Sintesi del seminario tenutosi a Torino il 28 settembre 2004, presso il Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà.
Negli ultimi anni si è assistito ad un significativo diffondersi di interventi di mediazione culturale del patrimonio cittadino e dell'area metropolitana torinese. Spesso queste proposte si sono basate su animazioni, modalità narrative e comunicative proprie del linguaggio teatrale. Dall'incrocio tra codici interpretativi diversi si stanno sperimentando nel nostro territorio nuove forme di comunicazione culturale. Gli interventi teatrali nei musei costituiscono fenomeno non nuovo nei musei anglosassoni, le cosiddette telling stories sono da anni proposte in numerosi musei di storia, di scienza, di tecnologia, di antropologia. Ma difficilmente strumenti e metodi sono esportabili quanto si ha a che fare con l'unicità del singolo bene culturale.
Il percorso è inverso e parte dalla sua specificità. La mediazione teatrale del patrimonio culturale assume infatti un suo significato solo in relazione ai luoghi, ai contesti, alle collezioni che prende in esame. Per favorire la diffusione delle esperienze e la riflessione sulle diverse metodologie utilizzate, la Città di Torino ha organizzato nel mese di settembre 2004 un seminario cui hanno partecipato un centinaio di operatori culturali torinesi, impegnati a diverso titolo nella valorizzazione del patrimonio culturale cittadino.
In apertura dei lavori Vincenzo Simone ricorda che questo incontro nasce dalle sollecitazioni avute in questi anni da alcune compagnie teatrali e da alcune sezioni educative di musei torinesi rispetto a un momento di confronto sull'utilizzo del teatro come strumento di mediazione; il seminario si propone quindi di essere occasione per una riflessione attorno a quelle esperienze da parte del museo come istituzione educativa, e delle compagnie teatrali, che hanno animato in modo diverso i beni culturali del territorio, con un'attenzione particolare alla qualità e alla valutazione dei progetti.
Daniele Jallà nella relazione di apertura ha affrontato il tema della mediazione culturale nel museo contemporaneo, ponendo in modo problematico la questione di quale modello di comunicazione sia pertinente e adeguato per il museo: il registro comunicativo non è quello proprio del saggio scientifico - con la specificità del testo assertivo - ma del racconto, per la sua qualità narrativa. I processi e gli strumenti della tecnologia non possono risolvere in modo esaustivo e soddisfacente l'esigenza di mettere in relazione la specificità del patrimonio museale e le attese, i bisogni di conoscenza e di uso consapevole da parte dei pubblici.
Il rapporto che si insatura deve puntare alla partecipazione attiva, al coinvolgimento dei destinatari; nel momento in cui si apre una divaricazione tra la cultura di chi visita e di chi costruisce il museo, il problema della mediazione diventa sempre più importante: si riconoscono diversi pubblici e modalità di comunicazione, perché è il pubblico che determina il livello di mediazione e di narrazione. Il teatro, grazie alla capacità di "mettere in scena", di tessere rapporti intesi anche emotivi è efficace per la mediazione nell'ambito dei beni culturali.
Enrica Pagella, Borgo Medievale; Palazzo Madama - ("L'esperienza della Fondazione Torino Musei") ha sottolineato come esistono musei che è più semplice narrare e altri che sono ad alta intensità visiva, non sempre l'intensità visiva traducibile in narrazione. E' difficile acquisire elementi informativi per conoscere il pubblico del Borgo Medievale e quando si declina l'intervento teatrale in forme differenti è necessario tener conto della diversità dei destinatari. Negli ultimi quindici anni il pubblico è diventato un soggetto estremamente frazionato ed è per questo che l'allestimento del Borgo con la sua visita obbligata di suoni e di luci, non funziona; perché in realtà è una struttura che ingabbia in un'unica pista interpretativa questo pubblico diverso, che pone domande, dubbi differenziati. La comunicazione dei musei deve quindi essere molto flessibile. Il Borgo, è di per sé un testo teatrale, nasce come finzione del Medioevo, come scenografia naturale. In questo caso si è invertito il rapporto: il teatro parte dal monumento e cerca di raccontarlo. La specificità di Palazzo Madama, nelle sue caratteristiche di reggia barocca è la scenografia per la costruzione delle rappresentazioni e le animazioni. Per raccontare il grande scalone di Juvarra si è ancorata la lettura del monumento al rapporto tra chi lo ha ideato e chi lo ha finanziato e voluto.
Claudio Montagna, CAST - ("Il teatro per capire il museo") ha presentato le finalità e le strategie impiegate nella predisposizione delle rappresentazioni teatrali.
Ci si propone di costruire percorsi che avvicinino a conoscenze a volte complesse e difficili, interpretare e tradurre senza però tradire la specificità del bene culturale. Si suscita emozione per promuovere conoscenza, creando anche legami affettivi tra attori e riguardanti.
Una visita guidata teatrale deve essere in grado di coinvolgere emotivamente il pubblico, aumentare l'affetto per il proprio patrimonio culturale, favorire un sentimento di appartenenza, un'esperienza appagante e una rielaborazione personale degli stimoli ricevuti; è necessario semplificare la comunicazione puntando sul coinvolgimento emotivo, fornendo informazioni senza penalizzare i contenuti. Ogni museo richiede una approfondita attività di ricerca, volta a raccogliere il maggior numero di informazioni e intuizioni creative, che sintetizzate e rielaborate vengono trasformate, in testo teatrale (testo prima e gesto teatrale in un secondo momento). La sequenza operativa è scandita da fasi precise: dall'ideazione alla scrittura, alla scelta degli artisti e la costruzione degli arredi e degli oggetti scenici.
Gianni Bissaca, ACTI - ("Raccontare un rifugio antiaereo") si è occupato della visita guidata al rifugio antiaereo di Piazza del Risorgimento e parallelamente di una serie di azioni al Sacrario del Martinetto. Il rifugio antiaereo è un luogo, che attiene alla guerra, e in qualche modo il problema è raccontare quella che Barricco definisce "la penombra quotidiana", ciò che all'interno di questa dimensione terribile, eroica e straordinaria, rimane, persiste, sopravvive, si agita e cresce. Il racconto del rifugio si è avvalso dei discorsi quotidiani; la dimensione eroica caratterizza i protagonisti del Sacrario e anche in questo caso è delicato decidere come e cosa raccontare di quell'epopea ai bambini, agli adolescenti, così lontani dal vissuto di quel tempo.
Mirella Macera, Castello di Racconigi, ("L'esperienza di Racconigi"). La prima esigenza di visita era che si comunicasse in maniera diversa il Castello di Racconigi. Nel 1999 in ogni sala veniva raccontata la storia o l'emozione di un personaggio in particolare e per il Capodanno 2000 il paese di Racconigi, che vive la vita del Castello, quale comunità di riferimento, è stata coinvolta e ha partecipato alla festa di fine anno. Nel 2001 sono state aperte le stanze di Umberto a visite condotte da giovani del territorio, loro stessi avevano ideato una visita teatrale, che ha permesso di rendere manifesta e realizzata una sorta di senso di appartenenza del Castello alla comunità. Per Natale 2001 ci si è avvalsi della collaborazione con Cantoregi per organizzare alcune mostre, e il Castello è divenuto luogo per animare sensazioni e suggestioni.
Luigina D'Agostino (Teatro dell'Angolo) ha sottolineato la complessità del lavoro che ha richiesto la messa in scena de "La giornata di Lucius", realizzata con il Museo di Antichità e la Scuola Massimo d'Azeglio. Il progetto in partenariato educativo ha coinvolto le discipline di insegnamento, chiedendo una ricerca approfondita in ambito storico-linguistico. Ogni azione è il risultato di un lavoro di approfondimento da parte degli insegnanti e degli alunni.
Mauro Biffaro (Fondazione Sandretto Re Rebaudengo). Il progetto realizzato per far conoscere la vita e da Carol Rama ha visto la partecipazione di novanta allievi affinché potessero comprendere il ruolo svolto da questa protagonista all'interno dell'arte del suo tempo; è stata raccontata la storia personale di Carol Rama e i rapporti con gli artisti e gli intellettuali, e ciò ha implicato affrontare tematiche molto difficili: la sessualità, la pazzia, l'emarginazione sociale.
Al termine degli interventi programmati, hanno portato la loro testimonianza: Maria Riccobene (Fondazione Italiana per la Fotografia); Fiorenza Brogi (attrice); Margherita Marengo (insegnante); Marco Bricco (Compagnia Stilema Unoteatro); Marco Ivaldi (Progetto Zoran); Anna Marcelli (Compagnia Anna Bolena); Antonia Spaliviero (Teatro Settimo); Graziano Melano (Teatro dell'Angolo).
L'interesse e la nutrita partecipazione al pomeriggio di studio dimostra che il tema della comunicazione teatrale in museo può rappresentare una nuova, ulteriore frontiera verso la qualità e flessibilità delle proposte al pubblico. La varietà e la ricchezza delle esperienze e dei progetti realizzati, di cui il seminario ha dato una parziale panoramica, fornisce una buona base per ipotizzare uno sviluppo delle attività teatrali come modalità di mediazione del patrimonio.
Si tratta adesso di muoversi in un'ottica di sistema, di costruire interventi di coordinamento e promozione comune dell'offerta, di consolidamento del sistema delle relazioni tra i diversi soggetti coinvolti, di approfondimento metodologico, di valutazione dei diversi progetti.