Il
racconto popolare del Miracolo dell'Ostia ha un posto di primo
piano nel Palazzo di Città, la cui ristrutturazione ha
luogo a partire dal 1659. Nella Stanza del Miracolo - ora del
Sindaco - la volta dedicata al Miracolo dell'Ostia, riprodotta
qui a fianco, è opera del pittore lorenese Charles Dauphin,
introdotto a corte dalla prima Madama Reale Cristina di Francia,
che dal 1653 aveva appoggiato la devozione dell'evento miracoloso.
"Il fregio con le vicende del Miracolo dell'Ostia si può
invece riferire alla mano di Giovanni Antonio Recchi […];
le scene sono risolte con un commento popolare del Fatto miracoloso
[…]; in questa occasione si intendeva fissare una sorta
di ex voto e i cartigli con le date avrebbero avallato il fatto
che si voleva appunto storicamente avvenuto: si parte dal 1453
per procedere al 1602 e al 1652, con gli episodi più significativi.
Ognuno avrebbe individuato i mercanti, ladri nel tempio, con cappelli
a larghe tese e i mantelli [1], l'ostensorio trafugato messo al
sicuro nei sacchi, in aperta campagna [2]; l'arrivo sulla Piazza
del grano, le ceste e le robbe legate alla meglio, da cui fuoriesce
la reliquia [3]; il mulo spintonato e incitato, intorno la gente
con i corsetti e le camicie alla buona; in primo piano profili
tipici dei lombardi, come nei Sacri Monti seicenteschi che offriranno
materia al racconto manzoniano; e procedendo, l'alternarsi della
processione che raccoglie la piccola folla intorno all'ostia liberata
[4]; Lodovico di Romagnano che firma coram populo l'atto del miracolo
[5]; il Vescovo che fonda la chiesa del Corpus Domini, presente,
a sinistra, Carlo Emanuele I che assiste a latere alla festa voluta
dalla Città e dalla Chiesa [6]; si costruisce la chiesa
pietra su pietra, e il Vittozzi, vestito di scuro, impartisce
ordini [7]; la solenne benedizione all'aperto con il Vescovo tra
una siepe di candelieri d'argento, in presenza di Cristina e del
figlio Carlo Emanuele, nel primo banco, e ancora, primo a sinistra,
tra i chierici, Filippo d'Agliè" [8]. |
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