Rita Canarezza Interventi Metropolitani - Urban Intervention
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"Quando siamo arrivate, facevamo le treccine nella nostra casa… il primo negozio da parrucchiere che abbiamo aperto prima degli alimentari, prima di un luogo dove incontrarci… è stato un negozio di parrucchiere. Questo perchè i nostri capelli sono diversi e non potevano andare nei vostri saloni, non potevamo usare i vostri prodotti. Il cibo qui è buono, potevamo mangiare la pasta e così non era indispensabile aprire un alimentari africano, ma era più indispensabile, per noi, un negozio da parrucchiere. Era sempre pieno, avevamo clienti da Roma, da Venezia. Ora ci sono più negozi e vengono da noi anche ragazze di Torino. Nel mio paese la moda va avanti… noi qui rimaniamo ferme… Io, alcune pettinature che ho su questo giornale, questa per esempio, non so farla…". Da una conversazione con Angela.
È nata nel 1967. MOSTRE PERSONALI. 1999: "Hairdressers", G9 Gallery, Oslo; "Lecture", con Karin Arink, Command N, Tokyo. 1992: "Papierdrachen", Heitmat Museum, Kiel. MOSTRE COLLETTIVE. 1999: "Progetto Oreste", 48a Biennale di Venezia; "Bashaku Project", in collaborazione con Marina Abramovic, Centre for Contemporary Art, Kitakyushu, Kokura (Giappone); "Open studio", Centre for Contemporary Art, Kitakyushu. Interventi speciali. 1999: "For one our of embroidering", Segreteria Istituti Culturali, Repubblica di San Marino. 1996: "Pace" (opera pubblica), Piazzale Calcigni, Repubblica di San Marino. Premi e concorsi. 1998-99: "Grants", Centro d'Arte Contemporanea, Kitakyushu. 1991: "The Tyrone", Guthrie Centre, Dublino. 1989: "Premio Zucchelli", Accademia delle Belle Arti, Bologna.
"When we first got here, we used to braid our hair in our own house… the first hairdresser's we opened even before the grocery, even before we had a place to meet in - yes, the first shop was a hairdresser's . The reason being that our hair is different, and we couldn't go to your hairdresser's, and we couldn't use your products. The food here is good, we could eat the spaghetti, and so it wasn't necessary to open a special food shop for Africans – but a hairdressing saloon was a prime necessity. It was always full, we had customers coming from as far as Rome, Venice. Nowadays there are more shops, but we still get girls from Turin. In my home town fashion goes ahead… here we are stationary… as for me, some of the hair styles that I see in this magazine - this one here, for example – I'm not able to do…". From a conversation with Angela.
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