I cimeli sono testimonianze particolari se non uniche per il contesto da cui provengono o per il valore artistico o per l'appartenenza a personaggi celebri; si tratta di materiali che, secondo alcuni studiosi, appassionati e museologi, dovrebbero avere un posto di rilievo quali fulcri del racconto storico all'interno di un'esposizione, permanente o temporanea.
Questa impostazione è metodologicamente discutibile, sia dal punto di vista museologico e storico, sia da quello educativo; è vero che i visitatori di un'esposizione spesso conservano tra i ricordi più vivi proprio i cimeli, tuttavia è anche vero che compito di un museo è educare, sia nel senso di generare conoscenze di settore e abilità fruitive, sia di trasmettere al pubblico la consapevolezza del valore di bene culturale che ogni testimonianza ha in sé.
I visitatori devono essere formati, stimolati e guidati ad acquisire le abilità, le competenze e l'interesse per scoprire la ricchezza di significato, la dignità e il potenziale comunicativo di qualunque documento del nostro patrimonio storico, anche non musealizzato. Per cogliere il valore e i messaggi che ogni testimonianza porta effettivamente con sé in quanto parte integrante del fluire storico e del formarsi e tramandarsi della sua memoria.
Affermare il valore che risiede in ogni testimonianza del passato - e dunque il diritto di ognuna a essere protagonista in un itinerario museale - implica una nuova impostazione per l'utilizzo dei cimeli nei percorsi espositivi e nelle attività educative ad essi correlate.
Attraverso opportune strategie ostensive e formative, che "sfruttano" le potenzialità comunicative proprie dei cimeli, la reliquia laica cessa di attirare sguardi stupiti, ma sterili, per divenire una lente che convoglia e orienta l'attenzione del visitatore al proprio contesto umano, artistico, ideologico, politico, geografico,... del quale offre un'opportunità di conoscenza e dal quale restituisce una lettura di sé storicamente valida per approccio e contenuti. Combinata alle informazioni desunte dall'interrogazione delle altre testimonianze esposte, la corretta lettura dei cimeli consente al visitatore di avere una visione complessa di un determinato tema storico.
In questo processo di apprendimento si sviluppano anche capacità di fruizione: i visitatori imparano a leggere le reliquie laiche con opportune modalità di dialogo, che si stabilizzano nell'insieme delle abilità fruitive. Sia le competenze che le abilità contribuiscono a comporre un corredo individuale che potrà essere utilizzato da ogni visitatore di esposizioni storiche autonomamente e in contesti differenti, per giungere ad una conoscenza effettiva di qualunque testimonianza del passato.
Esito del processo è anche l'adozione di un comportamento corretto ed efficace nei confronti dei beni storici: il pubblico impara a porsi di fronte ai cimeli come ai materiali seriali e anonimi, poiché percepisce che gli uni e gli altri sono caratterizzati da una particolarità non gerarchizzante, ma complementare, ed impara ad elaborare, a partire dalla consapevolezza dell'uguaglianza nella diversità, approcci differenziati per entrambi.
Da un'esperienza museale di questo tipo inoltre, i visitatori derivano la cognizione del valore proprio di ogni bene culturale e del suo diritto ad essere tutelato e ad esprimere i suoi significati con dignità e ruolo di "voce" della storia. Nessuna testimonianza dovrebbe essere chiusa in un involucro, sia esso originato dall'indifferenza o da un devoto silenzio: significherebbe disprezzarne il valore e privarsi di un segmento della conoscenza del passato.
Adriana Bortolotti - conservatore Museo Storico della Città di Bergamo
ricercatrice Associazione Clio '92
e-mail: adriana.bi@libero.it