Bodo S., Da Milano C. (a cura di), Numero monografico di Economia della Cultura, anno XIV, n. 4, il Mulino, Bologna 2004.
Politiche e istituzioni culturali si sono a lungo interrogate sul proprio ruolo nella società. E' invece relativamente recente il dibattito che da qualche anno a questa parte - e principalmente nei Paesi di cultura anglosassone - si sta concentrando sul patrimonio culturale e sulle arti come veri e propri veicoli di lotta all'esclusione. La maturata consapevolezza della natura multidimensionale e interdipendente dei fenomeni di esclusione sociale sta producendo un sempre più diffuso riconoscimento dell'impatto che l'inclusione culturale può avere sulle altre dimensioni dell'esclusione. Sinora, gran parte degli argomenti a favore della 'democratizzazione della cultura' o della 'democrazia culturale', dello sviluppo dell'accesso e della rimozione delle barriere alla fruizione sono rimasti confinati entro una logica 'endogena' al settore culturale; con il riconoscimento della natura multidimensionale dell'esclusione, le opportunità che si aprono per il contributo delle politiche culturali alla creazione di società più eque e coese si moltiplicano in maniera significativa. A partire da queste riflessioni, Simona Bodo e Cristina Da Milano, curatrici del numero monografico di Economia della Cultura dedicato al tema "Cultura e inclusione sociale", offrono una panoramica non solo su programmi e progetti specificamente finalizzati ad alleviare situazioni di disagio sociale, ma anche su questioni di più ampio respiro quali la legittimazione del sostegno pubblico alla cultura e lo sviluppo di partecipazione, accesso e diversità culturale. Con il preciso intento di includere quante più prospettive possibile: da quella dell'economista a quella del curatore e dell'arte-terapeuta. E nel contempo ricondurle a un minimo comun denominatore - quello 'spazio culturale democratico' prefigurato nel suo saggio da François Matarasso, dove i tre modelli di sviluppo dell'accessibilità, sviluppo socio-economico e inclusione culturale si muovono, entrano in relazione, si contaminano in modo non solo da riflettere e rispondere ai bisogni e alle circostanze nella maniera più opportuna, ma anche da "conciliare i valori culturali conflittuali che esistono in ogni società, e quindi rendere più legittimo il processo decisionale alla base di ogni azione culturale" (F. Matarasso, "L'état, c'est nous: arte, sussidi e stato nei regimi democratici" ).
Segnaliamo in particolare i contributi di C. Gordon e di S. Bodo e C. Da Milano, rispettivamente che affrontano il tema delle politiche e ai programmi culturali a favore dell'integrazione sociale in Europa e in Italia; di C. Valenti dedicato a teatro e disagio e di H. Jermyn che si occupa delle metodologie di valutazione dell'impatto sociale della partecipazione culturale. Si segnala inoltre l'esauriente casistica presentata nella sezione "Documentazione" della rivista, dove le curatrici hanno scelto di concentrare l'attenzione sulle esperienze di inclusione culturale avviate nel nostro Paese.