17 - Déja vu - Salvietti Elisabetta


Deja-Vu - Gianfranco Gerace
Gianfranco Gerace

 

La signora Revoil era perplessa. Il pacchetto che il postino le stava porgendo era una sorpresa e come molte sorprese, le fu sgradita.
-Ci deve essere un errore- disse incerta la signora Revoil.
-Nessun errore, signora.- rispose il postino e se ne andò.
La signora aprì il pacchetto: dentro, come un tesoro, c'era un carillon con una graziosa ballerina sul coperchio. La signora restò a bocca aperta, prese in mano il carillon e girò la chiavetta. La ballerina iniziò a girare e dal carillon uscirono le note del valzer Il bel Danubio blu.
Era impossibile!
Quello era il primo regalo che John le aveva mandato. Era stato ancora prima che si sposassero, quando le faceva ancora la corte. Sapeva esattamente dove lo aveva visto l'ultima vola: nel negozio del signor Revost, dove lei lo aveva venduto.
- Signor Revost, vorrei vedere il carillon bavarese che le ho venduto.-
Il signor Revost la guardò attentamente. No, era troppo agitata, dirle verità sarebbe stato un colpo troppo forte.
- Me lo ricordo- disse. - Aveva una ballerina, vero? L'ho venduto qualche tempo fa.-
- Ricorda a chi?-
- No. Non lo conoscevo. Era un giovane sulla trentina, non ha fatto storie sul prezzo-
Quella notte la signora Revoil dormì un sonno agitato. L'immagine di John vivida nella mente. Lui era sulla trentina quando si erano conosciuti. Era bello e ambizioso. Purtroppo da parte sua non ci fu passione, alla fine però non aveva saputo resistergli. Il patrimonio della sua famiglia si era assottigliato e lei non poteva permettersi di sposarsi per amore. Tanto valeva sposare John. Una settimana dopo le fu consegnato un secondo pacchetto. Nella scatola c'era la spilla di smeraldi che John le aveva regalato il giorno delle nozze. John era stato molto generoso coi suoi regali. Eppure, con l'andar del tempo, lei aveva desiderato avere del denaro per sé. Lui però, non le aveva mai permesso di tenere un conto in banca, le passava solo pochi dollari per piccole spese.
- Preferisco occuparmi di te io stesso- diceva.
Con l'andare del tempo il desiderio di un'indipendenza finanziaria diventò ossessione. John rifiutava persino l'idea che lei si cercasse un lavoro.
- Siamo ricchi, cara- diceva. - Sarebbe ridicolo che tu lavorassi!-
Mancava soltanto l'ultimo regalo che John le aveva fatto prima di morire.
Una mattina, il pacchetto arrivò.
Dentro la scatola c'era un bellissimo portapillole color smeraldo. La signora Revoil presa dal panico lo nascose immediatamente. Poco più tardi ci fu un colpo alla porta.
La signora Revoil corse alla porta e stette lì, presa da un tremito incontrollabile, crollò a terrà. Ancora un colpo. Il cuore le martellava nelle orecchie.
- John- sussurrò - come lo hai saputo?-
C'era John dall'altra parte. Ne era certa, doveva aver scoperto la verità. Sapeva che lei aveva preso il veleno dal portapillole e lo aveva messo nella tazzina di lui.
Sospirò -un lungo sospiro- e morì.
Fuori dei passi si allontanavano. Il signor Revost era deluso, voleva dirle che l'amava, perciò le aveva rimandato indietro tutti gli oggetti nell'ordine in cui lei li aveva venduti! Pazienza. Sarebbe ripassato domani.


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