S
ettembre, a Torino, è il mese dei Festival; ma non di solo
MITO
gioisce la città. Il 9 settembre si inaugura, infatti, la nuova
edizione di
Torinodanza
: ne parliamo con Gigi Cristoforetti, di-
rettore artistico del Festival.
Iniziamo con qualche numero.
«Si inizia il 9 settembre e si finisce il 22 gennaio: questa nuo-
va edizione di
Torinodanza
presenta 17 spettacoli, per un totale
di 25 rappresentazioni, 8 prime nazionali, 3 coproduzioni, 15
compagnie ospiti provenienti da 7 paesi: Australia, Belgio, Cina,
Francia, Israele, Spagna e naturalmente Italia. Da non dimenti-
care il progetto
Défilé
che il 6 luglio ha visto danzare a Torino
800
amateurs
e circa 600 marionette, un
happening
che verrà
riproposto il 14 settembre a Lione».
Alla quantità corrisponde, come sempre nel vostro Festival, un
profilo qualitativo di altrettanto spessore. Che cosa non deve
perdersi il pubblico torinese?
«Il programma è variegato: difficile fare una scelta. Oltre alla com-
pagnia di Alain Platel, che presenta in prima italiana
Tauberbach
,
ci sarà anche Maguy Marin con una creazione
in progress
dal tito-
lo ancora in divenire. Ospiteremo anche
Golgota
, un meraviglioso
spettacolo nel quale Bartabas danzerà in scena con i suoi cavalli,
in dialogo con Andrés Marín, il grande ballerino flamenco. Un al-
tro incontro unico sarà quello tra Carolyn Carlson, la sacerdotessa
dell’improvvisazione e della composizione coreografica, con Eva
Yerbabuena, la nuova linfa del flamenco. Per una volta, in quest’in-
contro, la magia non starà solo nella coreografia ma soprattutto nel
dialogo tra due potenti personalità carismatiche. A fine settembre
proporremo
CIRCA,
una magnifica suite acrobatica dell’omonima
compagnia australiana, un capolavoro d’invenzione funambolica.
Si potrà vedere anche
Aide Memorie
, della Kibbutz Contemporary
Dance Company – per la prima volta a Torino –, una poetica rifles-
sione sulla Shoah. Questo è solo un assaggio, il Festival continuerà
con altre interessanti proposte fino a gennaio del prossimo anno».
Qual è la parola chiave di questa nuova edizione?
«Diceva Béjart: “Danzare vuol dire soprattutto comunicare, unir-
si, incontrarsi, parlare con l’altro della profondità del suo esse-
re”; in questa nuova edizione di
Torinodanza
è proprio il dialogo
l’asse portante della programmazione. Dialogo tra uomini e ani-
mali (lo spettacolo
Golgota
), tra spirito e materia (
Incontri
), tra
passato e presente (
Aide Memorie
), tra le arti (
Coup Fatal
)».
Questa edizione di
Torinodanza
vanta, per la prima volta, la
collaborazione con la Biennale di Lione, il festival di danza più
importante a livello internazionale. Qual è stata la più grande
sfida affrontata?
«Sicuramente quella di creare un cartellone inteso come pro-
getto, non un mero elenco di titoli fine a se stesso. È questa
progettualità che ha permesso “un racconto diverso”. La sfida
è stata anche quella di coniugare la dimensione internaziona-
le con quella strettamente legata al territorio. Sul primo ver-
sante la collaborazione con la Biennale de la Danse de Lyon
si configura come punto di partenza per ulteriori proposte
culturali. La consonanza disciplinare e artistica con Lione ha
prodotto grandi risultati, che hanno permesso la coproduzio-
ne di importanti progetti coreografici programmati simmetri-
camente a Torino e Lione. Sul piano territoriale, invece, si è
riusciti a coinvolgere 21 associazioni provenienti da 9 diversi
comuni piemontesi. Grazie alla loro partecipazione è stato
realizzato
Défilé
. Da sottolineare infine che l’intero progetto
organizzativo di questa edizione di
Torinodanza
è stato condi-
viso e sostenuto dalla Compagnia di San Paolo, oltre che dalla
Regione e dalla Città».
E per il futuro?
«Immaginarsi il domani è sempre un atto creativo, e nella
creazione c’è la scintilla di una visione ideale e un po’ utopi-
ca. Posso solo dire che il prossimo Festival sarà pari a questo,
ricco di sorprese».
intervista
Gigi Cristoforetti
«Dialoghi e incontri internazionali
per la nuova edizione di
Torinodanza
»
di Paolo Cascio
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