Diario di Bordo:
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19 Apr-26 Apr |
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Avviso
ai naviganti: si apre ufficialmente il Diario di Bordo. Navigazione rigorosamente a vista attraverso la rete (ovvero il paese ospite di Big 2002). Scampata la paura…, eccoci. 19/04/2002 comincia Big 2002. Ogni commento, consiglio, critica, curiosità sarà ben accetto. Basta scrivere a: diariodibordo@feem.it | |
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19 Apr-Inaugurazione BIG SOCIAL GAME…"un gioco che cerca di penetrare nelle vene del sociale".
Indubbiamente questo primo evento rispecchia appieno l'idea di fondo della
manifestazione. Suoni, colori, luci, ma soprattutto tanta gente. Giovani,
meno giovani, bambini, artisti, addetti ai lavori, autorità cittadine,
torinesi, ma soprattutto stranieri…una miscela variopinta che impressiona.
Nel clima a volte un po' "grigio" della nostra città…una ventata colorata
e multietnica fa subito arte! | |
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19 Apr-Inaugurazione Giulia (FEEM) | |
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19 Apr-Inaugurazione CHIAMPA BENEDICE LA BIG La Biennale non è iniziata alla 17. In Piazza Palazzo di città una folla composita attende l'arrivo del Sindaco.Il Diario di bordo presenzia e partecipa più o meno lucidamente. Arriva il Chiampa. Si presenta all'URP dove alcune bottiglie di spumante lo attendono. Flash, saluti, applausi. Due domande al volo. Al quesito sul rapporto tra arte e giovani il nostro primo cittadino ritiene che i tratti industriali della città si integrino visceralmente con l'animo artistico ed innovativo del giovane torinese senza creare alcuna diaspora. Alla querelle su come Torino abbia perso il Salone dell'Auto, il Chiampa risponde che il Big non corre il rischio di emigrare altrove in quanto la carica innovativa ben si concilia con le dinamiche della nostra città "magica".Il nostro sindaco chiosa con un pronostico quantomeno curioso: investe l'Inter, compagine milanese, del titolo di campione d'Italia. Non si augura insomma che lo scudetto ritorni sotto la Mole… Pier & Vale (FEEM) | |
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19
Apr-Inaugurazione WHITE EAGLES "Aquile bianche che si librano in volo per cogliere il grido di aiuto e trasformarlo in canto." Tra il cicaleccio della folla itinerante il Diario Di Bordo incontra le "White Eagles", allievi della classe IV D dell'Istituto Tecnico Commerciale "Quintino Sella". Riunitisi in un progetto di simulazione di impresa sotto l'egida della fondazione IG Students, la nuova classe dirigente ha prodotto un cd musicale con lo scopo di sensibilizzare e raccogliere proventi per l'associazione umanitaria "Caith Perù", una casa per le bambine invisibili delle Ande. Per chi volesse sostenere le "White eagles" nel loro volo umanitario e per difendere la condizione delle donne troppo sovente tenute in schiavitù, per motivi religiosi e non solo, può avere ulteriori informazioni all'indirizzo mail: White_eagles22@yahoo.it Vale (FEEM) | |
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19
Apr-Inaugurazione
PRONTI…VIA!! Eccoci partiti! Oggi pomeriggio è stata inaugurata la Biennale Internazionale dei giovani artisti. Nell'ampio cortile della Cavallerizza i discorsi del sindaco Chiamparino e delle altre autorità hanno dato il via all'evento. Addetti ai lavori, amanti dell'arte o esclusivamente degli appuntamenti "cool" ci siamo tutti ritrovati ad aggirarci curiosamente tra le molte installazioni originali e colorate di giovani stranieri. Questo il pubblico al primo appuntamento: una folla eterogenea per età, cultura, stile di vita, ma unita dall'interesse per ciò che è innovativo, anticonformista e "simpatico" . Luisa (FEEM) | |
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19
Apr-Inaugurazione
IL CERCHIO Attori. Scarpe gialle e vestiti neri. Uno stereo sul selciato. Oggetti simbolici. Colori. Un pubblico vario. Alcuni curiosi, altri divertiti, altri ancora passivi, chiedendosi forse quale sia il messaggio, infine un bambino, dapprima timidamente coinvolto, poi tra gli attori, protagonista. Tra i vari momenti della performance, uno in particolare si apre con un gruppo di artisti seduti in cerchio a compiere piccole azioni quotidiane, ognuno con un oggetto foderato di carta di giornale. Il passaggio di un cerchio intorno alla loro singola azione quotidiana li immobilizza. Ogni movimento è sospeso. Il cerchio ripercorre la traiettoria inversa ed è di nuovo vita. Il momento interattivo inizia, l'attore viene verso di te e senza parole ti passa il suo oggetto, tocca a te. Allora tu, con timidezza o audacia prendi il suo posto e sei protagonista. Esegui lo stesso pezzo e un sentimento prevale… sei come un artista che crea insieme ai molteplici veri artisti, la biennale. Vittoria (FEEM) | |
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19 Apr- I° Giorno WEB REPORT FROM TEATRO REGIO (Premessa) Gmk (FEEM) NEL CUORE DELLA "CITTÀ INVISIBILE" Vale (FEEM)
Mr Pier (FEEM) | |
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Apr-II° Giorno Ore 10 IL GIALLO DELLE <KARTONHAUS> Driiin, driiin… Sabato mattina, tempestiva telefonata al Diario di Bordo: "… Coosa? Ma sei sicuro? Ma da chi? Dove? Sparite?". Trafugate le kartonhaus, installazione dell'artista austriaco Oskar Leo Kaufmann. Chi mai potrebbe far sparire due casette in cartone perfettamente pieghevoli lunghe due metri per solo 12 kg di peso? Semplice, proprio coloro per i quali era stata progettata l'opera, due zelanti senzatetto che hanno potuto, inaspettatamente, apprezzarne l'utilità. Risolto il mistero, i nostri migliori complimenti all'autore dell'opera in perfetta sintonia con il Big Social Game, progetti artistici per migliorare la società, ma soprattutto la vita di coloro i quali ne hanno più bisogno. Le kartonhaus saranno messe in vendita nel bookshop della Cavallerizza, il ricavato devoluto ai senza fissa dimora delle strade torinesi. Happy end! Vale (FEEM) | |
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20
Apr- II° Giorno Ore 17.30 (circa) Piazza Castello THE TRANSTODAY PROJECTS (…l'arte in movimento) Elena (FEEM) | |
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20 Apr- II° Giorno Ore 18 Palazzo Madama "TIMELESS DREAMS"… MA È GIÀ INIZIATO? Il programma prevedeva l'inizio della performance alle 18 circa… dopo due ore non mi ero ancora resa conto se ciò che vedevo e sentivo erano le prove delle luci e dei suoni o se l'"installazione musicale" era nel suo pieno svolgimento. L'intento credo fosse quello di modulare, tramite computer, la voce della cantante turca Sadeec Tukoz in una serie di molteplici toni e sonorità, tali da creare suggestioni e immagini "senza tempo" (dal titolo dell'opera "Timeless Dreams"). Impressioni, critiche, significati….mah! in realtà non saprei… niente di quello che ho visto e sentito si avvicina minimamente all'idea più generale che abbiamo di musica, fatta di strumenti, melodie, accordi, tempi e ritmi definiti…ma forse lo spirito di questa biennale e il gioco che le sta dietro è anche questo…dimenticarci per un mesetto, e perché no, anche di più, i significati che comunemente diamo alle espressioni artistiche del nostro tempo e permettere al pensiero e all'estro di altri di stupirci, emozionarci, divertirci e anche deluderci…senza tentare a tutti i costi di trovare dietro alle opere dei messaggi precisi. Giulia (FEEM) | |
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20 Apr-II° Giorno NUOVI AUTORI PER BIG TORINO 2002 Cinema Massimo ore 16. Sala non propriamente affollata…Giovani registi
stranieri ci presentano cortometraggi molto diversi tra loro, alcuni trattano
argomenti personali mentre altri sono legati a caratteristiche peculiari
della società. Immagini che mostrano la realtà così com'è, immagini che
colpiscono, che denunciano, che fanno riflettere. Guardando questi documentari
mi è venuta in mente una frase di Godard scritta nel 1959 oggi più che
mai così attuale: "Ogni immagine è bella non perché sia bella in sé…ma
perché è lo splendore del vero". Big Social Game, lo slogan di questa
biennale, è il desiderio che l'arte e qui in particolare il cinema entrino
nella società e giocando, provino a cambiarne le regole.
MA COME STATE?! OLTRE. Difficile, forse anche ingeneroso, dare un giudizio critico su cortometraggi
così sofferti (per noi spettatori soprattutto) e intensi. I giovani registi
portano alla Biennale le proprie inquietudini tradotte in fotogrammi,
reportage o semplici ricordi di parenti scomparsi. Senza budget milionari
i "nostri" adoperano come effetti speciali forti sensazioni e denunce
di povertà autentiche e impressionanti; disagi sociali e struggenti memorie.
Paolo Manera, responsabile (in tutti i sensi) dei cortometraggi, terminata
la proiezione sulla giornata tipo di un operaio portoghese ("Corpo e meio"),
mi guarda negli occhi con aria smarrita esclamandomi il suo stupore: "Questi
(i registi) sono oltre!". Oltre il cinema (quello comunemente visto da
noi mortali), oltre gli schemi, oltre la normale soglia di comprensione
(in alcuni casi), oltre la traduzione simultanea spiccatamente piemontese.
Oltre. | |
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20
Apr-II° Giorno Ore 21 Piazza Castello A BUS TOUR E-XPLO Sabato sera aperta la pieghevole e pratica "scheda elettorale" (l'originale
programma tascabile di Big 2002 n.d.r.) l'occhio è caduto sulla performance
"A bus tour" griffata dagli e-Xplo, from Germany: un giro in pullman per
la città e per la cintura torinese con colonna sonora inclusa. A bordo
infatti ci pensano artisti visivi e musicisti a miscelare suoni oppure
flash di film realizzati in città. Noi del DdB non potevamo mancare per
il primo giro. Ritrovo in Piazza Castello, "salutati" dalla performance
"Timeless Dreams" di Palazzo Madama (vedi sopra), subito ci si accalca
verso le entrate del bus, ma un piccolo incidente tecnico ritarda la partenza:
ci sono problemi con una cassa caduta durante una frenata, prima di arrivare
al punto di partenza. Riparato il danno in pochi minuti, come nemmeno
ai box della Ferrari, tutto è ok. Prima di salire sul bus il nostro vate
Ciari "Brown" (suxvisore dei progetti musicali e telematici di BIG) dà
disposizioni sul tour, sfoggiando un inglese "very Oxford" per i molti
turisti curiosi che non vogliono perdersi un giro notturno per Torino.
Avviato il motore, il torpedone comincia il suo tour; allontanandosi dalla
Mole e dalla Torino patinata ecco i passaggi radenti a Savonera, Mappano,
Settimo, Venaria, Borgaro. Il volume ed il ritmo del sound mutano di zona
in zona, quasi da semaforo a semaforo. Diapositive nell'oscurità musicale:
le Vallette, il carcere, il cimitero generale, i luminosi ed ingannevoli
Mc Donald sparsi qua e là, una prostituta di colore sorvegliata dall'alto
da un George Clooney con occhiali scuri (Police!). | |
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20 Apr-II° Giorno AUGUSTA'S WAY Rumori, suoni indistinti e confusi, chiacchiere più o meno veloci, gossip
dell'ultima ora si accalcano all'ingresso del Paris Texas, il tutto condito
dall'insolita luce bluette dell'insegna "Nigerian girls", l'installazione
di Josep Maria Marin e Hide Kabanawa. L'interno è un brulichio curioso
di saluti, bicchieri, cocktails, donnine minigonnate, giovani artisti,
universitari in libera uscita o più semplicemente viveur delle serate
torinesi. C'è chi temporeggia sulle scale con dibattiti più o meno animati
sull' "happy end" serale e chi, più spavaldamente, si avvinghia guardingo
al bancone: mohito...bevi…bevi (Luisa docet), Cuba libre, gin tonic o
più comunemente birra si attardano tra le mani degli improvvisati "Raspelli"
dell'alcoolico. Tra la bagarre notturna si aggira sorridente Josep Maria
Marin, autore del video e del fumetto "Augusta's way" opera che prontamente
ci ricorda come la notte sia anche "safe sex". Al piano inferiore, tra
chi si abbandona lascivo sui tappeti colorati della saletta chill out
(togliersi le scarpe, please), il dj Paolo Ferrari, in consolle rigorosamente
leopardo style, ci propone la musica scelta da Augusta, ragazza nigeriana
protagonista del fumetto, l'installazione che ripercorre, in modo incisivo
ma sensibile, una testimonianza di immigrazione e prostituzione su strade
di sovente abbandonate al degrado. Con una lettera toccante e profonda
indirizzata alla madre, Augusta ci apre gli occhi, troppo spesso chiusi
o rivolti verso realtà sociali vissute come meno scomode, invitando noi
tutti a risponderle in un inedito gioco di ruoli, sicuramente artistico
ma soprattutto umano. | |
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Il dibattito partiva da una ricerca fatta dai due ragazzi per indagare sull'opinione della gente a proposito della modificazione genetica nel settore alimentare. All'incontro era presente una quindicina di persone, passanti ed esperti, tra cui il sig. Accotto, membro del CNR e responsabile della sezione di Virologia Vegetale. Anche se la discussione è iniziata facendo riferimento a terminologie ed indagini tecniche molto specifiche (come la resistenza ai virus che intaccano le piante o agli incroci tra le specie vegetali), l'intento di fondo era quello di confrontarsi sul tema più generale della sicurezza alimentare. Inizialmente l'incontro non è stato molto coinvolgente ed animato, forse anche per la difficoltà di comunicazione diretta tra lingue diverse; ci sembra però importante sottolineare come, all'interno di una manifestazione spesso legata a esibizioni più indirette, ci sia spazio anche per una forma di confronto, su temi attuali, più immediata ed esplicita. La BIG si dimostra, in questo modo, attenta anche alle opinioni dei suoi osservatori! Elena e Giulia (FEEM) | |
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21 Apr-III° Giorno ANTONIONI, COMENCINI E...SUCCHI DI FRUTTA Ore 20, cala il buio in sala che ci avvolge e subito ci rapisce, partono
i primi documentari. Ci portano indietro nel tempo, ci mettono davanti
la realtà del dopoguerra, la vita della gente umile, povera, la vita di
chi si trova ai margini della società come un fantasma, la vita delle
città distrutte, lacerate dal conflitto. Documentari brevi ma profondamente
toccanti, in particolare quello di Comencini sulla vita dei bambini orfani
a Milano. Unico neo della serata: la mia vicina di posto che ha pensato
bene di occupare il tempo della visione scambiando sms con il cellulare
sorseggiando un rumorosissimo succo di frutta! | |
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22Apr-IV°
Giorno Ore 19 Machè (Arci) "Ownership" incontro/dibattito con N55 (Danimarca) MA COME STATE?! (parte II) La Danimarca ha prodotto pochi gruppi musicali all'altezza, ha ispirato Walt Disney (!), ha un re simpatico, in campo sportivo due fratelli famosi (i Laudrup) e un portierone, Schmeichel, ormai alcolizzato ma ai tempi buon interprete del ruolo. I tre ragazzi danesi ospiti del Machè, raffinato circolo Arci, filosofeggiano sull'importanza della parola, e sulla deleteria concentrazione di potere. Tutto testimoniato in un libercolo dal titolo "about ownership to land". Una delle fanciulle intenta a spiegare il contenuto del proprio scritto è bellissima. E' questo l'aspetto più gradevole del cenacolo insieme al vino e agli aperitivi. Poche e interessate persone rivolgono domande al tridente che ribatte con commovente entusiasmo. Il potere non va concentrato in poche mani; la parola, usata in modo irresponsabile, è un'arma micidiale. Il ritorno ai valori primordiali è forse l'unica possibilità di redenzione. In tempi così difficili l'invito a fare un passo indietro è ben accolto. Il libercolo è interessante. Le domande rivolte ai nostri un poco meno. Vado via un poco disorientato ma felice. In fondo. Mr. Pier (FEEM) | |
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Apr-V° Giorno Ore 18 Piazza Castello TRAMS TAKEN AND TRAMS MISSED Insolito soggetto. Insolito mezzo: l'incredibilità dell'arte moderna. Gregg Smith ha raccontato attraverso piccole situazioni la sua visione, o la sua esperienza, della casualità degli incontri fatti sul tram. E, credo, dell'importanza che spesso incontri fortuiti possano avere. Tutto ciò Gregg l'ha detto saltando la corda - con conseguente fiatone- e ovviamente in inglese. Cari lettori, vi porgo le mie scuse ma... francamente non ho capito cosa volesse comunicare. Quale fosse il reale messaggio. Invito voi a darne un'interpretazione…mi raccomando… in chiave moderna! Vic (FEEM) | |
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Apr-V° Giorno Ore 12 Via Sant'Ottavio/ Via Verdi (di fronte a Palazzo Nuovo) "Job Center" UN DURO COLPO! Martedì ore 12, il DdB si dà appuntamento a Palazzo Nuovo per vedere una performance musicale…ma un intoppo imprevisto ritarda l'incontro. Cosa ci fa un muro di blocchi di cemento all'incrocio tra Via Verdi e Via S. Ottavio?…Sì. sì…; è proprio un "muro"! Lungo circa quindici metri ed alto quattro, con una porta di vetro scorrevole nel mezzo ed una scritta sopra che dice: "Job Center". I passanti si fermano incuriositi, qualcuno sbircia furtivo dai vetri della porta, come per vedere qualcosa, ma subito si accorge che non c'è niente di speciale! DAVANTI E DIETRO AL MURO NON SI TROVA NIENTE. Si può girargli attorno, scavalcarlo, entrare nella porta…ma non cambia nulla! Via S. Ottavio continua oltre, ed il "Job Center" rimane una parete spessa cinquanta centimetri, che si sa che esiste, ma non serve a niente e a nessuno. Con una chiara evocazione metaforica, l'artista del Kosovo Sislej Xhafa, cerca così di raccontare le prospettive lavorative dei nostri giorni (spiega un responsabile della BIG). Allora, forse, non è un caso che l'installazione si trovi fuori dall'Università di Torino: con freddo cinismo è come se quel muro prevedesse il futuro di molti studenti, ancora ignari di ciò che li aspetta. Quando abbiamo ricevuto questa spiegazione, ho incominciato a vedere quel simbolo con occhi diversi: da curioso e simpatico intoppo, si è trasformato in un pesante macigno! Elena (FEEM) Un'installazione geniale! Ad un artista kosovaro è venuta un'idea molto particolare: innalzare all'angolo tra via Verdi e via S.Ottavio un muro bianco, con in mezzo una porta in cui si puo' entrare e con sopra una scritta: job center . A prima vista qualcuno potrebbe non capire, domandandosi con superficialità il motivo di tutto questo, l'inutile costruzione in un punto così nevralgico e trafficato della vita universitaria. Se si riflette un po' ci si accorge che, entrando dalla porta, attraversando lo spessore del muro, ci si trova immediatamente dall'altra parte, di nuovo fuori . Non esiste il job center, non c'è lavoro da trovare. La collocazione di fronte a Palazzo Nuovo sottolinea il problema. Esci dal mondo degli studi, entri nel job center ed esci in un attimo, a mani vuote. Intelligente metafora no? Luisa (FEEM) | |
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Apr-V° Giorno Ore 12 esterno di Palazzo Nuovo "Platform Event" - eXplo
RESPIRIAMO Gli e-Xplo, progetto musicale tedesco, decide di ospitare i Plastic Flowers, gruppo torinese, che ricambia la cortesia con un'ottima performance. I ragazzi riescono anche nell'intento di far sembrare Palazzo Nuovo più accogliente. Paolo Mazzà, detto Gips, suona il basso quasi con disinteresse ma in modo convincente. Michele è il dj che gira i piatti seguendo Gips (adesso alle tastiere) e i campionamenti di batteria elettronica. A loro volta i nostri " fiori di plastica" ospitano un altro bassista, Alberto Mauro, e una voce notevole come quella di Sabina. L'approccio ricorda i Subsonica in versione funky. Sabina canta meglio di Samuel e ricorda Meg, voce e "corpo" dei 99 Posse. I fanciulli sono bravi e originali. Un bel sound, tenuto conto del fatto che eravamo all'aperto. I Plastic Flowers hanno già stampato un singolo dal titolo "Sex libre on the cuba" che mi riprometto di ascoltare. Mancavano all'appello il bassista del gruppo Simone e il chitarrista Alessandro. Il mio amico Manuel Agnelli afferma spesso di non provare simpatia per i civich. Sottoscrivo in pieno. Come si può cercare di fermare il concerto chiedendo ai ragazzi da chi hanno avuto il permesso per esibirsi??? Difficile che uno da casa affitti un pullman e porti tutta la propria strumentazione per suonare nel posto più affollato di Torino alle quattro del pomeriggio, senza il timore di attirare l'attenzione. Il cartello che pubblicizza BIG è enorme e in mezzo alla zona pedonale di Palazzo Nuovo. Ma forse ai vigili è sfuggito… Mr Pier (FEEM) foto9 [torna al menu] | |
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Apr-VI° Giorno Ore 17.00 Arena (Cavallerizza) "RE:route. La mappa di Torino dal punto di vista dei nuovi immigrati" Incontro/dibattito con Dominic Hislop e Miklòs Erhardt (Scozia-Ungheria) RE:ROUTE Il tema della conferenza verteva sul progetto (Re:route) svolto dai due autori: rappresentare la mappa di Torino attraverso interviste, fotografie, immagini e commenti realizzati da persone immigrate nella nostra città. Il dibattito ci è sembrato interessante e vivace, grazie anche all'intervento dello psichiatra e antropologo Roberto Beneduce e di Salvatore Bottari, educatore dell'Ufficio di Immigrazione del Comune di Torino. La discussione ha dato il via a riflessioni e considerazioni molto complesse che sarebbe riduttivo pensare di esaurire in poche righe. Ci sembra più opportuno, riportarvi le frasi che ci sono sembrate più salienti ed emblematiche. Miklòs: "ogni luogo appartiene a chi lo abita" Beneduce: "…la psicologa (ndr) ha parlato di immigrati "onesti e disonesti". Questa distinzione morale è un punto di vista inaccettabile, soprattutto per chi si occupa in maniera professionale del disagio e della sofferenza delle persone". B.: ( riferendosi al significato del progetto RE:route) "Il solo rendere possibile che coloro che sono spesso descritti e osservati abbiano, a loro volta, la possibilità di parlare ed esprimersi, ha in sé una grande potenza". B.: (il significato di switch ) "Il lavoro con gli immigrati è permettere loro di riscoprire una propria capacità di immaginazione, di memoria, e di gusto, di riportarli cioè da persone spesso considerate vittime passive a soggetti protagonisti". La forma artistica con cui Dominic e Miklòs hanno scelto di esprimere
il loro progetto è un sito internet accompagnato da un'installazione
all'Arena della Cavallerizza. In realtà gli stessi protagonisti
ammettono di non essere riusciti a concretizzare pienamente l'enorme quantità
di informazioni raccolte. Alla domanda su quale fosse il confine tra sociologia,
arte e politica nella loro esposizione, hanno risposto che in Re:route
poco importa questa distinzione perché l'attenzione è tutta
rivolta al contenuto e non si sofferma troppo a "giocare con l'arte". Elena e Giulia (FEEM) [torna al
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26 Apr-IX° Giorno EGGS ON EARTH - NICO & THE NAVIGATORS Come Samuel Becket in attesa di un immaginario Godot, la vita dei sette giovani interpreti berlinesi ruota intorno alle attenzioni di un latitante Mr.Fock. Alienazione, speranze disattese, pratiche dimenticate si incastonano nel microcosmo umano, dove l'interiorità celata dalla routine quotidiana traspare nel labirinto della parola. La finzione, la superficialità del mondo lavorativo esemplificato da cartelle rosse cariche di vacui pettegolezzi ma vuote di sentimenti, si scontrano con l'uomo messo a nudo (nel vero senso della parola!!!), laddove la nudità esibita non è altro che privazione dell'effimero e emergere dell'emotività sommersa ("Quando sarò padre?") ma tatuata nell'animo. Come monito all'esasperazione da carriera, "in shuttle verso la resa di se stesso", Nico and the Navigators, abilmente in bilico tra danza e teatro, ci regalano una piacevole serata all'insegna della riflessione (Memento..). Lungo e meritato applauso. Vale (FEEM)
L'inferno esiste. Non lo immagino come l'iconografia classica lo rappresenta, con diavoli e dannati avvolti dalle fiamme. Penso piuttosto ad un non-luogo dove la comunicazione diventa impossibile, la capacità di ordinare i pensieri in una sequenza logica risulta impraticabile. Una non-dimensione, se non quella della propria anima, che soffoca la mente fino a farla annegare. Senza soluzione di continuità. Questo è l'inferno che "Nico and the Navigators" mettono in scena sotto forma di giornata-tipo in un ufficio qualunque. Il non-rapporto tra padroni, impiegati e colleghi è un vortice che inghiotte tutti. Il dramma degli attori si insinua fra le poltrone di noi spettatori, indifesi e a disagio. Il percorso che NON compiono i soggetti non ha un vero traguardo. La strada è tortuosa e circolare. Ciclica. Ci si arrotola su se stessi. Per poi cadere nel vuoto. Senza atterrare mai. Gli attori sono molto bravi e la scenografia è appropriata. L'unica dissonanza sono i calzini corti che tutti i protagonisti indossano…(a voler essere precisi). Esco da teatro pensando che, per la prima volta, mi trovo ad essere in disaccordo con un mio idolo Fabrizio De Andrè: l'inferno esiste per tutti, non solo per chi ne ha paura. Mr Pier (FEEM) foto - video [torna al menu] |
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