A fine Ottocento, si trovarono così riunite nella zona tutte le principali istituzioni della ricerca botanica e agronomica del tempo.
L’Orto Botanico, che, erede naturale dell’orto dei semplici, di epoca medioevale, costituiva un importante centro di ricerca universitaria, dedicato allo studio e alla classificazione delle specie vegetali, sia a scopo botanico che medico.
Rimangono, oggi, a testimonianza di quel periodo, oltre che le colture e gli erbari, anche le mirabili tavole della Iconographia Taurinensis.
I vivai Burdin che, benché costituissero un’iniziativa commerciale, erano comunque strettamente connessi con lo sviluppo della ricerca in agricoltura.
Il Parco del Valentino fu poi tra i primi grandi parchi pubblici italiani. La città, infatti, nei suoi progetti di espansione, aveva dato particolare rilevanza allo sviluppo del verde. Non a caso, la direzione dei giardini venne affidata a personalità di rilievo, come i fratelli Marcellino e Giuseppe Roda.
Tutto questo, comunque, era già una tradizione consolidata per il Piemonte, dove avevano lavorato i migliori architetti di giardini ed era già nata una Scuola per giardinieri che mantenne a lungo alto il prestigio di Torino con i suoi parchi e alberate.
La Stazione Sperimentale di Chimica Agraria, infine, che estendeva la ricerca, progressivamente, dall’orto al laboratorio, al servizio della scienza, ma anche degli agricoltori. Operava, infatti, anche contro le frodi alimentari ed ebbe il merito – negli anni Venti e Trenta del Novecento – di elaborare la cartografia agrogeologica utilizzata per razionalizzare maggiormente lo sfruttamento dei terreni agricoli.
Estese in seguito, la sua attività alla conservazione dei prodotti agroalimentari per mezzo del freddo, attrezzando negli scantinati di via Ormea il primo frigorifero sperimentale del paese.