ART&SOUND NIGHT |
a cura di Olga Gambari |
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YAEL PLAT Gerusalemme
(Israele) 1980
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La
casa al centro come ideale luogo mentale e architettonico, metafora di
un rifugio e di una gabbia, di uno spazio a parte, della propria memoria.
La casa è la forma su cui l’artista israeliana ha ragionato,
ridefinito, modellato negli ultimi due anni. Casa da abitare come un abito
da indossare. Nelle case ci si specchia, quasi fosse un ritratto dell’anima,
ci si chiude per manifestarsi come fuori non si può. Plat parla
del sentire più intimo di ognuno, quello che respira, bene o male,
dentro alle mura domestiche. Le case di Yael sono sculture e installazioni
in legno, garza, cemento, paraffina, cartoni da imballo, plexiglass. Sono
case dipinte, ripiene di cotone, legate con spaghi e corde, ricamate,
chiuse da griglie. Diventano scrigni di parole scritte, fotografie, lampade
accese nel buio, lume per ricordi che non devono sbiadire. Una casa è
rivestita di bende bianche mentre dentro pulsa una luce, il battito di
un cuore che vive, ma anche una ferita da proteggere. In altre ancora
è custodito un contratto d’affitto, una chiave d’ingresso
è sospesa come un enigma, pagine |
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Yael Plat
(particolari) |
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