DNA Engine
Fa freddo.
Ma la Cavallerizza, dove si presenta in anteprima stampa BIG Biennale
dell'arte emergente, e' calda, piena di gente incuriosita da opere
e installazioni che fanno intuire come si stia modificando l'arte.
Anche
se e' un diario di bordo campale, veloce ed on line, non vuol dire
che si scriva solo in superfice; centrare anche il bersaglio della
questione e aprire (perché no? saro' brevissimo dopotutto) una finestra
teorica puo' avere senso, eccome. In questi casi (l'ultima volta
é stato alla Biennale di Venezia) m' interrogo su cosa sia e a che
cosa serva cio che chiamamo arte. E mi rispondo: serve a spiazzarmi,
a reinventare lo sguardo, la mia visione del mondo.
E in questo rientra anche la mia domanda di bellezza. L' arte e'
in fondo l'opportunita' per vedere il mondo con uno sguardo disponibile
alle modificazioni. Questo non significa solo trattare dell'arte
d'avanguardia che non esiste piu' (non credi? vogliamo parlarne?
batti un colpo via
e-mail), e' trattare di tutto il nostro sentire, dal rapporto con
le tradizioni (classiche e popolari) alle mutazioni del futuro digitale.
Significa comprendere che oggi, oggi 7 aprile 2000, in cui e stata
resa pubblica la notizia
della mappatura completa del genoma umano, il nostro DNA
engine, il motore del nostro codice genetico, diventa sempre
piu' importante indagare su come funzioniamo: noi, le nostre percezioni.
Misurarsi con l'arte che ci fa interrogare su cio' che vediamo e
sentiamo significa , in qualche modo, esplorarci. L'arte messa in
mostra da BIG funziona in questo senso, ancor piu' per il fatto
che gli autori sono fisiologicamente e culturalmente giovani: proiettati
in un futuro gia' attivo in questo presente accelerato ed inquieto.
(cain)
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