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2010 - "La scuola si è rotta" di Vincenzo Simone

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In queste settimane, i torinesi non troppo distratti hanno notato per le strade della città una campagna promozionale sulla funzione educativa dei musei. Al museo cresco, scopro, imparo, è un’iniziativa pluriennale realizzata dall’amministrazione comunale per rispondere ad una richiesta delle istituzioni museali cittadine, preoccupate dai possibili effetti che l’introduzione del DL 137/08 (Riforma Gelmini) avrebbe potuto provocare nella frequentazione dei musei da parte delle scuole.

Il rischio, temuto e in parte manifestatosi ad inizio 2010, è diventato molto più “caldo” in questo anno scolastico. Alcuni recenti episodi riflettono una situazione di disagio piuttosto diffusa. La scuola si è rotta. Molti insegnanti hanno deciso di rinunciare all’offerta formativa integrata, hanno scelto di rinunciare alle attività educative fuori dalle aule, hanno pensato a forme di protesta eclatanti per denunciare la situazione drammatica che coinvolge in primo luogo il sistema formativo pubblico. Numerose dunque le rinunce alle attività già programmate, in museo ma non solo. Il Collegio Docenti della scuola media Nigra di Torino sta diffondendo un comunicato in cui spiega le ragioni, sofferte, della sua delibera che sancisce “il blocco delle attività di organizzazione e di accompagnamento dei viaggi di istruzione e delle uscite didattiche”. Tale decisione riguarda anche altri collegi docenti, in tutti gli ordini di scuola. Per la prima volta, molte delle consuete attività di presentazione dell’offerta didattica dei musei ad inizio anno sono andate quasi deserte. Segno evidente di minore attenzione. Persino i quotidiani hanno ripreso la notizia, peraltro creando qualche confusione nell’opinione pubblica.

La questione non è affatto secondaria. Il futuro delle nostra scuola è il futuro del nostro paese, la preoccupazione per quel che sta accadendo ci tocca dunque tutti, indipendentemente dal nostro ruolo, come cittadini e persone coscienti.

Museiscuol@ vuole contribuire a suscitare il dibattito su questi temi, partendo dal dare spazio alle opinioni e alle voci di chi è quotidianamente impegnato in azioni di educazione al patrimonio culturale (operatori e direttori dei musei, insegnanti e dirigenti scolastici, allievi e genitori) con lo scopo di sostenere – al di là della grave situazione attuale- l’importanza che il nostro patrimonio culturale riveste nella costruzione del futuro del nostro Paese.

In questo primo approfondimento sul tema ospitiamo i contributi di Carlo Degiacomi, direttore di A come Ambiente e di Mia Landi e Eva Morando del MAO, Museo di Arti Orientali.

Anche noi vorremmo contribuire al dibattito, sottolineando tre aspetti.
La prima questione che poniamo riguarda l’entità numerica del fenomeno di cui ci stiamo preoccupando. D’intesa con i musei torinesi, e in collaborazione con l’Osservatorio Culturale del Piemonte, museiscuol@ ha monitorato i flussi scolastici nei musei torinesi, da cui è possibile effettuare un confronto tra i primi sei mesi del 2009 e del 2010.[1] Si tratta evidentemente di dati molto parziali, anche perché non tutti i musei hanno la possibilità di raccogliere serie storiche specifiche. Quel che emerge è che le visite scolastiche nei 12 musei monitorati sono in leggero aumento. Dai 118.512 studenti che hanno partecipato alle attività educative in museo nel semestre gennaio-giugno 2009 si è passati a 121.578. Altro dato di interesse che se ne può ricavare è la percentuale di questi gruppi sul totale dei visitatori che, complessivamente si attesta rispettivamente intorno al 38% nel 2009 e 34,5% nel 2010, arrivando anche a punte dell’81%.
u questo argomento proviamo a fare una proposta concreta, un invito ai musei nel continuare a raccogliere i dati, in maniera semplice, ma rigorosa e continua, per poter avere più informazioni a disposizione e quindi progettare meglio gli interventi, ciascuno per quel che gli spetta.
A proposito di dati, uno molto generale forse val la pena qui ricordare: per 6 italiani su 10 la visita in museo con la scuola costituisce l’unica occasione di incontro con i beni culturali.

La seconda riflessione riguarda appunto il rapporto tra la scuola e il museo.
e alziamo lo sguardo e lo volgiamo al passato, ci accorgeremo presto che la funzione educativa del museo è essenzialmente rivolta al mondo della scuola solo da un tempo brevissimo. La vocazione pedagogica del museo è stata a lungo prerogativa di studenti d’arte, collezionisti, artisti, per poi accrescersi di nuovi e più articolati significati con l’epopea delle grandi esposizioni e la conseguente nascita dei musei di arte applicata.
In quella fase storica l’obiettivo era convertire la grezza umanità in società civile, utilizzando l’intento morale tipico del paternalismo dei sistemi educativi del XIX secolo. La scolarizzazione di massa è ancora lontana. Qualche decennio fa Roberto Longhi ha detto “Il fine dei musei è estetico e non didattico; contemplativo e non pedagogico”.
olo dagli anni Settanta la scuola è diventata protagonista delle attività in museo. Solo da quando un gruppo di coraggiose maestre e insegnanti dimostrarono che si può imparare, scoprire e crescere anche, e forse meglio, fuori dalle aule scolastiche. Parallelamente è utile ricordare che la funzione educativa del museo - da diverso tempo - va anche in altre direzioni.
Questa attenzione a leggere nella storia non ha evidentemente risvolti pratici, serve quindi poco per fronteggiare la situazione di crisi odierna. Può però essere utile come stimolo a riflettere sulle forme di educazione al patrimonio che tutti noi promuoviamo, non è dunque così lontano dal nostro quotidiano. Spesso quel che ci chiediamo riguarda come i musei, nati in epoca remota come luoghi di custodia e tutela, possano oggi, nella società della conoscenza, contribuire a formare i cittadini, comunicando con visitatori dotati di stili cognitivi molto differenti.

Infine, sul piano dei possibili interventi correttivi, come anche leggerete nel testo di Carlo Degiacomi, si sta tentando in qualche caso di arginare la situazione. Molte di queste iniziative, in modo assolutamente inconsapevole, vanno nella direzione di portare il museo dentro le aule scolastiche. É un intelligente e generoso tentativo, ma va letto nel lungo periodo. Siamo certi che ci interessa proseguire su questa strada? Può reggere a lungo questa soluzione?
Il progetto MuseoBus, sostenuto dalla Regione Toscana e promosso da un gruppo di musei fiorentini che spazia dall'arte, alla storia e alla scienza, offre alle scuole un servizio di trasporto gratuito. Il MuseoBus assicura il percorso di andata e ritorno per la visita a un museo, su prenotazione e fino ad esaurimento dei posti. Anche la Regione Piemonte sta introducento sistemi premianti per le scuole che svolgono attività educative all’esterno.
A questo proposito, un piccolo servizio che museiscuol@ e voi che leggete potremmo dare è quello di far circolare le informazioni sulle strategie, a volte anche fantasiose, messe in atto nei musei italiani per continuare ad essere frequentati dalle scolaresche.
Ma è a tutta la rete che partecipa alla costruzione del sito, in particolare agli oltre 100 musei che con le loro attività arricchiscono la nostra bacheca, che rivolgiamo un appello a partecipare con idee, riflessioni, proposte al dibattito che vogliamo suscitare sul diritto di ciascuno alla conoscenza del patrimonio culturale del territorio in cui vive.



[1] I musei che hanno partecipato al monitoraggio sono: A come Ambiente, Borgo e Rocca medioevale, Castello di Rivoli-Museo d’Arte Contemporanea, Museo di Arti Decorative – Fondazione Ometto-Accorsi, Museo Civico Pietro Micca e dell’Assedio di Torino del 1706, Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà, Museo della Scuola e del Libro per l’Infanzia, Museo della Sindone, Museo Nazionale della Montagna, Museo di Storia naturale Don Bosco, Palazzo Madama-Museo Civico d’Arte Antica, Pinacoteca Albertina, Pinacoteca Giovannni e Marella Agnelli, GAM- Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, MAO. Museo di Arti Orientali

Vincenzo Simone
Dirigente
Settore Patrimonio Culturale della Città di Torino
 

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