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Parco Cavalieri di Vittorio Veneto - P.zza d'Armi
mq 151.800 -  mezzi pubblici: 4 - 5 - 10 - 17
Il giardino Parco Cavalieri di Vittorio Veneto, che su tre lati è incorniciato dai bei filari di platani e su quello verso lo stadio da bagolari, è sorto nel 1974 e misura 151800 mq. Ma per molti torinesi il nome di quest'area rimane quello di un tempo: Piazza d'Armi.
Nel corso dei secoli a Torino la "piazza d'armi" ha avuto collocazione variabile. La prima sorgeva nel cuore della città attuale, cioè piazza San Carlo. Poi si è spostata all'esterno della città. Fino agli inizi del '900 si estendeva per 30 ettari tra corso Montevecchio, corso Peschiera, corso Galileo Ferraris, Corso Stati Uniti, corso Einaudi e la ferrovia.
Come le due precedenti piazza d'Armi (dette di San Secondo, del 1874 e 1917), in gran parte coperte di ville e palazzotti con giardini,sparì sotto la spinta dell'espanzione edilizia per costruire una delle zone più belle ed eleganti di Torino. Per anni un certo avvocato Turbiglio sostenne con conferenze e opuscoli l'opportunità di predisporre sull'area che la città veniva acquisendo un parco popolare. Invece la costruzione dello Stadium, sorto nel 1910 tra i corsi Montevecchio, Castelfidardo, Einaudi e Duca degli Abruzzi (impianto enorme capace di contenere 70.000 spettatori, ma fu riempito solo due volte) e la controversa lottizzazione a ville del resto dell'area rimanente, rimandarono l'intento a zone più esterne: sarà infatti la revisione del piano regolatore nel 1913 a riaffermarlo con il sistema dei sei grandi parchi distribuiti in modo che la dotazione fosse ripartita tra le varie località. Nel frattempo il parco popolare negato su Piazza d'Armi è sostituito da "abbellimento urbano": una insolita parte di città (oggi una prte rimasta di questa viene vissuta come "isola pedonale della Crocetta") che poteva davvero stupire e incuriosire.
Questo spazio verde, si diceva, doveva essere "popolare" e non di "lusso". Per realizzare, almeno in parte, quest'area verde ci sono voluti 70 anni: oggi il parco ospita impianti sportivi (un maneggio militare, campi da bocce e da calcio), ma è ricco di alberi e di angoli ombrosi rilassanti.
Parco Rignon e Villa Amoretti a Torino - C.so Orbassano, 200
mq 46.200
mezzi pubblici: 2 - 5 - 12 - 58 - 62

Orari di apertura al pubblico:

dal 1° ottobre al 30 aprile          7.00 - 20:30
dal 1° maggio al 30 settembre 7.00 - 23.00
(in caso di eventi estivi)           7:00 - 24:00

La riconversione ad uso pubblico di ville e giardini storici, sia nella zona collinare sia nella zona piana, è stata una delle politiche perseguite dalla Città di Torino a partire dagli anni '30 del Novecento per realizzare quell'insieme di parchi e giardini pubblici definiti nel Piano Regolatore di inizio secolo, ma incrementati da una attenta volontà di creare un vero e proprio sistema di verde urbano. Villa Amoretti rappresenta esempi settecenteschi di ville suburbane, poste ai limiti della città fortificata, realizzate per il loisir di famiglie nobiliari legate alla corte sabauda.
Il Parco è ubicato all'interno della Circoscrizione 2 del Comune di Torino, tra Corso Siracusa - Corso Orbassano - Via Piscina e Via Filadelfia, ha altresì tre entrate a cancello, due situate in C.so Orbassano n.c. 200 e una in Via Piscina, che da accesso diretto a Villa Amoretti.
Il Parco Rignon, esteso su una superficie di 46.200 mq, è un raro monumento d'arte, natura e bellezza. Vi si trovano centri d'incontri, giochi di bocce, due aree gioco per un totale di n° 12 attrezzature ludico - motorie, una stupenda biblioteca e la sala giornali ubicata nell'aranciera ristrutturata per l'occasione.
I luoghi all'interno del Parco, hanno la consapevolezza del ruolo importante svolto dalle aree verdi, che come nell'800, ha una funzione estetica, paesaggistica, igienico - sanitaria (in quanto riduce il quantitativo di sostanze inquinanti emesse dalle attività industriali e del traffico cittadino), e di ricreazione (svago, passeggiate, educazione, gioco tramite l'utilizzo delle attrezzature ludico - motorie), funzioni del verde. Il verde al suo interno oggi, è curato e gestito dai Giardinieri Comunali, diretto dal Settore Verde Pubblico della Città.Nel XIX secolo era il padre dei fratelli Marcellino e Giuseppe Roda a curare il Verde di Villa Rignon e successivamente quello di Racconigi. Molto stimati da Carlo Alberto, i fratelli Roda, ebbero in Piemonte importanti incarichi di manutenzione e gestione dei Parchi, realizzati da illustri paesaggisti come il Pelagio Pelagi e il Kurten. Le loro esperienze sia dal lato Tecnico che culturale sono state ampliate durante i loro viaggi all'estero, ospiti di illustri paesaggisti dell'epoca.
Il Parco Rignon è anche una pausa di storia: un pezzo antico tra le strade moderne della periferia. La Villa tardo barocca del 1760, edificata dall'Abate Gianbattista Amoretti su progettodell'architetto Plantery racconta di un passato elegante in un luogo dove una volta "era tutta campagna". I giardini liberty dell'architetto Chevalley, del 1906, ricordano che questo passato signorile non è poi tanto lontano. Il termine Liberty sta ad indicare un movimento di rinnovamento in campo architettonico, e in quello delle arti figurative, cronologicamente collocabile tra il 1890 e 1910. Nel movimento Liberty gli architetti della Scuola viennese sono attenti a coniugare, modernità e funzionalità, con l'esigenza di creare giardini fruibili e gradevoli se pur con spazi ridotti. Il giardino Liberty, come diceva l'architetto francese Jean Claude Forestier, deve essere uno spazio intimo, famigliare, di riposo e distenzione, il prolungamento dell'abitazione, economicamente ridotto sia nella superficie che nei costi di manutenzione. Inoltre deve essere regolare con chiarezza e semplicità nel disegno, con largo uso di masse di colore nelle specie vegetali, arricchito con pergolati e scalinate.E' unanime la convinzione che il movimento Liberty, abbia avuto le sue origini in Inghilterra, già a partire dal 1880, il giardino negli utilizzatori, manifestava il desiderio di ritornare alla vita di un tempo, cioè del lavoro nei campi e il pieno contatto con la natura. Questo portò all'edificazione di abitazioni con il giardino, anche se di dimensioni ristrette.
Ritornando al Parco Rignon, il 27 maggio 1955 il Consiglio Comunale approvò l'acquisto del parco, nel 1957 questo viene aperto al pubblico, il 20 ottobre 1970 veniva deliberato l'acquisto anche della villa per conto della Città di Torino.
La biblioteca all'interno della villa fu inaugurata il 2 maggio 1977 e il 23 febbraio '07, è stata effettuata la seconda inaugurazione di ristrutturazione di "Villa Amoretti" e dell'Arancera che veniva utilizzata nella seconda metà del 1800, come luogo di ricovero per le piante a clima mediterraneo.
Il dono prezioso di questo verde, oltre che al Comune lo dobbiamo alla famiglia Provana di Collegno, ultimi proprietari della villa e del parco; ma la storia è plurisecolare e dobbiamo ripercorrerla indietro negli anni. L'edificio, prima semplice cascina, poi comenda ed infine villa, apparteneva alla famiglia Amoretti. La fortuna della casa è dovuta a Gianbattista Amoretti, un semplice prete, che dalla natia Oneglia era venuto a Torino prima della metà del Settecento. Egli riuscì ad entrare nelle grazie del favorito di corte Filippo d'Agliè e di conseguenza in quelle di Madama Reale e di Carlo Emanuele II. I servigi resi alla corte gli valsero alcune ricche abbazie e la cascina, che venne restaurata e ampliata. Quest'ultima passò in eredità al nipote Carlo Giacinto, che nel 1722 comperò il feudo di Osasio con il titolo di marchese. Gli esperti dicono che la villa Amoretti sia stata edificata al posto della comenda intorno al 1760 dal primogenito Giambattista di Osasio che morì poi nel 1766.
Dopo molte vicessitudini e cambi di eredità della famiglia dei Marchesi di Osasio, nel 1840 la proprietà passò al conte Paolo Luigi Rignon (da cui prese il nome). Nel 1912 il suo discendente, V. Rignon, demoliti i fabbricati rustici che si addossavano alla villa, ingrandì anche anteriormente il giardino, trasportandone l'ingresso in fregio alla stradale di Orbassano e costruì la nuova portineria e le ampie scuderie. Nell'ultima guerra la dimora ha conosciuto un certo declino. Attualmente la villa ospita la biblioteca del quartiere e nel parco, d'estate, a volte si tengono spettacoli.
I suoi muri perimetrali arrivano fino in corso Siracusa; nei locali dell'attuale AMIAT si vedono tuttora gli archi del fienile ove erano situate le scuderie. Nel salone dei "Centomila" (Il cui nome deriva dalla redazione giornalistica che occupava tale area) vi era, all'epoca, il remissaggio delle carrozze che ora è salone di quartiere sito in corso Orbassano 192/a.

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