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2006 - "Il patrimonio come fattore di integrazione o esclusione?", sintesi delle Giornate di Pedagogia del patrimonio culturale, a cura della Fundación Uncastillo

22-24 settembre 2006

Le giornate sono state strutturate intorno a tre blocchi tematici: una parte generale dedicata a multiculturalità e integrazione, con il contributo di Miguel Melero, Carmen Ezpeleta del Centro Aragonese delle Risorse Interculturali (CAREI), Pablo Palomero di SOS Racismo. Un secondo tema è stato la partecipazione attiva dei cittadini con gli interventi di: Alejandro Dolz con il progetto realizzato a Cuenca "La scuola adotta un monumento", l'esperienza del Consiglio di Cordinamento Pedagogico di Barcellona riportata da Antonia Hernandez e Esteve Barandica, Ana Maria Navarrete di Hispania Nostra con l'iniziativa realizzata a Madrid "La città con occhi giovani". Infine abbiamo analizzato le proposte di educazione al patrimonio per favorire l'integrazione con il progetto "A Brera anch'io. Il museo come terreno di dialogo interculturale" presentato da Rosa Giorgi, l'esperienza della Fundación Internacional Yehudi Menuhin con il progetto MUS-E e "Arte per la convivenza", il progetto europeo CULTURA 2000 "Only Connect".

In primo luogo vorremmo chiarire la terminologia utilizzata nel titolo "Il patrimonio, fattore d'integrazione o esclusione?". Consideriamo in questo caso la parola integrazione non tanto come il risultato di un'influenza, e pertanto una modificazione della "cultura altra" da parte della dominante (quella del Paese si residenza), ma con un significato più vicino al termine inclusione, che consiste nel coinvolgimento e la partecipazione di tutti.

I programmi di educazione interculturale devono essere rivolti a tutti gli alunni e non solo agli immigranti. Consideriamo negativamente l'isolamento dell'ALTRO che comportano i programmi d'integrazione esclusivamente agli immigranti o disabili, come accade nel caso degli insegnanti di sostegno, riteniamo indispensabile un lavoro congiunto che favorisca l'apprendimento cooperativo affinché tutti possiamo imparare dagli altri.

A volte lo sviluppo di un programma interculturale invece di raggiungere gli obiettivi prefissati, sollecitando il rispetto e la comprensione reciproca, può causare una reazione contraria a quella sperata, questo può succedere se ci concentriamo nella ricerca delle differenze invece di evidenziare i punti in comune. è possibile lavorare sull'interculturalità non solo con riferimento all'altro ma anche al nostro passato. Si registra un'alienazione dei cittadini verso il proprio passato, da cui siamo così distanti che le antiche civiltà ci sembrano strane e insolite come se fossero altre culture, per questo ci dedichiamo allo studio delle stesse: perché ci incuriosiscono, vogliamo conoscerle e comprenderle. Per questo possiamo applicare l'intercultura diacronicamente, analizzando il nostro passato come fosse una cultura altra.

Di fronte all'alienazione dei cittadini verso la propria città ed il patrimonio è necessario privilegiare il dialogo e l'identificazione con la città per favorire lo sviluppo di uno spirito di cittadinanza attiva. è importante concepire la città come elemento educatore. Diverse sono state le iniziative presentate in questo senso: "La scuola adotta un monumento" (esempio del CPR Cuenca), "La città con occhi giovani" (Hispania Nostra, Madrid), "La città educa" (Consejo de coordenación Pedagógica de Barcelona).

Queste iniziative hanno potenziato la scoperta del patrimonio della città, l'identificazione con la stessa e lo sviluppo della cittadinanza attiva attraverso proposte di miglioramento elaborate dagli alunni come nel caso della "Ciudad ideal" creata da una classe partecipante del progetto "La ciudad con ojos jovenes". Dal punto di vista istituzionale si registra un cambio nell'atteggiamento: una maggiore attenzione per la situazione dei quartieri periferici che porta alla riqualificazione degli stessi o al recupero di luoghi abbandonati come dimostrato dall'esperienza di Cuenca "La scuola adotta un monumento".

Un tema centrale nelle discussioni è stato il ruolo dei mezzi di comunicazione nella diffusione di idee e informazioni. In generale dovremmo considerare positivamente gli effetti della comunicazione di massa poiché ci permettono di diffondere idee ed esperienze e di conoscere altre realtà, favorendo fra l'altro la presa di contatto e la collaborazione.

Se i mezzi di comunicazione, da una parte, possono essere validi alleati, dall'altra possono essere nemici dell'educazione interculturale favorendo il rafforzamento degli stereotipi e fraintendimenti non tanto per il contenuto ma per la forma in cui si presentano le informazioni: è chiaro che la scelta di determinati vocaboli influenza e "guida" la reazione del pubblico. Per questo può essere interessante realizzare con gli alunni un'analisi dei mezzi di comunicazione in relazione al razzismo.

Nelle attività i ragazzi devono dimostrare di possedere capacità d'ascolto, imparando principi come il rispetto e valorizzazione dell'esperienza altrui. L'interculturalità si può insegnare attraverso qualcosa di concreto e quotidiano che coinvolga attivamente gli alunni come la letteratura, i giochi, la musica, attraverso momenti di creazione e di libera espressione. In differenti programmi si è valorizzato il patrimonio di prossimità, tanto la strada in cui si vive quanto il patrimonio industriale, che gli alunni possano conoscere e osservare ogni giorno.

Se lavoriamo nell'educazione interculturale dobbiamo chiederci come si formino gli stereotipi e i pregiudizi. Certamente l'ambiente culturale, sociale e familiare influiscono notevolmente nella creazione degli stessi soprattutto quando l'individuo non abbia esperienza di determinati temi o situazioni. I genitori sono un soggetto chiave nell'educazione, soprattutto in quanto trasmettono valori, per questo è necessario sviluppare un programma in cui siano coinvolti.

Il problema della mancata integrazione di progetti interculturali e di pedagogia del patrimonio nel curriculum scolastico nasce dalla mancanza di interdisciplinarietà nei programmi stessi. E' necessario dunque cambiare il profilo del personale docente che dovrebbe avere una conoscenza più specifica delle altre culture e dei problemi di adattamento che alunni provenienti da altri paesi o diversi devono affrontare.

Nella realizzazione di un'attività o programma dobbiamo considerare le caratteristiche del pubblico a cui ci dirigiamo: nelle scuole sono presenti sempre più alunni di distinte nazionalità.

Risulta evidente che la percezione della storia è differente a seconda del punto di vista iniziale, ossia dalla cultura d'appartenenza, ci sarà, dunque, bisogno di una revisione dei contenuti in generale (ampliando lo studio della storia all'ambito extra europeo) e con riferimento a dei particolari eventi storici come la Riconquista e la scoperta dell'America. Un tema cruciale e irrisolto è il giudizio verso un'altra cultura: è giusto giudicarla? Se si in base a quali criteri? Se da una parte è facile cadere nell'etnocentrismo, considerando la cultura diversa in base ai principi e valori della nostra, dall'altra potremmo cadere nel relativismo culturale.

Durante queste giornate abbiamo analizzato il tema del patrimonio come risorsa per favorire l'integrazione, affrontandolo a partire da distinte prospettive, includendo differenti esperienze e tipologie di patrimonio. Abbiamo bisogno di precisare quindi che cosa intendiamo per patrimonio. Il patrimonio è costituito solo da monumenti? Formano parte del patrimonio culturale anche la musica, la letteratura, l'arte, il patrimonio immateriale ed etnologico. Di fronte al fenomeno della globalizzazione sentiamo il bisogno di salvaguardare e conoscere la propria identità locale, percependo l'eliminazione di barriere e confini (virtuali e reali) come una minaccia alla stessa, non dobbiamo dimenticare di educare non solo al riconoscimento della propria identità ma anche al rispetto e alla valorizzazione della cultura dell'altro.

La parola patrimonio comporta un senso di eredità, parliamo quindi di un patrimonio culturale costituito dalle nostre radici, alla base dell'identità. Per questo vogliamo dimostrare che il concetto di patrimonio sta alla base dell'intercultura perché promuove la conoscenza e la valorizzazione della diversità.Questa è la ragione per cui abbiamo voluto includere nelle giornate un progetto basato sui giochi tradizionali: perché costituiscono una parte integrante della cultura tradizionale.

Fundación Uncastillo Centro del Románico Departamento de Pedagogía www.fundacionuncastillo.com

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