La redazione museiscuol@ ha intervistato Roberto Orlandini - Ufficio Catalogazione e valorizzazione raccolte del XIX e XX secolo della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino - curatore della mostra Addio giovinezza! dove la storia con la S maiuscola è raccontata dal punto di vista delle donne e dei ragazzi nella periferia della nostra Città.
D. come nasce il progetto?
R. Con questa mostra la Biblioteca Nazionale, aderendo alle Commemorazioni del Centenario della Grande Guerra, prosegue il percorso intrapreso con la precedente mostra sullo storico Piero Pieri, inaugurata con successo nel giugno scorso, con cui si intende anche dare il meritato risalto a parti delle proprie raccolte meno note, nell’opera di valorizzazione e divulgazione delle raccolte del XIX e XX secolo.
Nel contempo si rinnova la collaborazione con il Centro di Documentazione Storica (CDS) della Circoscrizione 5 del Comune di Torino, che si rivela un riferimento adeguato e competente per proporre il tema della Grande Guerra nella dimensione del cosiddetto “secondo fronte” e, più in particolare, nella periferia urbana della nostra città.
I Quaderni del CDS e le attività di carattere divulgativo (mostre, visite guidate, incontri, attività con le scuole), hanno stimolato un approccio storiografico che pone al centro delle ricerche e delle riflessioni la comunità e le dinamiche che, nel tempo, creano equilibri o determinano le trasformazioni economiche e sociali; nel caso del periodo della Prima guerra mondiale, già nel volume “Soggetti e problemi di storia della zona nord-ovest di Torino dal 1890 al 1956”, pubblicato in contemporanea all’apertura del CDS – nel 2001 -, sono emersi i primi elementi che evidenziano l’inizio del lungo passaggio, ancora in corso, dalla famiglia nucleare alla famiglia “liquida”. All’inizio del Novecento, più specificatamente riguardo la nascita della condizione giovanile, cominciano a crearsi maggiori condizioni di autonomia; in modo analogo, per le donne si manifestano, grazie alle maggiori possibilità di indipendenza economica e la comparsa di modelli culturali critici verso la rigidità della scelta del matrimonio, maggiori spinte verso un percorso di emancipazione.
La guerra interrompe questi processi che saranno ripresi solo verso l’inizio degli anni Sessanta; la mostra “Addio giovinezza!”, a partire da un contesto di periferia e attraverso un approccio storico di lungo periodo, intende dunque stimolare una discussione su tali tematiche e su processi di trasformazione che ci vedono ancora direttamente interessati nel presente.
D. Progetti per il futuro?
R. La mostra è stata pensata per essere itinerante, ci piacerebbe portarla ad esempio nelle biblioteche di quartiere e nelle scuole.
D. una mostra che va verso il pubblico?
R. Si una mostra che parte dal racconto delle periferie per ritornare alle periferie
D. potrebbe essere allestita anche nei musei scolastici nati in questi anni in Città?
R. Certo, la scuola è da sempre il luogo focale della comunità, se c’è poi anche un museo e un archivio potrebbe avvenire uno scambio molto interessante.