Oltre alla ricostruzione della storia del quartiere San Salvario, il Museo ripercorre, nelle sue fasi essenziali le vicende della Stazione Sperimentale di Chimica-Agraria, di cui viene ricostruita la storia in una serie di locali in cui sono stati idealmente riallestiti gli ambienti di via Ormea 47: i laboratori di analisi, le sale della collezione pomologica, la biblioteca, l’ufficio del direttore.
Gli arredi, gli strumenti, gli oggetti accuratamente recuperati, catalogati, restaurati, propongono in un’ideale sequenza cronologica le principali fasi di sviluppo della Regia Stazione: le sue ragioni d’essere, le sue attività, le ricerche effettuate, il mutare degli indirizzi e degli interessi, in un arco di tempo che va dal 1871, data della sua costituzione, sino ai giorni nostri.
La ricostruzione di questa singolare storia offre l’opportunità di riflettere in modo più consapevole sul tema della biodiversità, sulle forme di sviluppo della produzione e del consumo dei prodotti agricoli, temi di grande attualità e rilevanza per il futuro.
Fin dai suoi esordi, la Stazione fu istituzione di grande importanza, finanziata, oltre che dallo Stato, dal Comune e dalla Provincia, per gli studi che effettuava e i servizi che offriva alla comunità.
Tutti i temi affrontati nell’ambito della ricerca chimica vegetale e agraria con i risultati ottenuti sono statiregolarmente pubblicati e diffusi nel mondo scientifico, in Italia e all'estero, attraverso la pubblicazione degli “Annali della Stazione di Chimica Agraria”.
Nel 1871, quando fu fondata, la Stazione aveva sede presso il Regio Museo Industriale, situato in via dell’Ospedale 32 (oggi piazzale Valdo Fusi).
Divenne autonoma nel 1893 sotto la direzione di Alfonso Cossa per realizzare meglio i suoi obiettivi. Il Comune di Torino si assunse l’incarico di far costruire a proprie spese, in via Ormea, un edificio nuovo per ospitarla.
Nel 1897, la Stazione fu così trasferita da via dell’Ospedale a via Ormea 47, più vicino all’Accademia di Agricoltura e ad i suoi orti sperimentali, e soprattutto prossima all’Orto botanico e alla nuova “Città della Scienza”, dove si erano raccolte, nel frattempo, le facoltà scientifiche universitarie.