Il 31 marzo del 2010 il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa ha approvato la Raccomandazione CM/Rec(2010)5, diretta agli Stati membri, finalizzata a combattere la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere.
Questa Raccomandazione costituisce un importante strumento di diritto internazionale sulle questioni LGBT. In essa, infatti, il riconoscimento dei diritti delle persone omosessuali e transessuali viene collocato nel più ampio contesto della tutela dei diritti umani. In particolare, nel preambolo della Raccomandazione, si afferma che «le persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali hanno subito per secoli e tuttora sono vittime di omofobia, transfobia e altre forme di intolleranza e di discriminazione, anche all’interno delle loro famiglie, - ivi compreso sotto forma di criminalizzazione, marginalizzazione, esclusione sociale e violenza -, in ragione del loro orientamento sessuale o della loro identità di genere, e che è richiesta un’azione specifica al fine di garantire a tali persone il pieno godimento dei loro diritti umani».
La Raccomandazione invita, pertanto, gli Stati appartenenti al Consiglio d’Europa ad ispirarsi nelle loro legislazioni e nelle loro politiche a una serie di principi e di misure volti ad assicurare i diritti umani alle persone LGBT nei diversi ambiti della vita familiare, sociale e lavorativa.
ILGA Europe (la divisione europea dell’Associazione Internazionale LGBTI) ha promosso un monitoraggio indipendente per verificare come le indicazioni e i suggerimenti contenuti nella Raccomandazione erano già stati recepiti e applicati nei vari paesi europei.
Per l’Italia il monitoraggio è stato eseguito, su mandato dell’ILGA, dal Centro Risorse LGBTI di Torino. Il Rapporto finale ha evidenziato la mancanza in Italia di adeguati provvedimenti legislativi e di efficaci politiche pubbliche sui temi dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere. E’ stata riscontrata in particolare l’assenza di una strategia generale e di un documento di programmazione: è stata dunque sottolineata l’urgenza dell’adozione di un piano nazionale di medio/lungo termine per l’attuazione di politiche antidiscriminatorie LGBT.
Per l’attuazione della Raccomandazione CM/Rec(2010)5, il Consiglio d’Europa ha promosso un programma sperimentale a cui l’Italia ha aderito attraverso il Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri e l’UNAR (l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) in qualità di focal point nazionale.
In questo scenario, nel biennio 2012-2013, il Dipartimento per le Pari Opportunità e l’ UNAR hanno elaborato la Strategia nazionale LGBT attraverso la collaborazione con le diverse realtà istituzionali, l’associazionismo e le parti sociali.
Nella fase di elaborazione della Strategia nazionale, l’UNAR ha, infatti, avviato una serie di tavoli di confronto a cui hanno partecipato rappresentanti dei Ministeri, della Conferenza delle Regioni, dell’ANCI, della rete RE.A.DY (la rete delle amministrazioni regionali e locali impegnate contro l’omofobia e la transfobia), delle associazioni dei datori di lavoro, delle organizzazioni sindacali e delle associazioni LGBT che compongono il Gruppo Nazionale di Lavoro.
Nel definire la Strategia si è mantenuto un approccio molto pragmatico, limitando il campo d’intervento alle misure realizzabili nell’ambito dell’attuale legislazione, pur nella consapevolezza dei problemi derivanti da un quadro normativo molto lacunoso che limita la tutela dei diritti delle persone LGBT.
In questa prospettiva, sulla base delle principali criticità evidenziate, sono stati individuati quattro ambiti strategici d’intervento : l’educazione e istruzione , il lavoro, la sicurezza e le carceri, la comunicazione e media. Per ciascuno di essi, sono stati definiti in modo semplice e schematico gli obiettivi e le misure specifiche da mettere in campo per promuovere la parità di trattamento e dare un forte impulso a quel processo di cambiamento culturale che è uno degli obiettivi della Raccomandazione del Consiglio d’Europa.
Inoltre, la Strategia non omette di considerare, sia nei principi sia nelle misure attuative, due aspetti importanti e talora connessi tra loro: il fenomeno delle discriminazioni multiple e la trasversalità delle questioni di genere. Così pure sono tenute in considerazione altre forme di discriminazione che riguardano le persone LGBT migranti, diversamente abili o anziane che spesso si trovano a vivere in una condizione ancora più grave di solitudine, marginalità sociale e vulnerabilità.
A seguito di un processo partecipato, la Strategia è stata presentata alle associazioni LGBT del Gruppo nazionale di lavoro il 14 febbraio 2013 e approvata con Decreto ministeriale il 16 aprile 2013: si tratta di un piano triennale (2013-2015) di azioni pilota coordinate e multidisciplinari.
Al fine di dare attuazione ad alcune misure della Strategia, coinvolgendo attivamente le amministrazioni locali, è stato siglato un Protocollo di intesa tra il Dipartimento per le Pari Opportunità e la Città di Torino, in qualità di Segreteria nazionale della rete RE.A.DY, a cui è seguito un Accordo di collaborazione per la predisposizione e la realizzazione di un piano di azioni nei quattro ambiti prioritari d’intervento (Educazione e Istruzione, Lavoro, Sicurezza, Comunicazione). Al tempo stesso, l’UNAR ha collaborato con altri soggetti pubblici o privati per promuovere ulteriori misure previste dalla Strategia.
Servizio LGBT
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