Monografia della rivista "L'integrazione scolastica e sociale", Edizioni Centro Studi Erickson, Gardolo di Trento 2004.
E' questo il tema di cui si occupa la monografia della rivista scientifica "L'integrazione scolastica e sociale"; l'accessibilità dei musei e dei siti d'arte alle persone disabili - non solo durante l'età evolutiva ma anche nella fase adulta e nella terza età, nella prospettiva del long life learning - rappresenta un tema di attualità nel nostro paese come all'estero.
"Quale che sia la loro natura, i musei e le gallerie hanno non solo la possibilità, ma anche la responsabilità di contribuire alla lotta alla disuguaglianza sociale", spiega nelle sue riflessioni introduttive Silvia Mascheroni, storica dell'arte ed esperta di pedagogia del patrimonio culturale, curatrice dell'inserto. Gli altri esperti che intervengono sull'importante argomento sono: Andrea Canevaro, pedagogista (con il saggio "Buone prassi delle istituzioni culturali per l'integrazione dei soggetti disabili"); Sara Vannucchi, architetto, impegnata nella progettazione di sussidi per non vedenti e nello sviluppo di percorsi tattili entri i principali musei fiorentini (suo il saggio "Conoscere la disabilità per progettare la normalità"); Cristina Da Milano e Martina De Luca, operatrici presso l'associazione ECCOM (Centro Europeo per l'Organizzazione e il Management culturale di Roma), le quali offrono un resoconto dei principali risultati della ricerca "Il patrimonio culturale e l'integrazione sociale", condotta nel 2003; Giovanna Brambilla Ranise, responsabile dei Servizi Educativi della Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo (con il saggio "Mani sull'arte, arte sulle mani"); Simonetta Maione, responsabile dei Servizi educativi e didattici del Settore Musei del Comune di Genova (con il contributo "Esperienze di attenzione al tema dell'accessibilità"); Silvia Varetto, responsabile dei Servizi educativi del Museo di Arti Decorative Fondazione Accorsi che presenta il progetto "Apriti Museo!", un percorso tattile permanente e le altre attività promosse dall'istituzione culturale.
Su questo stesso sito si è già avuto modo di sottolineare che "l'arte non può essere tale in sé, ma esiste solo se 'appartiene', cioè è fruita dall'uomo [...] Ogni ostacolo che si frappone fra l'uomo e l'arte, che in qualche modo ne impedisce la fruizione o ne limita il campo di relazione, o la 'zona di esperienza' [...] è negazione dell'arte stessa e dei principi che presiedono una corretta pratica di salvaguardia. Risulta quindi difficile pensare ad una legge, o ad una teoria che voglia tutelare il monumento e non le persone, ad una cultura che prescinda dall'uso nel senso più ampio del termine; è insomma difficile credere che due valori fondamentali da salvaguardare (l'opera d'arte e l'uomo) siano necessariamente incompatibili" (Piera Nobili) .
Sebbene negli ultimi anni vada considerevolmente aumentando l'affluenza di visitatori adulti e giovani ai luoghi di raccolta e di esposizione del patrimonio artistico, tuttavia musei, gallerie, monumenti e siti sono frequentati solitamente e prevalentemente da turisti e ricercatori. Nonostante che studiosi come Maslow abbiano collocato i bisogni estetici al punto più alto della gerarchia dei bisogni fondamentali dell'uomo - come quelli che contribuiscono a completare il processo di autorealizzazione personale -, e nonostante che l'Italia si collochi ai primi posti fra i Paesi che abbondano di ricchezze artistiche (comprese quelle accreditate come "patrimonio dell'umanità"), tuttavia le gente comune troppo sovente diserta i luoghi dell'arte e della cultura, per ignoranza o disaffezione.
Se ci addentriamo a considerare il rapporto fra il patrimonio culturale ed artistico e i soggetti diversamente abili, dobbiamo prendere atto che l'interesse ha cominciato a manifestarsi solo a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, in seguito all'affermarsi di due diverse istanze socio-culturali: il processo di integrazione dei minori in situazione di handicap nella scuola comune di ogni ordine e grado; la graduale diffusione del modello formativo dell'educazione permanente, lungo tutto l'arco della vita.
In particolare, l'attenzione si è concentrata sull'accessibilità fisica degli edifici e dei luoghi; oppure si è indirizzata su sperimentazioni che consentano la fruizione delle opere artistiche per disabili sensoriali, soprattutto non vedenti e audiolesi, attraverso la sperimentazione di tecnologiche di diverso genere; oppure si è occupata di migliorare l'informazione all'interno delle strutture museali (dotazione di audioguide e video di presentazione sottotitolati, allestimento di postazioni informatiche multimediali, realizzazione di mappe delle opportunità, ecc.).
Ultimamente, accanto ad una indubbia maggiore sensibilità per la valorizzazione dei beni artistici a favore delle persone in difficoltà, si assiste ad un proliferare di iniziative che difficilmente sono inserite in modo organico nelle politiche culturali delle istituzioni: si tratta di programmi e progetti pensati molto spesso su un arco temporale breve e, anche quando non sono così concepiti, permangono evidenti problemi di mantenimento di strumenti e strutture.
Spetta al sistema scolastico, in collaborazione con la famiglia, di preoccuparsi della sensibilizzazione e dell'educazione dei giovani - normali e disabili - al rispetto e valorizzazione del patrimonio culturale ed artistico. Ogni istituzione scolastica, singola o consorziata, è invitata ad attivare stretti rapporti con il territorio, nelle sue espressioni culturali ed artistiche, predisponendo progetti formativi e stipulando convenzioni e accordi finalizzati ad arricchire la personalità dei giovani attraverso il contatto con le più varie manifestazioni dell'arte. La "via italiana" al processo di integrazione, come si è detto, ha disegnato e consolidato negli anni uno scenario in cui gli studenti disabili devono poter partecipare attivamente, insieme ai compagni di classe/interclasse, a tutte le iniziative scolastiche ed extrascolastiche (uscite didattiche, visite, viaggi di istruzione, progetti in collaborazione con istituzioni varie), comprese quelle organizzate per favorire il contatto e la conoscenza della produzione artistica disponibile in ambito locale, così come di quella più lontana.
A questo proposito non va dimenticato che, oltre al superamento delle barriere fisiche, percettive e psicologiche ancora troppo presenti nei luoghi d'arte e di cultura, l'accesso degli allievi portatori di deficit a questo patrimonio richiama anche precisi impegni e interventi da parte del mondo della scuola e degli enti locali. Le cosiddette attività di "arricchimento dell'offerta formativa" richiedono l'allestimento di servizi e l'investimento di risorse economiche; ma esigono altresì la disponibilità di personale docente professionalmente preparato e sensibile sia rispetto alla valorizzazione didattica dei beni artistici e culturali, sia rispetto alla capacità di adeguare i progetti in tale settore alle esigenze formative differenziate dei minori disabili; inoltre, impongono la presenza di insegnanti o figure educative a fianco degli allievi in difficoltà, durante le uscite fuori di scuola. Tutto questo si traduce nella necessità di insegnanti curricolari e di sostegno qualificati, e in numero corrispondente al fabbisogno: una istanza che pare incompatibile con le persistenti allarmistiche voci di tagli alla spesa e agli organici nel settore istruzione.
La fruizione dei beni artistici e culturali per i disabili comporta poi l'attivazione di sinergie e raccordi fra diversi attori istituzionali e non: musei, gallerie, scuola, servizi sociali, ricreativi e assistenziali degli enti locali, strutture sanitarie, associazioni di famiglie, volontariato. Si tratta di una collaborazione auspicabile, nella prospettiva di dare vita a forme di progettazione condivisa e partecipata che garantiscano esiti di lunga durata sul piano amministrativo-organizzativo, come valido supporto alla conoscenza delle potenzialità educative, creative e nello stesso tempo psico-riabilitative dell'esperienza estetica presso il pubblico "speciale".