NOTA PER LEGGERE LA MOSTRA
di Gabriella Ballesio
Durante il XVIII secolo la piccola colonia di stranieri
protestanti, stabiliti a Torino per esercitare i mestieri del commercio
e delle armi, trovò la possibilità di esercitare il proprio
culto sotto la protezione della Legazione britannica, che aveva cappellani
residenti oppure riceveva visite sporadiche dai pastori valdesi provenienti
dalle Valli, malgrado le proteste del clero e di parte della popolazione
torinese che mal tollerava la presenza di concorrenti provenienti dall'estero
negli affari.
Soltanto nel 1825 il ministro plenipotenziario del re di Prussia presso
la Corte sabauda, conte Waldburg-Truchsess, ottenne dal governo piemontese
il permesso di fondare una Cappella delle Legazioni protestanti, prussiana,
inglese e olandese, posta presso la propria ambasciata, dapprima in
via dell'Ospedale e dal 1848 nel Palazzo Bellora (fig. 2) tra la via
della Meridiana e il viale del Re, attualmente via Carlo Alberto e corso
Vittorio Emanuele II.
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I ministri delle Legazioni chiesero alla Tavola valdese l'invio di un pastore delle Valli che adempiesse la funzione di cappellano: Jean Pierre Bonjour dal 1827 al 1832 e Amedée Bert (fig. 38) dal 1832 fino al 1849, quando fu costituita la Chiesa valdese, ricoprirono questo incarico. La Cappella era riservata esclusivamente al personale diplomatico, agli stranieri e ai valdesi residenti nella città, ed era formalmente interdetta la presenza di cattolici ai culti.
Le Lettere Patenti del 17 febbraio 1848 (fig. 5) con cui il re Carlo Alberto concedeva ai valdesi i diritti civili e politici, pur sottolineando che l'esercizio dei culti diversi da quello cattolico erano solamente tollerati, provocò sentimenti di grande riconoscenza ed entusiasmo, soprattutto tra i membri della Comunità evangelica di Torino (fig. 3,4 e 7); i passi successivi furono la richiesta di aggregazione della comunità alla Chiesa valdese, fusione che avvenne non senza discussioni, e la decisione di costruire un tempio in una zona centrale della città.
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Le prime richieste di poter avere un luogo di culto pubblico proposte dei valdesi non furono prese in considerazione dal governo, e soltanto alla fine del 1850 il re Vittorio Emanuele II concesse l'autorizzazione all'acquisto del terreno e all'edificazione del tempio (fig. 8) nel quartiere detto della Meridiana, accanto al Valentino (fig. 9, 10).
Il generale inglese Beckwith (fig. 43) e l'industriale valdese Malan
(fig. 41) si incaricarono di realizzare il progetto, sia contribuendo
generosamente alla raccolta dei fondi, sia seguendo i lavori della costruzione,
il cui progetto fu affidato all'architetto Luigi Formento (fig. 11,
15 e 16) e la realizzazione all'impresario biellese Eugenio Gastaldi
(fig. 12), sia informando puntualmente la Tavola dei progressi dell'opera.
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Il 29 ottobre 1851 fu posta la prima pietra dell'edificio, con una cerimonia
a cui partecipò il corpo diplomatico, la comunità protestante,
i membri della Tavola valdesi e numerosi pastori delle Valli (fig. 17,
18), e due anni dopo, il 15 dicembre 1853 il tempio fu inaugurato (fig.
20, 21).
Dal 1850 la Tavola valdese aveva inviato a Torino il pastore Jean Pierre
Meille (fig. 40)
affinché si occupasse della nascente comunità di lingua italiana, composta principalmente da piccoli artigiani torinesi e da un gruppo di fuorusciti politici di vari stati della penisola che frequentavano i culti protestanti (fig. 23). Meille iniziò quell'anno la pubblicazione del settimanale "La Buona Novella" (fig. 17), organo dell'evangelismo torinese, e nel 1854 fu costituita ufficialmente la "Congregazione evangelica italiana" (fig. 25), che vide ben presto moltiplicarsi i propri membri e attività.
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La coesistenza della "Congregazione" guidata da Meille, teologicamente
formato dal "Réveil", con la "Paroisse Vaudoise"
affidata a Bert, esponente della teologia liberale tradizionale, fu
sin dai primi anni difficile e portò alle dimissioni di quest'ultimo
nel 1865, non senza frizioni e amarezze.
La consistenza numerica delle due comunità risultava essere nel
1883 di 555 membri per la Chiesa di lingua francese e di 473 per quella
di lingua italiana. Alla prima appartenevano ai valdesi d'origine stabiliti
a Torino per motivi di lavoro, vale a dire imprenditori, commercianti,
istitutori, impiegati, domestici e gli stranieri di varie nazionalità
(specialmente svizzeri, tedeschi, inglesi, ma anche olandesi e russi
di confessione luterana) che esercitavano nella capitale attività
bancarie, commerciali o appartenevano al personale diplomatico.
La Chiesa italiana raccoglieva personaggi di ceto più modesto,
sovente artigiani specializzati, provenienti anche dai dintorni della
città (fig. 24).
La tenuta regolare dei registri di battesimo, matrimonio e sepoltura iniziò con regolarità nel 1827, e dal 1850, in base al Regolamento per la tenuta de' registri destinati ad accertare lo Stato civile del 1837, i pastori ricevettero gli appositi registri prestampati per la stesura degli atti, forniti dall'Intendenza e vidimati dal Prefetto (fig. 31), in lingua francese e con l'indicazione del culto protestante.
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Nei primi anni di vita della comunità protestante l'assenza di
un cimitero in cui si potesse dare onorevole sepoltura ai non cattolici
costituì un problema non indifferente: l'alternativa all'inumazione
nell'area dei suicidi e dei morti senza battesimo era il trasporto della
salma in un paese delle Valli valdesi, subordinato a un'onerosa oblazione
agli ospedali cittadini. Soltanto nel 1843 il Comune concesse un'area
recintata nel cimitero generale (fig. 32). La consacrazione del cimitero
evangelico avvenne nel gennaio 1846.
Attorno alla predicazione e alla celebrazione degli atti liturgici si svilupparono altre attività, quali il Refuge, che svolgeva servizi di assistenza ai malati evangelici poveri, la scuola elementare, la biblioteca, le Sociétés des Demoiselles et des Dames pour l'Enfance pauvre (fig. 34, 35 e 36).
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Il culto evangelico è basato sulla lettura e spiegazione della
Scrittura, la cui centralità è sottolineata dalla presenza
della bibbia sul tavolo centrale. La versione comunemente adottata dalle
chiese valdesi alla metà dell'Ottocento era la Bibbia di Ostervald
(fig. 28), mentre la traduzione italiana del riformato lucchese Giovanni
Diodati (1601) era usata nel culto italiano (fig. 27).
I sacramenti sono quelli direttamente istituiti da Gesù Cristo,
il battesimo e la Cena del Signore: il conte di Waldburg-Truchsess legò
alla Communauté Protestante de Turin i calici e la brocca del
vino in argento per la comunione (fig. 29).
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Il tempio valdese entrò immediatamente nell'iconografia della
città, dalle stampe (fig. 19) alle nuove immagini fotografiche,
amatoriali (fig. 22) oppure commerciali.
David Peyrot, pastore della Paroisse dal 1895 al 1906 e appassionato
fotografo, lo fotografò nel 1899 in occasione del cinquantenario
dell'istituzione della comunità (fig. 26, 37), mentre la foto
del centenario della costruzione fu realizzata da Italo Hugon (fig.
45).