabile e spesso in scena, fa parecchi
suoi pezzi, pescati fra i più adatti allo scopo e meritoriamente fra i meno noti. Unico classico:
Santa Lucia
; per il
resto perle seminascoste come
La ragazza e la miniera
,
Terra e acqua
,
San Lorenzo
,
La casa
,
Babbo in prigione
,
Ipercarmela
,
Sotto le stelle del Messico a trapanar
e
Volavola
, che dà il ti-
tolo a tutto e riprende un canto tradizionale. De Gregori canta anche
qualche brano di Sparagna, qualche tradizionale e alcune terzine
della
Divina commedia
, come già anni fa alla Notte della Taranta.
Il cantautore romano è artista dalle molte collaborazioni, segno
dell’esigenza di scambiare e cambiare. Alcune proprio nel mon-
do popolare, che ha dentro da quando ha iniziato a fare musica,
ai tempi del Folkstudio e ai tempi di un tour come chitarrista
con un nome importante per le nostre radici musicali come Ca-
terina Bueno. Ma ci sono stati anche
Il fischio del vapore
inciso
con Giovanna Marini una decina di anni fa e gli incontri proprio
con Sparagna, a partire da uno spettacolo radiofonico, a inizio anni
Novanta, con due brani sull’immigrazione. Sparagna poi ha suonato
in
Fine di un killer
(dall’album
Prendere o lasciare
del 1996) e nel tour
successivo di De Gregori, che ha ricambiato cantando nell’opera
La
via dei Romei
dell’organettista.
Ma qui la collaborazione è particolarmente sostanziosa e sug-
gestiva. Si sente il divertimento e si sente l’amore per questa
musica, spesso sconosciuta se non misconosciuta, tranne
taranta, pizzica e poco altro. Strana questa cosa: negli
Stati Uniti campano ancora di blues, in Portogallo di
fado e così via. Noi no, noi non abbiamo ancora ca-
pito la ricchezza che abbiamo da Nord a Sud e che
potrebbe rigenerare e caratterizzare tutta la musica
del nostro Paese. De Gregori ci ha spesso attinto,
ma è un caso più unico che raro: qualcosa ha fatto
Fossati, qualcosa la Consoli, ma l’elenco potrebbe
quasi finire qui.
È che la musica tradizionale non è solo conservazio-
ne, è anche trasformare, rimescolare, assorbire, è cam-
biata e può cambiare ancora, come in
Vola vola vola
.
Son cose che abbiamo dentro, se solo ci guardassimo.
E ci sentissimo. Dentro.
In volo con De Gregori
e Sparagna
di Enrico Deregibus
domenica 9 settembre
Teatro Regio
ore 21
Ambrogio Sparagna
Orchestra Popolare
Italiana
Con la partecipazione
straordinaria di
Francesco De Gregori
VOLA VOLA VOLA
CANTI POPOLARI
E CANZONI
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