Sistema Musica - Settembre 2012 - page 3

N
ella sua
Terza sinfonia
, l’
Eroica
, Beethoven fece
una cosa strana: verso la fine del primo movimento,
quando si sarebbe dovuti arrivare alla conclusione,
inserì un secondo
sviluppo
, un pezzo in più rispetto
alle abitudini, un momento di musica nuova, inattesa,
che spiazzava tutti. I direttori, le orchestre, gli
ascoltatori, quando arrivano a quel punto, di solito
condividono la stessa sensazione: si sentono spinti di
lato ed esclusi dallo scorrere della musica che sino
a quel momento li aveva fatti sentire protagonisti.
Qualcuno sostiene che lì Beethoven si era inventato
il cinema, e certo lavorò come un regista, non più
come un condottiero di note che trascinava tutto e tutti
con sé: il Maestro si mise a smontare le consuetudini,
scese dal cavallo in corsa e iniziò a osservare quella
musica che proseguiva in modo nuovo, affascinante e
curiosamente staccato dalla presa diretta. Se sino a quel
momento aveva fatto teatro, quel giorno Beethoven si
spostò alla moviola, e provò a montare un pezzo di
sinfonia seguendo un’alchimia fredda di musica oltre
la musica.
Il che non toglie nulla alla bellezza dell’
Eroica
, sia
chiaro, ma la illumina con una luce singolare.
Un po’ come accade alle nostre vite di uomini e donne
digitali: continuiamo a divertirci, a godere della vita,
a comportarci da protagonisti delle nostre esistenze
ma, in parallelo, ci fotografiamo, ci filmiamo, ci
commentiamo in continuazione, seguendo una curiosa
dissociazione da noi stessi che ci fa alternare realtà
vissuta e realtà rimontata, esperienza e narrazione.
Ho l’impressione che anche lo scrivere musica,
l’interpretarla, l’ascoltarla facciano oggi i conti con
tutto questo, e i giovani musicisti che ospitiamo sulle
copertine, con la loro parte di
Eroica
sull’iPad, sono lì
a ricordarcelo. Il futuro passa di qui, non ci sono dubbi,
e tanto vale imparare ad ascoltarlo.
Editoriale
Nicola Campogrande
Beethoven sull’iPad
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